CHI È CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA È UN CRIMINALE (di Matteo Fais)
Che pezzi di merda! Davvero, altro che andare a votare. A sparare, cazzo, bisognerebbe andare a prenderli e sparargli, non fosse che gli italiani sono più stronzi di loro.
Qui il piano è chiaro. Borghese, Briatore, Al Bano. L’ordine è stato dato e la canea ha cominciato a ringhiare con la bava alla bocca. Stanno preparando la strada per l’abolizione anche di quella indecorosa elemosina di Stato che è il Reddito di Cittadinanza. Renzi, il bomba, ha puntato il suo rilancio su quest’idea. La Meloni e quell’altra cornacchia di Destra – di cui non scrivo il nome per non sporcare il file di Word – al seguito. Poi, c’è Salvini, il bimbominkia, il Fedez mancato, con i suoi selfie da menomato mentale mentre fa merenda con la crostata.
Vogliono schiavi, solo schiavi. I negri che hanno importato, evidentemente, non bastano per sfamare un mercato che è sempre più simile a una piantagione del sud degli Stati Uniti, nel ’700. Vorrebbero estendere la condizione dei disperati che raccolgono pomodori ai nove decimi della popolazione. Davvero non ci devono essere più distinzioni di sesso, razza, e religione, quando si parla di portare il giogo – ecco il loro antirazzismo.
Ma la vera tragedia, il pensiero che fa esplodere le tempie, sono gli italiani, questo popolo di impiegatucci convinti di avere un vero lavoro, quando per la maggior parte detengono unicamente un posto di reddito. Sono tutti lì che, o se ne fottono, o sperano sia abolito perché “quello del piano di sotto, vive con il Reddito, bello così, e io a lavorare per 800 euro”. Li si sente ovunque. Miserabili!
Purtroppo, in questo dannato Paese, la vera ingiustizia viene considerata la sopravvivenza e bisogna sempre contarsi i panini che si mettono a tavola perché il vicino, se ne vede uno in più, già si rode dall’invidia e ti augura tutto il male possibile. Sì, in Italia, si tollera ogni abominio, tranne la lamentela di chi ha fame. Se non si arriva al 21, ci sarà sempre quello che ti ricorderà che, “eh, ma, a inizio mese, ti sei comprato un pacchetto di sigarette”.
La miseria noi la portiamo nel cuore, il nostro sangue è acqua sporca da risciacquo dei piatti e crediamo di nettare lo schifo col panno lurido della cucina. Abituati al poco, ci contiamo guardinghi i chicchi di riso. L’altruismo è un lusso che non sogniamo neppure di concederci.
Il Reddito è stato certamente mal concepito e tanti ne hanno approfittato, col concorso di chi siede dentro i grigi uffici della burocrazia, ma è indubbio che abbia dato un minimo di respiro, seppur a pochissima gente. Oggi, che si parla di Reddito Universale, bisognerebbe estenderlo. Il welfare, anche se nessuno ci pensa, è importante. È posto a garanzia anche di chi sta bene – se il tuo inquilino non ha i soldi, non ti paga l’affitto che ti deve, tanto per fare un esempio.
Per quei pochi che ne beneficiano, pensare a toglierlo è davvero da criminali. Tanto vale a quel punto fare come suggerisce Jonathan Swift, nel suo provocatorio Una modesta proposta, e mangiarseli i poveri. Il fatto è che, ne sono certo, se qualche politico avanzasse il suggerimento in televisione, ci sarebbe chi, seduto sulla sua poltrona Frau, a casa, penserebbe, “Beh, non è un’idea del tutto balzana”. Cristo, che schifo!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.