È POSSIBILE LA RIVOLUZIONE NELL’EPOCA DELLA VIRTUALITÀ? (di Matteo Fais)
Qualunque uomo sano di mente – quindi, essenzialmente, anti-progressista – sa bene che questo mondo, così com’è, non potrà andare se non di male in peggio. L’umanità si riprodurrà in provetta con agghiacciante precisione eugenetica. I sessi, molto probabilmente, non esisteranno più, se non in forma fluida e mutevole – non è da escludere che, un giorno, ci si sveglierà prendendo una pillola la quale, a seconda dell’umore, ci permetterà di mutarci in maschi o femmine. Qualcosa come un microchip sottopelle è, nell’immediato futuro, più che un incubo complottista, una possibilità concreta. Il credito sociale, stile cinese, già esiste – vedasi il green pass. E, dulcis in fundo, il regime tecnico-scientifico-sanitario non lascia scampo controllando ogni tappa della nostra miserabile esistenza con un’invasività davvero insopportabile, come se avessimo una flebo perennemente conficcata in vena e una sonda a rimestare nel nostro stomaco.
Le cose sono due, a questo punto: o si reagisce, o si soccombe. Naturalmente, l’opposizione su base democratica è un’ingenuità da infanti al primo giorno di scuola. Potete scendere in piazza – e dovete farlo –, ma difficilmente ciò muterà i destini generali del mondo e dei poteri transnazionali che lo governano.
Sorge spontanea a tal proposito l’annosa domanda leniniana: che fare? Il vecchio terrorismo ha fatto il suo tempo. È molto romantico, conferisce un indiscutibile fascino a chi lo esercita e probabilmente procura in modo agile, pertanto, qualche scopata con le signore della medio-alta borghesia.
Ma, in un universo tecnologico quale il nostro, pensare di fare qualcosa di più che una sceneggiata da serie televisiva, girando con un passamontagna e una pistola, sarebbe da fessi. È il palazzo che va preso di mira, e non sto parlando del Parlamento, o dell’ufficio del Sindaco, bensì della struttura tecnico-informatica che tutto controlla.
In tal senso, per venire al dunque, venti hacker ben preparati e determinati potrebbero far virtualmente saltare più teste di 5000 mila persone armate. Pensate un attacco contro i siti di e-commerce, spegnere una centrale nucleare, far crollare la rete internet, dichiarare guerra agli (anti)social network.
Il numero di possibili azioni da intraprendere sarebbe infinito. Presumibilmente, insomma, il tempo delle piazze è finito e la mera violenza, almeno che non sia di massa – cosa praticamente impossibile –, è poco produttiva. Se una lotta vi sarà, a questo punto, si muoverà in questo oscuro spazio in cui tutti siamo e nessuno c’è realmente, tra acquisti, pensierini della domenica, foto delle vacanze e siti a luci rosse.
Non aspettatevi marce su Roma o una presa del Palazzo d’Inverno. Il ’900 è finito. La Rivoluzione, se verrà e quando verrà, sarà un po’ come conoscere una ragazza oggi: prima ci parli su Tinder, poi rompi la bolla virtuale e la incontri nella realtà.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Ogni giorno che passa è più ributtante in questo paese guidato da un governo votato da nessuno in cui Brunetta Di Maio Draghi e altre imbarazzanti caricature trovano un motivo di vita grazie a un popolo di inetti appagati dalla normalità nonostante sbavino davanti ai device firmati “think different”. Come negli anni 70 o con i cyber attack ma qualcosa deve succedere pet carità!
L’uomo si è allontanato dal Creatore. A questo punto o chiediamo il Suo intervento o saremo nelle mani diaboliche di certi individui che si credono onnipotenti soltanto perché hanno immani ricchezze.