NO ALLA RIVOLUZIONE, SÌ ALLE RIFORME – ECCO PERCHÉ LE PIAZZE FRANCESI CI INSEGNANO LA DEMOCRAZIA (di Matteo Fais)
Bisogna abbandonare il romanticismo idiota e ripartire da un assunto molto più realista: il mondo non è un gran bel posto in cui vivere. Certo, cionondimeno, non vi è altro luogo dove stare, dunque bisogna adattarsi. Metteteci pure che l’umanità è quella che è.
Dunque che fare: arrendersi, cedere al nichilismo? Neanche per sogno! La formula è semplice: non rivoluzionare, ma riformare. Insomma, basta pensare come se si dovesse realizzare il regno di Dio in terra, la palingenesi dell’uomo e idiozie simili. Ciò porta solo a sognare paradisi che non si concretizzeranno mai. Come diceva Marco Aurelio: “Non sperare in una repubblica come quella di Platone, ma ritieniti soddisfatto d’ogni piccolo progresso e rifletti che non è poco l’ottenerlo”.
Poi, si sa, le parole della ragionevolezza non incendiano i cuori. La saggezza è per pochi, l’idiozia per i più. Tutta l’attrattiva del comunismo e dell’estrema Sinistra sta nel vendere una chimera palesemente irrealizzabile, ma a basso costo da sognare. Se vai dagli operai e dici loro “Signori, oggi, abbiamo la trattativa sindacale. Io chiederò un aumento di 5 euro l’ora, anche se presumibilmente riusciremo a spuntare solo 3 euro”, non otterrai mai l’effetto di presentarti sparando cazzate come la fine dello sfruttamento, dei rapporti di forza, e via delirando. Anche se non porterai a casa niente, avrai dato a quelle persone un senso di infinito, esattamente come fa il prete quando ti vende la vita eterna. La rivoluzione è l’oppio dei popoli.
Per questo sono apprezzabili i Francesi che, pur essendo così coglioni da continuare a votare Macron, non lo lasciano vivere in pace. Danno vita a una dialettica, o se preferite a un braccio di ferro, tra il potere del vertice e quello della base. Il punto è semplice, fare un balzo di 5 passi per poi retrocedere di due: si è comunque avanzato.
Se, in Italia, siamo messi molto peggio che Oltralpe è perché noi non facciamo mai niente, non diamo mai dimostrazioni di forza come popolo. Stiamo sul divano a vagheggiare il sovvertimento totale di questo stato di cose. Se, a suo tempo, avessimo portato avanti delle serie manifestazioni di piazza contro il green pass, con una massiccia quantità di italiani, invece che limitarci a 4 gatti, possibile che certe misure così gravi non si sarebbero viste. Ma gli Italiani si dispongono per farsi schiacciare, invece di cercare comunque di salvare il salvabile, di portare a casa un seppur minimo risultato e far capire al Potere che, se vuole continuare a governare, deve comunque dare qualcosa anche a noi.
Niente, pare troppo difficile da comprendere! Meglio perdersi in lisergiche fantasie di vite che non vedremo mai. Anche adesso, tutti che tuonano contro la necessità di ristrutturare le case così da renderle a emissioni zero, o che si indignano per l’utero in affitto. Sì, ok, facciamo qualcosa, dannazione e facciamola ora, non all’ultimo momento.
La gente non ha proprio idea di cosa sia la democrazia. Perciò, sullo Stivale, tutti attendono l’uomo della Provvidenza a cui mettere in mano la propria esistenza. Non funziona così, non sarà mai così. Per Dio, siate realisti!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
La Francia è un paese molto più ricco di noi quindi le proteste hanno un loro senso, si può tagliare da altre parti e mantenere un livello di benessere più che buono. Siamo noi ad essere con le pezze al culo, viviamo perennemente con la coperta corta e un senso di spreco incomprensibile. Poi non siamo mai stati Nazione ma una federazione di comuni, insomma una patetica assemblea di condomini provinciali. Forse Gianfranco Miglio aveva ragione.