Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ADDIO MICHELA E GRAZIE, CONTINUEREMO A LOTTARE CONTRO LE TUE IDEE (di Matteo Fais)

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“Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose”. (Michela Murgia ad Aldo Cazzullo, dal “Corriere della Sera”)

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Al diavolo i coccodrilli e chi li prepara. Più saggio è essere scaramantici. Se scrivi di un moribondo, finisce che ti ritrovi interrato prima di lui. Meglio andarci cauti e prendere la notizia così, come un pugno nello stomaco, la mazzata di una accabadora in piena faccia, com’è arrivata di punto in bianco, aprendo Facebook e trovandosi il necrologio sulla pagina del “Corriere”.

È terribile! È la fine di un’epoca, del nostro mondo. Senza nemici non si vive. “Il Detonatore” è nato per criticare tutta la feccia come Michela Murgia. “Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi” ha detto lei a quel cazzaro di Cazzullo. È una frase vera, una di quelle che si vorrebbe riuscire a formulare almeno una volta nella vita, perché semplice e profonda, ficcante, da scrittori.

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Sì, nella vita, se si è, lo si diviene soprattutto in contrapposizione a qualcosa o qualcuno. Lei era il peggiore progressismo incarnato. Ogni volta che la ascoltavi sapevi che la verità era certamente il contrario di ciò che sosteneva. Migranti, famiglia, maschi: tutte stronzate. Lei era il paradigma del male e anche noi dobbiamo ringraziarla, proprio perché non possiamo perdonarla.

Un avversario serve e servirà in eterno. Peraltro, diversamente dai comunisti fuori tempo massimo, patetici residuati del ’900, lei era sul pezzo, rappresentava il vero antagonista, non la proiezione sbiadita. La sua rabbia cieca e idiota, ti faceva sentire il senso di una missione: essere tutto ciò che lei ha cercato di negare con la sua intera esistenza.

Grazie, Michela. Rispetto per te. Ci hai creduto e, secondo quei principi, hai vissuto, com’era giusto che fosse. Ognuno muore con la sua fama presso gli amici e l’infamia che ne diranno gli altri. È consolante che tu, alla domanda “La morte non le pare un’ingiustizia?”, abbia replicato: “No. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”.

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Purtroppo, non l’avevi capito ma la morte è invero una terribile ingiustizia. “Chi muore è in balia di chi resta”, dice Sartre. Infatti, sarebbe squallido e odioso dire il peggio di te, adesso che non puoi più difenderti, come sparare a uno nascosti dietro un muretto a secco in campagna. Sia chiaro, l’intento era distruggerti, annichilirti, fare di tutto per contrastare la tua fottuta ideologia perversa, non banchettare sul tuo cadavere. Non lo faremo.

“Non è vero che il mondo è brutto”, hai affermato, “dipende da quale mondo ti fai”. Beh, quello a cui hai contribuito non ci piace e non ci andrà mai bene. Vivremo per cancellarlo, come tu sei esistita per affermarlo. La storia della democrazia darà pur ragione a qualcuno. Nel bene o nel male, comunque, non potrai essere trascurata. Dunque no, non hai vissuto invano. Per onorarti, continueremo a darti battaglia. Del resto, tu non avresti mai voluto la pace eterna.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

 

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