“DEL SESSO NON MI IMPORTA, MI INTERESSANO IL BUSINESS E L’ESIBIZIONISMO. IL NUOVO FEMMINISMO, POI, È DA BIGOTTE”: ALISHA GRIFFANTI, LA DIVA DEL TUBO, SI CONFESSA (di Matteo Fais)
Sì potrà pensare quello che si preferisce sulle sue scelte morali – anche se farsi i cazzi propri, in ultimo, è sempre la migliore posizione –, ma di sicuro la ragazza ha una sua intelligenza e arguzia. I modi sono decisamente urbani, mette a proprio agio, è vispa e si nota quanto sia abituata a dare risposte sensate, misurate. La sua voce è aperta, nel senso che non dà adito al sospetto di sottointesi e reticenze, della serie “se vuoi la verità, te la sputo in faccia, non temere, non ho nessuna paura”. Sì, è simpatica, sfacciata senza volgarità e la sua trasparenza non risulta mai rancorosa o aggressiva – del resto, non è femminista.
Sul web, più o meno tutte le piattaforme – quindi, ovviamente, anche OnlyFans –, è già molto famosa tra video, podcast e una relazione con Andrea Diprè – ha dalla sua anche diverse ospitate nei programmi televisivi del pomeriggio. Il suo nome è Alisha Griffanti ed è altrimenti nota come La diva del tubo. Dopo la sua ultima dichiarazione, in cui ha rivelato di non fare praticamente mai sesso, anzi di provare fastidio sia a livello fisico che nei confronti dei liquidi corporei, sarebbe stato impossibile non intervistarla. Alla fine, mi è parso che l’unica grande differenza con le tante altre stia semplicemente nel fatto che lei ha il coraggio di dichiararsi a chiare lettere, senza giocare tutto il tempo a nascondersi.
Scusa, come si diventa una diva? Che caratteristiche bisogna avere?
Sicuramente determinazione, un forte egocentrismo e una certa tendenza a sentrsi superiori. Se una si autoproclama diva, o dea, deve quantomeno percepirsi come tale. Nel mio caso, io mi sono sempre ritenuta a un altro livello rispetto alla massa. Meglio mettere da parte l’umiltà.
Ma in cosa ti senti superiore?
Prima di tutto, a livello intellettuale. Il che non significa che non esistano altre persone intelligenti, però, la massa è ignorante. Ne abbiamo avuto conferma nel mio recente caso, come in tanti altri, di cosa sia il popolo dei social, in cui l’analfabetismo funzionale trionfa.
A tuo avviso, la superiorità intellettuale che ti attribuisci, in che cosa si sostanzia? Quando ne dai mostra?
Sono sul web da tantissimo, dal 2011 per la precisione, e sono sempre stata seguita, perché fin dal principio ho cercato di fornire un punto di vista diverso, logico e intelligente, sul mondo, la società e l’umanità, sempre muovendomi fuori dagli schemi.
Hai dichiarato: “Mi fa schifo il sesso… Partiamo dal presupposto che mi fa schifo il contatto fisico in ogni sua forma, ma soprattutto non sopporto l’emissione di liquidi corporei, anche la saliva e il sudore. Questo cambia se sono innamorata del mio partner, a quel punto non provo più disgusto. Tuttavia tendo a farlo poco, perché mi provoca dolore fisico”. Non voglio discutere rispetto al tuo gusto, o meglio sarebbe dire disgusto. Mi domando semmai cosa ti spinga a esternare un simile aspetto della tua intimità. Cosa speravi di ottenere dicendolo?
In realtà l’ho detto su Tik Tok, in cui parlo di me stessa a 360 gradi. Siccome esiste la funzione per rispondere alle domande poste dai lettori con dei video, ho semplicemente detto la mia a un utente come ho fatto tante altre volte. Tra l’altro, del mio rapporto col sesso ne ho parlato anche in passato su YouTube. Non si tratta assolutamente di una novità. Probabilmente Tik Tok, essendo molto potente, ha reso virale il filmato facendolo arrivare a un numero di visualizzazioni che non potevo certo prevedere, quindi spingendolo ben oltre l’orizzonte dei miei follower che mi seguono da diverso tempo e che già sanno quali sono i miei gusti. Così sono arrivati anche commenti di persone che evidentemente non mi conoscevano, se non forse di nome.
La mia domanda, però, è ancora più radicale: perché spiattellare una questione simile? Perché dire in pubblico che non ti piace il sesso?
Per me è una cosa normalissima, non ci vedo niente di strano. È normale che, se mi viene posta una domanda, io risponda senza alcun filtro. Non mi ero minimamente posta il problema.
Perdonami, ma come si può lavorare nel mondo dell’adult senza amare il sesso in ogni suo sfaccettatura? Non si cade un po’ nel paradosso di un cuoco che detesti intrattenersi a tavola?
Forse è il caso di precisare che io non faccio la pornoattrice, né pratico sesso nei miei video. Semplicemente, espongo il mio corpo e mi rivolgo principalmente a un pubblico di sottomessi, cioè di schiavi. Quindi, in verità, il mio lavoro ha poco a che fare con la copula tradizionale. Se mi piacesse questa, te lo dico, farei la escort per essere pagata – del resto, perché dovrei farlo gratis (ridiamo).
Mi viene in mente un tuo filmato, che si può facilmente reperire online, in cui schiacci le palle di un uomo chiudendo la porta. Non è comunque un video sessuale, per chi lo trova eroticamente stimolante?
Per quel genere di persone sì. Schiacciare le palle di uno, però, non ha niente a che fare col sesso, è più un video comico, dal mio punto di vista.
Insomma, ciò che fai ma non ti tocca minimamente in senso erotico?
Assolutamente! Per me, il mondo dell’adult è semplicemente un business. Nel mio privato non pratico né sesso né BDSM. Anzi, non mi interessa proprio quell’ambito. Però, il genere in questione porta molti soldi ed è per questo che ho iniziato. Che si tratti di dominazione o di girare un documentario sugli animali non fa differenza. È un business e basta, non incide minimamente sulla mia persona. Per tornare al tuo esempio, è come se a un cuoco piacesse, per semplice passione creativa, cucinare, senza che poi, però, ami particolarmente consumare le sue pietanze. Non so se una simile situazione esista, ma potrebbe. Io ricavo particolare piacere nel fare dei video da postare su YouTube, Tik Tok ed Instagram, fino ai siti erotici, ma questo è limitato al narcisismo del mettersi in mostra, senza alcuna componente erotica. Direi semplicemente che mi piaccio e mi vedo bella. Ho sempre amato il mio corpo, la mia immagine, e mi soddisfa esibirli.
I follower, o meglio sarebbe dire la gente del web, sono insorti, di fronte alla tua dichiarazione, anche con commenti decisamente sopra le righe, tra cui i consueti auguri di morte. Cosa pensi che li spinga a reagire così?
Io lavoro da tanti anni sui social e sono perfettamente consapevole che ognuno ha diritto di dire la propria, dal momento che esiste la sezione commenti. Quando si scade nell’insulto gratuito e nell’augurio di morte, però, la faccenda è andata troppo oltre. La semplice esistenza di uno spazio per dare sfogo ai propri pensieri non li giustifica. Non ho idea, poi, di cosa li spinga a fare ciò. Siamo certamente di fronte a delle persone ignoranti e frustrate, animate dal proposito di prendersela con qualcuno, suppongo per sfogare una propria insoddisfazione. Quello che, a ogni modo, mi ha dato più fastidio è il fatto di non essere stata creduta, come se avessi voluto dire una bugia ai miei follower, quando sono sempre stata molto onesta. Non ricorrerei mai a questi sotterfugi per fare visualizzazioni. Certo queste mi interessano, altrimenti non starei sui social, ma solo se le ottengo mostrandomi per quella che sono.
In un tuo podcast, se non ho inteso male, davi a quelli che acquistano i tuoi contenuti su OnlyFans dei morti di seghe. Vorrei capire: ma li disprezzi? Non è un po’ come sputare nel piatto in cui si mangia?
Sì, ma sono una dominatrice. Alla fin fine è questo ciò che cercano da me, il disprezzo. Mi pagano per essere insultati, per dirgli che sono dei morti di figa e di seghe, dei maniaci schifosi. Insomma, da una con il mio ruolo, una simile posizione è accettabile.
Ma perché li disprezzi, invece di limitarti a inscenare un sentimento simile?
Attenzione, li disprezzo ma non li odio. Mi limito a ritenerli degli sfigati. Glielo dico anche nei video: “Ma sei uno sfigato, perché devi comprarti dei video per farti le seghe”. Se lo penso, dunque, non è con cattiveria. È un po’ come dire “Ma guarda tu questi uomini che, invece di cercare qualcosa di più concreto, nella loro vita, vengono su OnlyFans a menarsela.
Come gestisci il rapporto con le persone che acquistano i tuoi contenuti?
Molto spesso non so neppure chi siano questi, né che faccia abbiano. Insomma, il rapporto è abbastanza distaccato.
Non ti è mai capitato di interagire, di avere uno scambio con qualcuno di loro?
Mi è capitato, ma diciamo che è qualcosa che cerco di evitare. Qualcuno l’ho anche conosciuto, ma non è la normalità.
Quindi nessuna video chat, per esempio?
Per un periodo, qualche anno fa, ho fatto un po’ di cam, per curiosità personale. Erano chat incentrate sulla dominazione, senza nudità, più che altro si trattava di insulti e umiliazioni. Niente sesso. Non riuscirei mai, visto che mi fa schifo. Ho smesso, però, perché, per me, è una fatica dover interagire.
Ti definisci un’imprenditrice. Vorrei, pertanto, domandarti in cosa consista la peculiarità di ciò che vendi, nel mercato attuale?
Sicuramente, in Italia, sono una delle pochissime, o quantomeno la più famosa, a praticare questo tipo di dominazione virtuale, quindi se qualcuno si incuriosisce e vuole provare viene sul mio OnlyFans. Anche se lavoro principalmente all’estero, dove i video fetish, femdom e fimdom (la dominazione finanziaria) sono qualcosa di diffusissimo. Infatti, ho iniziato con filmati in inglese e tuttora continuo. È il mio mercato principale, quello da cui viene la Big Money. In America, tutto ciò è assolutamente normale da molti anni. Ho iniziato più di 10 anni fa, quindi anche prima di OnlyFans.
Secondo te, perché ci sono tutti questi uomini con certe particolari necessità?
Bisognerebbe chiederlo a uno psicologo. Certo sono tantissimi a muoversi al di là di una sessualità tradizionale. Io credo che, alla fin fine, queste fantasie di dominazione e sottomissione siano parte della natura umana e che non ci sia niente di male, fintanto che la cosa non diventa un’ossessione o una dipendenza.
In un tuo breve video, affermi di non essere mai scesa in piazza per rivendicare la parità di diritti tra donne e uomini. Hai, poi, aggiunto: “io non divido a metà il conto con gli uomini, casomai divido a metà i loro testicoli”. Quindi, ti ritieni estranea a qualsivoglia forma di femminismo?
Assolutamente! Comprendo benissimo che, forse, in altri tempi, il femminismo possa aver avuto un senso, quando le donne ancora dovevano acquisire dei diritti a livello lavorativo e soprattutto umano. E non dico questo solo per la donna, quanto per l’essere umano in generale: è giusto che i due sessi abbiano gli stessi diritti. Per quel che riguarda il filone attuale, però, mi dissocio totalmente. Spesso le femministe sono proprio quelle contrarie a soluzioni come OnlyFans, perché sostengono che, dopo anni di lotte, ci si stia ancora degradando riducendosi a meri oggetti sessuali. In realtà, è proprio questo il bello: essere un oggetto sessuale per gli uomini fa sì che noi li si possa sfruttare economicamente. A me va benissimo esserlo, se poi posso svuotar loro il portafogli. Ecco, io sono assolutamente contraria a questo tipo di femminismo e a favore della libertà di ognuno.
Come potrai facilmente immaginare, ciò che fai, è considerato da molti come pura decadenza. Come ti difenderesti da questa accusa? Naturalmente, ammesso e non concesso che voglia difenderti e non piuttosto dichiararti felicemente decadente.
Guarda, noi siamo il frutto di una determinata società e la rappresentiamo al massimo. Ma non è tanto una questione di decadenza. Ritengo, più semplicemente, che la società cambi e con essa i suoi valori.
Ma tu ti senti parte di questo processo o una vittima?
Io mi sento superiore, per tornare al principio del nostro discorso, non mi percepisco sicuramente come una vittima.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.