I WANNABE PUTIN (di Matteo Fais)

Una rappresentazione pietosa! Un uomo che si presenta fermo e con un’idea molto chiara: noi siamo quelli aggrediti, Putin è un assassino che vuole la nostra testa. Dall’altra due mezze seghe che giocano alla parte dei falsi negoziatori, del genere che “io non sto né con l’uno né con l’altro, io voglio solo la pace”. Una posizione ridicola. Partecipare alla Storia significa schierarsi, scegliere da che parte stare a rischio anche di sbagliare.
Con queste uscite, Trump potrà prendere per il culo l’allocco medio sovranista, non le persone per bene e dotate ancora di un minimo senso di giustizia. Con gli usurpatori e i violenti si può anche cercare di venire a patti, data la loro forza – ammesso che, poi, questi li rispettino –, ma non è ammissibile che le vittime passino per carnefici. Questo mai.

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Detto ciò, sarebbe anche da considerare questo: i violenti vanno fermati, non assecondati. Zelensky non ha tutti i torti: Putin ha necessità di subire una bella lezione, di capire che deve stare al suo posto, altrimenti le possibilità che torni all’attacco sono decisamente alte. Esattamente come ha ragione nel chiedere delle forze di sicurezza che facciano da deterrente contro l’eventualità che quel pazzo possa ripetere l’attacco.

Naturalmente, da quel pagliaccio di Trump non è giunta alcuna garanzia. Al Presidente ucraino che lo incalzava in tal senso, Ciuffo Ribelle ha risposto facendo l’arrogante – supportato servilmente da quel fantoccio di JD Vance, a reggergli la scena.
Il problema vero qui, come ben sappiamo, è che se Putin è palese che sia il villain della situazione, Trump e il suo scagnozzo sono persino più pericolosi perché meno trasparenti. Sul loro conto si può solo interpretare, per così dire.

Tutti quei riferimenti agli ottimi rapporti con lo zar di Russia non fanno certo ben sperare. È, peraltro, molto facile che The Donald, in ultimo, si identifichi nel suo omologo d’oltreoceano, addirittura che lo invidi, essendo che quest’ultimo non ha da dover rispettare alcuna formula democratica nel portare avanti i suoi piani. Se Trump agisce celermente, ma incontrando la pubblica disapprovazione, l’uomo dagli occhi di ghiaccio, quando sente mormorare contro, semplicemente fa ficcare una pallottola in testa a chi critica e la chiude lì.
Difficile pensare che una posizione di potere simile non solletichi la vanità trumpiana, dato lo sprezzo quotidianamente manifestato verso la normale conflittualità dialettica dell’agone politico. Con una personalità così instabile, che prima dà del dittatore a Zelensky, poi, quando gli viene chiesto conto della sua affermazione, durante un’intervista, si rimangia tutto – addirittura non sa come gli possa essere sfuggita una simile espressione –, per chiamarlo infine a rapporto nello Studio Ovale e mettere in scena quell’aggressione in piena regola, non sarebbe assurdo ipotizzare che sia soggiogato dal fascino di uno ancora più carismatico e potente di sé. Se con l’ucraino fa il bullo, si può star certi che alla corte di Putin abbasserebbe prontamente la cresta.

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Del resto, Donald Duck è tutto sommato un maschio debole, uno che a quasi ottant’anni ancora non accetta l’invecchiamento e si tinge i capelli come un povero coglione. Al suo fianco, poi, ha uno che difende la famiglia tradizionale e i valori della mascolinità, mentre si presenta in pubblico truccato come una ragazzina delle scuole medio inferiori. Che gente simile possa nutrire stima per uno che, invece, è realmente potente e non ha bisogno di alzare i toni per sentirsi un duro, non è una supposizione del tutto peregrina.
Sta di fatto che, adesso, il mondo è nelle mani di questo squilibrato molto in là negli anni, vittima di un tracollo cognitivo che, a paragone, Sleepy Joe stava messo bene. Dall’altra parte, c’è Putin. Si salvi chi può!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
Nulla di nuovo. Dal primo giorno ho sostenuto che gli USA avrebbero abbandonato l Ucraina a se stessa.
Fa parte della loro politica, il loro unico interesse è vendere le armi per far arricchire l industria della difesa.
Vietnam, Afganistan, Corea, si ripete sempre lo stesso ed identico iter. Il giorno prima millantano falsi valori democratici e giustizia, il giorno dopo si alzano e se ne vanno lasciando i loro sostenitori in mezzo ai talebani.
Questa volta l’unico vantaggio che intravedo è che forse l UE potrà apprendere la lezione e sganciarsi da “mamma usa” per diventare realmente adulta.