ADOLESCENCE, INCEL, REDPILL E ALTRE STUPIDAGGINI (di Matteo Fais)

La scena più realistica della serie Netflix che sta spopolando da settimane, Adolescence, è quella in cui il poliziotto di colore viene reso edotto dal figlio in merito a tutta questa cultura – o meglio sottocultura – fatta di cuoricini dai più disparati colori – i quali hanno ognuno un proprio significato –, strambe teorie tipo quella dell’80-20 – l’ottanta percento delle donne va con il venti percento degli uomini – e via delirando. Lo strutturatissimo rappresentante delle forze dell’ordine – should we call him chad? – entra, insomma, in contatto con la cosiddetta redpill e il mondo sotterraneo degli incel – sì, lo sappiamo, tranquilli: incel e redpillato non sono categorie coincidenti, al limite tangenti.
Ma perché la scena risulta verosimile? Perché fondamentalmente il suo sgomento è la reazione più diffusa che si manifesta, in qualsiasi civile consesso, quando si citano i termini precedentemente elencati. Chi vive nel mondo reale, oltre l’orizzonte dello schermo del proprio computer e della sua cameretta, non immagina che ci siano gruppi umani sparsi per il mondo, prevalentemente costituiti da maschi, che speculano su una presunta esclusione della maggior parte del genere maschile dal mercato relazionale.

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Se vi è capitato di fare l’esperimento, ovvero presentare tale visione del mondo a una serata con amici, sarà successo anche a voi di notare che gli altri vi guardavano come foste stati i rappresentanti invasati di qualche nuova ed esotica religione. Non che avessero tutti i torti. Per questi ragazzi, come per i giovani protagonisti di Adolescence, la redpill è una specie di culto fatto di dogmi e formule magiche, di padri nostri e ave maria. Provate per curiosità a vedere cosa scrivono nei loro gruppi ogni weekend. Il post tipico inizia, ogni volta, con “Anche oggi sarà sabato sera…”.
Davvero, chi non è già addentro faticherà a capire che accidenti voglia dire questo linguaggio da bimbiminkia fatto di espressioni quali Chad, Tommy, Stacy, Silvia, ipergamia, ipogamia e quella incomprensibile passione per le craniometrie lombrosiane. Nel mondo normale, reale, quotidiano, semplicemente, conosci una ragazza, sia dal vivo che su internet, e ci provi. A seconda di quanto tu sia bello, ricco o socialmente in vista – ai suoi occhi, quantomeno –, le tue possibilità di successo salgono o scemano. E, fin qui, ciò è più o meno chiaro a chiunque abbia raggiunto l’ultimo anno di scuole medie, a meno che non sia un completo idiota. Per saperlo, loro indicano tutto ciò con la triade LMS, che sta per Look-Money-Status.
Impossibile addentrarsi, in un singolo articolo, entro tutto il gergo di questo mondo e di quello incel che si ritrova online nei vari forum – ci vorrebbero pagine e pagine, e ne uscireste ubriachi di minchiate. Eppure, oramai, è chiaro che il fenomeno non può più essere scansato con una semplice risata perché, come dimostra la serie e l’esistenza di tutte queste realtà online, ha un suo peso sociale.

Ora, la redpill e tutto il resto di ciò che le ruota intorno, di per sé, potrebbero non essere neppure del tutto negative, se intese come studio delle dinamiche relazionali. Io per primo ho ospitato, sul nostro magazine, un articolo, niente meno che di Il Redpillatore, intitolato Il privilegio dello stupro – un testo certo controverso, ma per niente sciocco o meramente provocatorio. Similmente, ci sono personaggi del web, come ad esempio il Dottor Orion Taraban, che spesso è stato associato alla redpill e da cui lui non ha mai mancato di prendere le distanze, che suggeriscono spunti di riflessione sui rapporti di coppia tutt’altro che superficiali.
Il problema di tale filone di pensiero è che, nel 90 percento dei casi, si risolve da parte dei più in mero odio misogino e aperta rivolta maschilista contro la libertà femminile. Tutti avranno visto i commenti sotto la notizia dell’uccisione di Sara Campanella (allego lo screenshot, oramai arcinoto).

Il fatto è che qualcosa di simile e altrettanto tossico viene pubblicato ogni giorno in tutti i gruppi vertenti sull’argomento. Vi riporto, per pura curiosità, un pensiero postato da un utente, peraltro ampiamente condiviso dalla comunità: “Ennesima dimostrazione che le np” – np sta per “non persone”, così definiscono i redpillati, e non scherzosamente, le donne – “non devono poter decidere il proprio partner, ci vuole una figura maschile che agisca per il loro bene e che non sia coinvolta sessualmente con lei (padre, fratello maggiore). E ovviamente nessuna possibilità di divorzio, così la stronza sa già in partenza che non può inventarsi giravolte”.

Sorvolando sull’uso della lingua e dei segni di interpunzione che ho fedelmente replicato, appare chiaro che qualcosa tra le nuove generazioni sia andato irrimediabilmente storto. Qui non si tratta di mera critica agli eccessi del nuovo femminismo, ma casomai di un suo rovesciamento altrettanto perverso, volto come questo al predominio di un genere sull’altro e al rifiuto della parità. Come la femminista vorrebbe punire il desiderio maschile e i suoi molteplici orientamenti, come la preferenza accordata, ovviamente, alle più giovani e belle; allo stesso modo il nuovo misogino vuole la donna in catene per tenerne a bada una presunta volubilità che, poi, in ultimo, è solo un modo spregiativo per indicarne la libertà.
Il punto è capire che, per quanto strano possa sembrare, questa gente esiste e prospera impunemente all’ombra del web. Che poi possano divenire pericolosi come il protagonista della serie, questo è ancora da capire. Certo, non vorreste affidare vostra figlia nelle mani di un insegnate o un medico che scrive e pensa certe cose – e nessuno può veramente sapere chi siano molti di loro, visto che si nascondono dietro profili fake. Sappiamo bene tutti come sia difficile che certe idee non abbiano una ricaduta a livello sociale – ricordo di aver letto più di una volta, in tali gruppi, l’invito esplicito all’omissione di soccorso, in caso si trovasse una donna riversa a terra, per strada.

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Insomma, se è vero che il patriarcato non esiste più e le femministe sono paranoiche, è altresì palese che qualcosa di oscuro cova a livello sotterraneo. Per fortuna, da noi, diversamente che in America, procurarsi un’arma non è esattamente la cosa più semplice, altrimenti la possibilità di vedere qualcosa come ciò che avvenne alla Columbine High School tanti anni fa sarebbe più probabile di quanto si creda.
Il grande merito della serie sta, comunque, nell’introdurre anche il genitore comune a un mondo che il cinquantenne medio neppure immagina possa esistere, fatto di gente che pretende relazioni affettive e sessuali come un diritto sociale, e parla apertamente oramai di controllo del femminile su base politica e, come dicono loro, pedagogica. Se fossi padre di una ragazza, onestamente, non dormirei sonni tranquilli.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
sono costretto a ricordarti che 80/20 non è una stramba teoria, semmai è espressa in modo strambo e superficiale, narrata da schifo, ma è scienza https://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_Pareto – non è un dogma ma è un principio matematico con dei fondamenti. Se ne può discutere, non affossarlo solo per dare spessore a un articoletto
Il vero problema di certa “Redpill”, ciò che la rende tossica -innanzitutto per la sanità mentale dei suoi sostenitori- è il mito della cosiddetta “validazione”.
Agli occhi di questi poveretti, il valore sessuale di un individuo (inteso come il suo valore sul “mercato sessuale”; la sua attitudine, cioè, a trovare un partner) coinciderebbe con il suo valore di uomo tout cuor.
Seguendo questo ragionamento, dovremmo concludere che Giacomo Leopardi sarebbe valso meno di Fabrizio Corona o Cesare Pavese dei fratelli Bianchi.
Si tratta, e palesemente, di idiozia.
Per un certo periodo, in passato, mi misi a frequentare un forum redpill.
Un giorno, tentando di far ragionare uno di questi ragazzi, gli dissi, con intento che -ai miei occhi- era chiaramente provocatorio se, a suo dire, la Cappella Sistina fosse “coping”, che nella loro libera interpretazione del vocabolo significherebbe un surrogato del sesso cui ricorrono gli sfigati privi di “validazione”.
Quello, senza scomporsi di un millimetro, rispose “Si, è coping”.
Era chiaro come l’ossessione avesse ormai deformato a tal punto la sua percezione del mondo da renderla totalmente avulsa dalla realtà.
Se un quindicenne pensasse che la fica sia tutto nella vita, potremmo anche capirlo, se però a pensarlo fosse un 30enne, allora avremmo un bel problema.
Problema che, ovviamente, non sarebbe quello di non riuscire a trovare una donna.
E così, questi poveretti finiscono per imputare ogni insoddisfazione della loro vita alla mancanza di quella “validazione” che solo una donna conferirebbe.
Ovviamente, se per un caso del destino uno di loro dovesse trovarne una, si accorgerebbe suo che i suoi veri problemi erano altri e che la fica, per quanto piacevole, non li ha cancellati. Anzi, verosimilmente, ne procurerebbe di nuovi!
Devo dire che è un vero peccato, perché nella cultura redpill, soprattutto per quanto riguarda il rifiuto delle follie uguali e contrarie che ormai ci propina ogni giorno il femminismo, ci sarebbe -come dici- anche del buono.
Purtroppo, tutto viene compromesso da quintali di odio e disagio mentale generati, in ultima analisi, proprio dal mito della validazione.
La vita non si identifica con le relazioni e non è certo necessario averne una per valere qualcosa.
Per comprenderlo, basterebbe pensare al fatto che contiamo gli anni dalla nascita di un tale che, notoriamente, restò celibe per tutta la propria esistenza.