I COMPLOTTISTI CHE VEDONO SATANA OVUNQUE (di Davide Cavaliere)
Nei tempi tribali in cui ci tocca vivere, dove, dopo il tramonto delle ideologie e dei sistemi di pensiero forti, sono succeduti ampi schieramenti antagonisti, tutti con i loro culti, tifi, slogan, guappi, ras e ducetti vari, anche la cronaca nera gioca la sua parte. Se, dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, in campo progressista trionfa la tesi arcaica di una «colpa collettiva» maschile; in campo tradizionalista si evoca il satanismo, la stregoneria, i crocifissi capovolti, soprattutto in relazione alla sorella della vittima.
Poco importa che, determinati simboli, siano diffusi tra i cultori di musica black metal e death metal, l’anatema contro il satanismo è ormai stato scagliato e ha già trovato i suoi propugnatori. Satana, da quando l’introduzione dell’odioso «green pass» ha preceduto di qualche mese l’apertura della mostra «Inferno» alle Scuderie del Quirinale, si è aggiunto alla schiera dei nemici canonici dei «non-conformi»: Soros, Jacob Rothschild, Bill Gates.
A dire il vero, qualche avvisaglia l’aveva già data Silvana De Mari, l’ultracattolica che, ai microfoni della Zanzara, nell’ormai lontano 2019, sottolineò come ai «piani alti» del satanismo, la sodomia fosse pratica iniziatica. L’ano diventava così il simbolo della sterilità, della negazione della riproduzione, dunque dell’omosessualità. La barba caprina del Diavolo fa sempre capolino nei discorsi dei vari «controinformatori», come ai tempi delle elezioni americane del 2020, di QAnon, del Pizzagate, dei «pedosatanisti» annidati ai vertici del Democratic Party. Il complottismo, come ha ben scritto Pierre-André Taguieff, incanta di nuovo il mondo, se non altro per popolarlo di demoni.
La liquidazione del Diavolo, come recita anche il titolo di un saggio del compianto Benedetto XVI, è un fatto morale e culturale concreto, denunciato, tra gli altri, anche dal grande storico dell’arte e curatore della mostra «Inferno», Jean Clair. Opporsi a tale tendenza attraverso una banalizzazione del «Male radicale», per usare un’espressione più laica, chiamando in causa Satana in presenza di una ragazza dallo stile dark, di una zucca di Halloween, di Harry Potter, è rendere un pessimo servizio a secoli di riflessione filosofico-teologica sulla questione. Perdipiù se, come scrive Fabrice Hadjadj, ebreo convertito al cattolicesimo, prolifico autore e padre (ha dieci figli), nonché raffinato demonologo: «nessuno assomiglia al Nemico più e meglio di un certo tipo di credente». Inutile, dunque, cercare il Diavolo nei segni a lui canonicamente associati.
È comunque sconcertante, e preoccupante, notare quanta gente abbia la stessa concezione dell’esistenza di Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, gli autori del più celebre trattato contro le streghe, il Malleus maleficarum. Pronti a vedere il Diavolo in manifestazioni folkloristiche come Halloween o il Gay Pride, magari simpatizzano per Hamas, un gruppo terroristico che ha decapitato neonati, bruciato bambini in forni domestici e sventrato donne incinte. Atti, questi sì, autenticamente demoniaci.
Meglio diffidare di chi troppo facilmente evoca Satana, o il Male che dir si voglia, magari proponendosi come guida per una riscossa fieramente «tradizionale» o, come più spesso accade, come vittima di cabale misteriose od oscure logge.
A tal proposito, andrebbe ricordato che la Chiesa Cattolica considera l’esorcismo un Ministero di misericordia. Per l’appunto, misericordia. Quella che noi tutti dovremmo avere verso coloro che si fanno abbindolare dalle più astruse teorie.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.