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“AVERE TUTTO”, SALVO LA CAPACITÀ DI SCRIVERE: L’ULTIMO LIBRO DI MARCO MISSIROLI (di Clara Carluccio)

Copia-incolla non è solo una funzione di word, ma un vero e proprio stile comunicativo. Il genio di Marco Missiroli rivoluziona il cosmo letterario liberando la stella (de)cadente del firmamento narrativo con Avere tutto (Einaudi): storia di Sandro, pubblicitario e amante del gioco d’azzardo, che fa esperienza della malattia del padre. 

Inedita la sequela di vocaboli replicanti: “Gli sfiora il volto con il volto”, “Il suo processo di scomparsa e il mio processo di scomparsa”, “gli metto un braccio sotto al braccio”, “il volto portato via che si portava via”, “il silenzio più del silenzio”. Si sa, il silenzio non va spiegato ma sentitoSilence must be heard, cantavano gli Enigma. Il prossimo libro lo venderà direttamente con le pagine più bianche del bianco, per farci sentire ancora meglio.

Marco Missiroli, Avere tutto, Einaudi.

Le rinvigorenti ripetizioni, il silenzioso silenzio degli innocenti, la scrittura interattiva che stimola a cercare sinonimi da suggerire all’autore, orientata nello spazio e nel tempo come un paziente sotto ipnosi regressiva: “Imbocco la circonvallazione […] lascio la circonvallazione”. 

Missiroli destruttura la morte dalla sua grossolana drammaticità metaforizzando il personaggio, preda di un malore, con un volatile da cortile che smette di ruspare:  “Non ricordo su quale ramo si era appollaiato il pomeriggio dell’infarto”. Un’appassionante radiocronaca, senza radio né passione, essenziale insomma, quando il babbo perde il controllo del proprio corpo e Sandro va a soccorrerlo: “un tonfo dalla sua camera. Corro. È aggrappato alla tenda. In piedi su una gamba, l’altra è ritratta. Si divincola, prova a raddrizzarsi, la tenda si stacca e lui crolla. Mi chino a raccoglierlo. Si dibatte a terra, uno scarafaggio sulla schiena”. Da pollo a bacarozzo, la vera storia della metamorfosi di Kafka

Prosegue: “afferra la seconda tenda e fa leva per tirarsi su. I ganci cedono. – Cazzo fai, – e lo abbranco, tento di sollevarlo. Mi rifiuta. Lo riagguanto e lo reggo, si scuote, lo trascino verso il letto. Gli appoggio metà culo sul materasso, mi scosta le mani, mi colpisce il braccio, mi scosta, mi colpisce”. Praticamente, tutto il calcio minuto per minuto.

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Insuperabile nella descrizione delle partite di poker. Lo scopriamo grande conoscitore di anatomia, con una minuziosità che farebbe invidia ad un Vergine ascendente Vergine, tipico precisino all’ennesima potenza: “Le falangi piú flesse, precise, la prensilità che aumenta. La mobilità delle pupille. Il controllo del sistema cardiocircolatorio sul medio e lungo periodo”. Un vero lupo di Wall Street che maneggia la grana: “Un tempo la mia conduttanza cutanea aumentava entro dieci secondi: la velina di sudore sui polpastrelli, l’inspessimento della pelle”. Qualche termine tronfio ogni tanto dimostrando di padroneggiare la lingua oltre che clonare vocaboli. Con Missiroli niente viene lasciato al caso. Dostoevskij, quando scrisse Il giocatore, non aveva capito niente. 

Avendo già riversato tutto il suo erotismo nel precedente romanzo, Fedeltà – convertito, poi, in un successone Netflix -, si approccia all’argomento senza preamboli né preliminari, risparmiando tempo: “La scopo forte, le stringo il collo. – Ehi, – mi dice quando abbiamo finito. – Devo tornare a casa”. Meglio che la scopi piano, a questo punto, se deve darci la stessa trepidazione di una sosta al distributore di benzina. In alternativa, c’è pur sempre la pompa senza piombo da stringere.

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Fondamentale per l’immaginario sessuale del protagonista l’incontro con Patrizia, detta Patrizia-doccia-lunga. Impercettibile la  somiglianza con il titolo Giovannona Coscialunga, film di Sergio Martino. Nell’opera di Missiroli, la milfona si fa sgamare dal giovane Sandro mentre si insapona sotto il getto d’acqua, con il costume ad altezza ombelico, nell’estate del 1998. Definitivo il padre che tiene a bada le pulsioni del ragazzo come farebbe con una tredicenne da tutelare da gravidanze indesiderate: “fai il bravo”. A differenza del film con Edwige Fenech, Patriziona non verrà disonorata con onore, ma nemmeno Sandro. Niente sesso, solo noia e tanto imbarazzo.

Un bipolarismo mai così artistico e pregiato: un pò Paganini non ripete, con i suoi argomenti a rapido esaurimento, un pò Pappagallo coda lunga con i personalissimi vocaboli gemelli, Marco Missiroli è il volto e la tastiera della letteratura italiana. Il pubblico, però, è molto vasto. Non è da escludere che qualcuno preferisca, più che copia-incolla, premere canc e poi svuota cestino.

Clara Carluccio 

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