HIERONYMUS BOSCH, IL PROFONDO CONOSCITORE DELL’UMANA IMPERFEZIONE (di Chiara Volpe)
Siamo seri, Hieronymus Bosch non ha inventato proprio nulla. Casomai ha rivelato.
Ci troviamo dentro alle nostre case, sappiamo di avere dei vicini in appartamenti adiacenti, magari dormono o fanno uno spuntino. Tutto fa parte di una banale quotidianità, a cui siamo abituati, totalmente e crudelmente tranquillizzante. Ci soffermiamo sui giri dell’orologio e siamo felici, esausti caschiamo sul divano.
L’immobilità e la ciclicità delle cose, il silenzio che ne scaturisce se ci si concentra su… La si chiama volentieri tristezza, ma è una stabilità violenta che non ci presenta screpolature. Un ventre tenero ove sentirsi al sicuro.
Cos’è che attira e infiamma il desiderio di contemplare quelle tele bizzarre, colme di simbolismi in figure mostruose e misteriose, schifose forme viventi metà uccelli e metà diavoli, allegri mentre corpi nudi si disperano su braci ardenti?
“Bosch non dipinse mai cosa alcuna che trascendesse i limiti del naturale così come poteva scorgerlo intorno a sé”.
Egli spezza l’incantesimo, mostra tale e quale la vera essenza dell’umanità che ci circonda. Scoperchia i palazzi, sveste i letti, smaschera la gente che odia, invidia, spera, fa l’amore, litiga, come il nostro prossimo e così come noi che sbraniamo, dilaniamo, infilziamo notte e giorno, magari senza saperlo.
Sono uomini, donne e bambini che brulicano insieme a pesci, rane, gechi, inciampano in gusci d’uovo e si agitano accanto a creature immonde e mostruose. Siamo noi, come siamo realmente, vizi e follie il suo è un insistere sulla verità. È una visione e se si distoglie lo sguardo, tutto torna all’apparenza.
Ma Bosch non può essere semplicemente un allucinato eretico, forse fu solo più coraggioso e sensibile di altri, si mosse come un estroso giocoliere in equilibrio per creare un sistema complesso dove tradizione, leggenda e credo cristiano potessero sovrapporsi in perfetta armonia.
E in questa funambolica esperienza orgiastica, percorrendo le strade più tortuose, forse sperava che l’uomo potesse giungere infine a se stesso. Fu credente appassionato, ammesso tra i notabili della Confraternita di Nostra Signora, entrò in contatto con gli ambienti culturalmente ed economicamente più elevati, con i circoli eruditi della sua città e riuscì per primo a trasferire ad una élite raffinata certe conoscenze, ovvero l’eleganza dei codici miniati e l’antica tradizione dei bestiari dal “sommerso”, dai margini di una conoscenza popolare e di nicchia.
Mostruosità, diavolerie, un esorbitante repertorio di creature zoomorfe e spaventose, grottesche, la sua ampia erudizione, lo rendono un profondo conoscitore dell’umana imperfezione. Non un esempio necessariamente positivo, ma la strada che ciascuno deve percorrere nella consapevolezza dell’immondo e dell’infernale, dalla creazione all’abuso che ognuno ha fatto del proprio stato originario, sotto lo sguardo di Dio che assiste alla degenerazione.
Un’estetica fatta di enigmi e capricci che prende a modello l’emarginato e asociale con un fine moralistico di accettazione di ciò che pulsa da sempre nella mente umana, verso il risveglio. Nonostante l’onnipresente forza del male, la realtà può essere sopportabile e si può trascenderla coltivando in sè qualche piccola follia.
È aperta al pubblico, fino al 12 marzo 2023, la mostra Bosch e un altro Rinascimento, promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco. Il percorso espositivo presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern (letteralmente “camera delle meraviglie”, o collezione privata).
“L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’altro Rinascimento – non solo italiano e non solo boschiano – negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri”. Da non perdere. Sprofondate, semmai, nell’umano.
Chiara Volpe
L’AUTRICE
Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.