VA’ DOVE TI PORTA L’OPPORTUNISMO: ORA, LA TAMARO È CONTRO L’INTERA VICENDA PANDEMICA (di Clara Carluccio)
Il caso Tamaro ha inizio nel febbraio di quest’anno. E non è chiuso.
Il green pass era un incubo già consolidato da quattro mesi. I più elementari diritti della vita umana erano stati sciolti nell’acido. Eravamo diventati scarti sociali riversati in periferia. Nessun ingresso consentito. Non si poteva lavorare, non si poteva studiare, senza quel lasciapassare. Verde; non più colore di vita ma tirannia, vernice tossica. Un lampeggiante stradale che segnava il divario tra l’esistenza come uomini o roditori da avvelenare.
È solo allora che si ode per la prima volta la flebile voce di Susanna Tamaro: “Signor Draghi, il mio green pass è scaduto da tre giorni e non posso entrare nella mia baita preferita. Non sarebbe giusto toglierlo?”. Questo, il nucleo del pensiero della scrittrice che adesso, cambiato il Governo, come molti altri, vuole salvarsi dall’ondata d’odio ancora serpeggiante tra i vessati.
Non un rapido articolo sul “Corriere della Sera”, questa volta ha scritto un intero libro di lagne postume: Tornare umani (Solferino Libri).
Un diario della pandemia equilibrato e diplomatico, a tratti melenso, tiepidamente indignato. Una cosa su tutte balza all’occhio, Susy è sempre in ritardo.
Solo oggi fa caso alla costante natura ansiogena dei telegiornali, immergendo i lettori nel meraviglioso mondo della medicina cinese antica, insegnandoci come le emozioni negative gravino sulla nostra salute fisica: “Il corpo si ammala quando, prima, si è ammalata l’anima”. Che dolci e risapute parole di soffocante banalità! Peccato non le abbia tirate fuori nel 2020, quando i media ci asfissiavano con la loro tecnica del terrore.
È molto attenta ai vocaboli, infatti non nasconde la sua antipatia per l’inglesissimo lockdown: “abominevole termine che da qui in poi sostituirò con il termine italiano «confinamento»”. Noi, invece, aborriamo quest’ultimo concetto, un pò generico, con un più realistico “prigionia”. Come insegnano Hannah Arendt e Primo Levi, il gergo viene sempre rivisitato per omettere la tragicità degli eventi e per acquietare le coscienze.
“Inutile dire che non sono affatto contro la medicina e i farmaci”: inutile è stato, da parte nostra, ripetere fino allo sfiancamento che nemmeno noi siamo mai stati contro la medicina, ma contro il regime e la nuova normalità che puzzava di orwelliano fin dall’inizio.
Menziona il fondamentale precetto del divide et impera – illudendo il lettore di essere una tipa astuta, che conosce i giochetti del controllo e non si lascia incantare da essi – per poi recitare, a sua volta, il codice penale del nuovo fanta reato d’assembramento e del famigerato liberti tutti: “nell’agosto del 2020 la solitamente quasi deserta Orvieto è stata percorsa da una folla degna della riviera romagnola. Così, in autunno, con la seconda ondata, da noi i contagi sono saliti”. I lockdown erano terminati, cosa voleva, che la gente proseguisse la carcerazione volontariamente? Eppure, qualche pagina prima, si commuove per i “poveri abitanti di Wuhan rinchiusi nei grattacieli della città”.
Un giorno, però, le toccano una cara amica e si accorge della perfidia che la pandemia e tutti i suoi portavoce più prezzolati avevano legittimato a manifestarsi senza pietà: “«Crepa, vecchia!» si è sentita gridare da una finestra una mia amica ultraottuagenaria e ipovedente che probabilmente era uscita di sera”. Cara Susanna del nostro cuore, anche questo lo sapevamo già, fin dai primi giorni di segregazione, quando una mamma è stata presa a secchiate d’acqua per aver portato il figlio autistico a fare una passeggiata. Stessa sorte per una ragazza lavata con acqua e candeggina. Perché non ne scrivesti sul giornale allora?
C’erano i fifoni del vaccino, derisi da tutti i pluri perforati perché credevano alle fake news sugli effetti avversi: “Ho firmato dei fogli che non sapevo cosa fossero e mi hanno comunicato che, dato che l’AstraZeneca era stata già sospesa per via dei casi di trombosi verificatisi dopo la sua somministrazione, avrei fatto il Johnson&Johnson”. Menomale che tutelare la propria incolumità era roba da complottisti.
Queste e molte altre ovvietà nel romanzo confessione di colei che, più di tutti, ascolta il cuore ma tace l’evidenza.
Un solo colpo di scena, la conversione della Tamaro alla religione di Greta Thunberg: “Il fatto che la Terra non sia in alcun modo sottoposta a reali e serie norme di tutela, […] è la ragione principale della prossima estinzione. Quella del genere umano.” Ora che ha finalmente compreso la truffa Covid, vediamo se arriva a capire anche quella ambientale.
Meglio tardi che mai è la filosofia consolatoria a cui si pensa quando, ormai, non si può più fare niente o, nel nostro caso, è già stato tentato il tutto per tutto da parte di chi non ha mai avuto paura di parlare o mandare al diavolo questa infamia. Si deve reagire quando è il momento, non solo quando si sente aria di giustizia.
Clara Carluccio