FRANCESCA TOTOLO VITTIMA DEL SUONO SINISTROIDE DEI DIRITTI (di Franco Marino)
L’aggressione digitale subita da Francesca Totolo a colpi di insulti, provocazioni e dossieraggi sulla sua vita privata non mi ha personalmente stupito perchè sia io, che il Gran Mogol Fais, che il pregevole Davide Cavaliere qui su Il Detonatore e altrove, abbiamo più volte scritto che la finta sinistra sta costruendo la trappola mortale nella quale moriranno i diritti civili che essa difende, ossia il doppio standard. Mi rendo conto però che in effetti non ho spiegato perchè la sinistra si sia avviluppata in maniera così palese e illogica nella melma della sepolcrale ipocrisia che la contraddistingue.
La prima cosa da dire, al riguardo, è che il concetto di diritto non è antropologico ma puramente giuridico. Appartiene cioè alle regole che un gruppo umano, sia esso stato, azienda, squadra di calcio o famiglia, intende darsi e che trae tanta più forza quanto più il gruppo umano sia gerarchicamente superiore ad un altro. Se uno dice “è mio diritto picchiare mia moglie”, questa norma è un diritto o meno a seconda della forza da parte di chi lo stabilisce di abbattere gli ostacoli nelle regole di altri gruppi umani. Se quei gruppi umani prevalgono, consacrandosi come gerarchicamente superiori, quella norma viene meno. Il gruppo umano dominante, essendo lo stato la fazione militare più forte di un territorio, stabilisce l’insieme delle regole che ne contraddistinguano la vita di comunità e così, in opposizione ad un uomo che vuole attribuirsi la norma di poter picchiare la propria moglie, incontra la regola del gruppo umano che in forza della propria superiorità, gerarchicamente può prenderlo e sbatterlo in galera se osa fare del male a sua moglie. Da qui deriva che se uno stato è forte a sufficienza da imporsi sui tanti clan – politici e non – che imperversano al suo interno, avremo una solida cultura dei diritti.
Ma cosa succede se un qualsiasi gruppo umano prende il sopravvento sullo stato, condizionandone l’azione? Succede che tutto quello che avremo sarà una cultura dei diritti direttamente figlia del tessuto valoriale di quel gruppo umano e che, dunque, prescinde da quella su cui si dovrebbe fondare uno stato.
Prendiamo a tal proposito la Bindi e confrontiamola con la Totolo.
Quando Berlusconi (copiando Sgarbi) se ne uscì dicendo che la Bindi era più bella che intelligente, dandole in sostanza della cessa cretina, dal momento che offendere una persona sul suo aspetto fisico è una mancanza di rispetto nei suoi confronti, molti giustamente lo criticarono. La motivazione di quella critica nasce da un diritto: quello di non essere umiliati per il proprio aspetto fisico.
Ma cosa accade se ti chiami Francesca Totolo e sei una coraggiosa giornalista che, correndo un quantitativo ENORME di gravissimi rischi per la tua incolumità fisica e giudiziaria, cerchi di spiegare al mondo l’intreccio tra l’immigrazione di massa e l’impero mediatico? E beh succede che gli stessi che teorizzano la fluidità sessuale, il gender, ti danno del “maschio mancato” (e se anche la Totolo fosse un trans? Ma come? Voi non eravate quelli che se uno è trans non è malato?) della cicciona (ma come? Voi non eravate quelli del bodyshaming?), ti augurano “di morire male” (ma come? Voi non eravate quelli che “odiare ti costa”?), negandone dunque la dignità umana di donna. E non c’è Selvaggia Lucarelli che prenda le tue difese. La stessa Lucarelli che fece licenziare una madre di famiglia da scuola perchè mostrò le foto di un gruppo di donne piuttosto in carne, che fa licenziare chiunque venga beccato a dire qualcosa di sbagliato, sugli insulti alla Totolo non si è ancora pronunciata come non si è pronunciata su quelli ricevuti da tutte quelle donne colpevoli di non stare dalla parte giusta. Ma facciamo finta che la Totolo sia troppo fascista per essere difesa. E sulla Meloni? Che in questi anni si è beccata insulti di ogni tipo e non ha visto MAI un singolo blogger cosiddetto “de sinistra” a difenderla? Perchè tutto questo?
La risposta contiene anche il motivo per cui oggi i diritti civili sono in crisi e rischiano di essere cancellati. E cioè che non sono per nulla diritti civili ma diritti politici.
Uno di questi è, per esempio, il diritto di parola, messo a repentaglio da mille ricatti morali (la lotta all’odio, la battaglia contro le fake news, la criminalizzazione del complottismo, le accuse di cospirazionismo) che mi fanno sempre pensare ad una situazione tipo molto frequente, quella dell’elettore radical-chic che quando non riesce a piegare con la propria dialettica l’avversario, puntualmente rispolvera una frase di Umberto Eco il quale una volta disse: “I social hanno dato il potere a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar, dopo un bicchiere di vino senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Inutile spiegare che il “potere che i social avrebbero dato a legioni di imbecilli”, si chiama democrazia, libertà di parola, perché sono concetti che Umberto Eco non può certo aver imparato alla scuola del camerata Eugenio Scalfari poi divenuto antifà dopo il 25 Luglio come peraltro gran parte dei suoi connazionali.
Ma l’aspetto curioso, che molti sembrano non considerare, è che quando al potere vanno le legioni di imbecilli, poi il concetto di imbecillità e di intelligenza si ribalta completamente: e casomai, nella legionaria lista nera degli imbecilli, ci finiscono quelli che prima si sentivano intelligentoni, quelli che sventolano la bandiera di Eco. Oltre al rischio che gli imbecilli, una volta al potere, possano fare leggi liberticide contro gli intelligenti e, davanti alle proteste di questi ultimi, rispondano: “I primi che volevano metterci a tacere eravate voi”. L’universalità dei diritti civili, tra cui il diritto di parola, a questo serve: a far sì che chi si sente intelligente, non venga messo a tacere quando a vincere sono gli imbecilli. E se “un intelligente”, perdipiù antifascista militante, questo banale principio non lo capisce, c’è la concreta ipotesi che non sia così intelligente e che anzi appartenga a quelle legioni di imbecilli cui faceva riferimento Eco.
In quel caso, il diritto di parola che in teoria sarebbe privo di censure, viene limitato da una serie di norme vessatorie tutte di derivazione politica.
E’ come nella barzelletta, che amava raccontare mio nonno, del ragazzo che confessa al padre di essere gay e il padre gli fa “Ma tu sei ricco?” e il figlio “no, papà”, “ma sei in politica?” “no papà”, “ma sei di sinistra?” “no papà”, “e allora figlio mio tu non sei gay ma sei ricchione”.
Casapound, per citare un partito sovranista, è stracolma di gay dichiarati, essendo peraltro un partito che su temi come le unioni civili ha sempre avuto posizioni sorprendenti per chi ha il pregiudizio del “partitofascistadunqueomofobo”. Niente da fare, i miei amici gay di Casapound, per la sinistra sono froci, ricchioni, giraculo, bulicci, garrusi, finocchi che rigettano il propinato arcobalenato secondo cui un gay dovrebbe abbracciare, per osmosi, anche gli altri valori che l’elite finanziaria che oggi sovrintende gli stati e che dunque la cultura di diritto di cui uno stato è portatore, tenta di imporre, ivi compresi quelli omosessualisti. Per la cultura LGBT, scoprire che esistono fior di gay anche presso i VIP – Zeffirelli, Malgioglio, Armani, Luchino Visconti, Dolce e Gabbana, Rupert Everett – contrarissimi alla distruzione dell’idea di famiglia tradizionale e che l’unica cosa che vogliono è scoparsi senza che la cosa prenda un’inclinazione politica – da cui l’orrida subcultura sottesa al concetto di outing – è un trauma terribile perchè riduce la battaglia LGBT a quello che effettivamente è: una pura e semplice strumentalizzazione politica.
Francesca Totolo ha subito un’aggressione che la Boldrini, se la Totolo fosse del PD, non esiterebbe a qualificare come sessista. Se la Totolo fosse di sinistra, avremmo fior di intellettuali spendersi in sua difesa che oggi invece sono puntualmente silenti. Ed è esattamente questo di cui è vittima la Totolo e di cui sono vittime i milioni di cittadini – e ho utilizzato non a caso la parola “cittadini” – che semplicemente oggi si oppongono ad un sistema dominante che ha vaccinato l’Italia da un virus, quello fascista, che si ritiene unico esemplare ma che non è nient’altro che uno dei tanti virus di un ceppo ben più ampio, quello che fa discendere la tutela dei diritti dall’appartenenza politica. Qualcosa che faceva parte proprio della cultura fascista. Che prevedeva benefici per chi aveva la tessera del partito fascista e grossi problemi e boicottaggi per chi non l’aveva, che è esattamente quello che avviene per chi oggi fa parte dell’elite culturale dominante. Antifascista in assenza di fascismo ma che adopera i medesimi stilemi dello squadrismo fascista. E’ in questa società che Francesca Totolo subisce le aggressioni. Non avendo la “tessera” dell’elite, per lei non si applicano gli stilemi che si applicherebbero alla Lucarelli, alla Bindi, alla Annibali e in generale a tutte quelle donne che “pensano bene” e cioè aderiscono osmoticamente a tutte le “verità” di regime su cui si fondano i cardini della dittatura bianca che soffoca questo paese e che non prevede – PER ORA – purghe, sequestri di beni, sparizioni nel buio, olio di ricino, gulag ma semplicemente l’esclusione, di chi non aderisce al pensiero unico, dal godimento di diritti che non sono dunque più diritti civili ma solo diritti politici.
Ma se i diritti sono politici e non giuridici e dunque civili, tutto ciò che avverrà quando la cultura politica che li esprime entrerà in crisi e ne subentrerà un’altra, sarà semplicissimo: tutti coloro che facevano parte della precedente cultura politica, verranno fatti fuori. Cosa che del resto è già avvenuta quando cadde il fascismo e che avverrà quando cadrà questo regime che non è nient’altro che l’altra faccia del vecchio fascismo.
Ed è questo il suono “sinistroide” dei diritti di cui Francesca Totolo è vittima. Una cultura per la quale i diritti sono figli di una collocazione politica e non di effettivi diritti umani.
Una democrazia è tale quando i diritti prescindono dall’appartenenza politica. Se è la politica a delimitare il diritto di fruire di un diritto e di essere tutelati da ogni tentativo di soffocarlo, che differenza c’è col fascismo che tanto criticate?
FRANCO MARINO