MA CHE C… VOLETE, ENTRARE AGLI UFFIZI COSTA MENO CHE VEDERE I MANESKIN (di Matteo Fais)
C’è un falso mito che circola da troppo tempo, ovvero l’idea che la cultura debba essere gratuita, così da favorire la sua ampia diffusione presso le masse. Questa è una delle più colossali cazzate – non per niente prodotto della Sinistra – che siano mai state pensate e proferite. Al contrario, la cultura non è minimamente valutata proprio perché non viene pagata adeguatamente, dunque la si considera di scarsa importanza.
In Italia, si vorrebbero libri gratis, giornali gratis, musei gratis, biblioteche dove soggiornare senza spendere un euro. Poi, però, stranamente, il Paese – come del resto tutto il mondo –, è pieno di concerti di musica popolare il cui il biglietto più basso va dai 30 ai 50 euro e il più alto può toccare i 200. Caso strano, sono strapieni di gente ammassata peggio dei maiali in un allevamento intensivo.
Nessuno si lamenta per il prezzo di un concerto dei Guns n’ Roses, o di Vasco Rossi. Persino quelle seghe patentate dei Maneskin fanno il tutto esaurito e pretendono di essere pagati anche 100 euro, se non di più. Vorreste forse sostenere che la Primavera del Botticelli, o il Doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca, vale meno dei balletti gender fluid, in calze a rete, di Damiano, o dei capezzoli con scotch, su tette inesistenti, che mostra orgogliosamente Victoria? Ma per cortesia!
Anzi, è chiaro che i ragazzi, se vedranno che ciò che gli fanno studiare a scuola pesa economicamente meno di quel che gli propongono i mass media, penseranno di aver fatto la cosa giusta scegliendo l’ovvio e il dozzinale. Affinché un giovane riconosca il valore di un prodotto culturale, bisogna che lo paghi, così da comprendere che quello ha un lavoro dietro e che questo va retribuito come si deve. Anzi dovrebbe spenderci il più possibile, dissanguarsi, in modo tale da intendere il suo essere inestimabile.
Accanirsi nel cercare di diffondere la cultura usando la strada della gratuità è inutile. Tanto chi non capisce la differenza tra una crosta e un capolavoro è perduto. Simili personaggi esisteranno sempre, purtroppo. L’istruzione di massa, ma anche quella elitaria – forse l’istruzione in generale –, non ha minimamente modificato questa tragica situazione, esattamente come milioni di testi di filosofia morale non hanno mai reso le masse responsabili rispetto alle proprie azioni. Semplicemente, l’umanità è questo schifo: non tutti possono essere sensibili alla bellezza, molti preferiscono dilettarsi nell’ascolto dei Maneskin. Credete che simili affermazioni siano eccessive. Provate, allora ad acquistare 5 copie del Meridiano dedicato a Giorgio Caproni e a regalarle per strada. Il 95% di quegli animali lo rifiuterà e, tra coloro che lo accetteranno, quasi nessuno l’avrà letto dopo un anno.
Una cosa è certa, però, abituare i giovani a pensare che la cultura sia qualcosa di dato e che i luoghi tributati a ospitarla risultino meno cari di una qualsiasi gelateria non aiuterà a dare loro la misura di ciò di cui stanno fruendo. Si può stare certi che nessuno o quasi ricorderà l’ingresso in un museo pagato 5 euro, mentre nella sua mente resterà indelebile il concerto per cui ne ha speso 150.
La gente deve, ma soprattutto vuole pagare quel che, dal suo punto di vista, vale. Ciò per cui il popolo è disposto a sborsare, in termini monetari e non solo, come sacrificio, dal calcio alla libertà, restituisce la misura dei valori di una società. Certo, la nostra, a voler fare i conti della serva – 25 euro per gli Uffizi e 100 per i Maneskin –, è in bancarotta intellettuale.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.