Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ANTICRISTƏ – DAL VANGELƏ SECONDƏ MICHELƏ MURGIƏ (di Matteo Fais)

“La lingua di questo libro cerca di corrispondere alla massima pluralità che le è possibile nel momento attuale del suo sviluppo” (Michela Murgia, God Save the Queer, Einaudi).

Certo i Vangeli apocrifi hanno ragione quando scrivono che Dio, volendolo punire, lo mise nelle mani di una donna. Oramai, è anche chiaro chi fosse costei. Era Michela Murgia, la filosofa eterodossa della Bibbia arcobaleno, dello Spirito Santo che affronta la disforia di genere dall’eternità.

A leggere questo suo God Save the Queer (Einaudi), comunque, viene da rivolgersi al cielo e pregare. “Padre Nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno, sia fatta la volontà di Zan contenuta nel omonimo DDL, aiutaci a comprendere la teologia della Murgia e rimetti a noi i 14,50 euro del libro, più le spese di spedizione se non hai Amazon Prime”.

Michela Murgia, God Save the Queer, Einaudi.

Scherzi e bestemmie a parte, questo è il libro più difficile della scrittrice sarda. Tanto valeva leggere la Bibbia in aramaico, se l’alternativa era trovarsi di fronte alla Summa Theologiae della schwa, la Metafisica della Scevà, e il Timore e Tremore del 3 usato come desinenza.

Se siete atei, questo è il saggio giusto per restare tali, o abbracciare il satanismo. Se pensate che i dubbi cagionati dalla teodicea siano terribili per l’umana ragione, aspettate di entrare in contatto con i misteri della fede queerness.

Il primo miracolo, a ogni modo, sarà vostro, se riuscirete a portare a termine la lettura di un testo in cui vi sono demoniache apparizioni di simili frasi: “Come si può essere femministə e persino attivistə quando si ha fede nel Dio in nome del quale si inginocchia un sistema religioso così patriarcale e inflessibile al cambiamento culturale?”. Una sola cosa è certa: se Dio esiste dovrà spiegarci molte cose, a cominciare dal libro in questione.

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Ma al netto di tutto, la Murgia è certo una pensatrice molto colta. Colta e capace di confondere con un sacco di cretinate. A volte, viene pure il dubbio che si tratti di un genio maligno di cartesiana memoria che si diverte a pigliarci per i fondelli. In effetti, del testo si capisce poco o niente e il sospetto è che l’effetto sia voluto – l’uomo medio, quando legge qualcosa di cui non afferra un h, è portato a pensare di essere di fronte a un grande prodotto intellettuale, invece di ammettere che si tratta di una coglionata.

Ma meglio non fare troppo i simpatici. Basti limitarsi a dire che la Michela Nazionale propone un percorso teologico quantomeno originale, mescolando secondo criteri tutti suoi testi sacri e iconografia, occidentale come orientale, a ricordi del paesello nativo. Dalla sua ha che il cristianesimo è una religione talmente antica, con un testo sacro e un tale portato dottrinario, che chiunque può leggervi, forzandolo un po’, tutto quello che gli pare. Se Malena e Martina Smeraldi scrivessero un saggio a sfondo religioso, troverebbero sicuramente qualcuno i cui testi, abilmente manipolati, farebbero sembrare le loro gangbang cosa buona e giusta, loro dovere e fonte di salvezza.

La scrittrice sarda non si spinge a tanto. Si limita semmai, nella prima parte, a dire che questo Dio raffigurato come un maschio bianco, come lo Spirito Santo rappresentato alla stregua di una colomba, sono “un’eredità storica che è doveroso ridiscutere”. Manco a dirlo, si sta parlando di simboli del patriarcato – più o meno come ogni cosa, secondo lei.

Si tratta di pagine che “si pongono come una riflessione su fede e femminismo affrontata da una prospettiva queer, cioè evitando di rapportarsi a Dio con definizioni – padre/madre o maschio/femmina, ma estensibili anche a bianco/nero, giovane/vecchio e altre dicotomie escludenti – che per le persone si stanno rivelando insufficienti o superate”. Insomma, Dio – chiedo scusa anticipatamente – non ha pipino né farfallina, non è europeo o africano, non è un Fratello d’Italia o un piddino – lei non lo dice, ma si può stare certi che un Dio politicamente corretto è almeno di Centrosinistra, porco diavolo! Che dire, proprio una grande scoperta che l’Essere Perfettissimo trova solo una rappresentazione massimamente imperfetta la quale, per di più, muta di società in società, che non ha barba e non è padre se non in un vago senso metaforico.

God Save the Queer, al netto di tutto, è un libro da leggere assolutamente per la diabolica idiozia che lo pervade. E se è vero che il demonio sta nei particolari, questo testo può essere esorcizzato solo a suon di grasse risate. Basti considerare passi quali “Mi è dispiaciuto che i miei genitori non abbiano aspettato raggiungessi l’età della ragione per istruirmi alla fede, perché in fondo penso che il battesimo neonatale, prescindendo dal consenso, sia una specie particolare di violenza su minore” – non basta condannare i preti pedofili, bisogna prendere anche questi disgraziati che gettano acqua santa sui bambini!

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Ma, forse, la cuspide di tutto sono alcune righe che farebbero venire le vertigini persino al povero Kierkegaard, innamorato di Abramo, campione della fede, disposto anche a sacrificare il figlio Isacco in nome del suo amore incondizionato per Dio: “la persona credente non è un soggetto illogico che subisce l’esperienza di fede sul piano emozionale o istintivo, ma qualcunə in grado di spiegare le proprie motivazioni spirituali e che anzi deve ritenersi sempre prontə a farlo. Del resto, se quella cristiana non fosse una fede di cui si può rendere ragione, cosa la distinguerebbe dal complotto di QAnon, dai rettilian3 o da3 terrapiattist3, che sarebbero capac3 di negare la sfericità terrestre persino se Cristoforetti in persona l3 portasse tutt3 in orbita a constatarla?”. Ma come? E che fine ha fatto il credo quia absurdum? Se si può spiegare, è matematica, non fede. Qui la cosa meno folle sono le desinenze, di fronte a cui resta un solo dilemma: chiamare il prete o lo psichiatra.

Ed è tutto così: un’eresia talmente sciocca da non meritare neppure il rogo, ma solo il sorriso. L’unico che potrebbe prenderla sul serio è Papa Francesco, praticamente l’omologo al maschile della Murgia, colui che ha trasformato Cristo in una barzelletta da pubblicare su Twitter con l’hastag #mifacciodiDio.

Il dubbio che resta – meno ozioso, comunque, di quanto scritto nel testo – è quello sul demonio. Lui conosce una rappresentazione adeguata? Ogni tanto lo si vede pure dipinto, contemporaneamente, con tette e pene. Chiaro, anche lui è queer!

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’ANTICRISTƏ – DAL VANGELƏ SECONDƏ MICHELƏ MURGIƏ (di Matteo Fais)

  1. Ma i roghi sono vietati? Sicuri-sicuri-sicuri? Non si potrebbe fare un eccezione per una bella porchettata sarda ? 😎

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