STANNO VAGAMENTE ESAGERANDO (di Matteo Fais)

Ci sono fenomeni i quali, di per sé, potrebbero anche essere positivi, si potrebbe dire come spauracchio per limitare gli eccessi altrui. Un po’ come capitò con le grandi catene che, in illo tempore, apparvero fondamentali per calmierare i prezzi di tutto il piccolo commercio al dettaglio – la bottega di quartiere, per intenderci. Come ben sappiamo, in ultimo, tali soggetti commerciali hanno portato alla lenta ma inesorabile scomparsa di tutto il settore, con il risultato che, oggi, questi fanno il bello e il cattivo tempo come meglio credono, essendo le uniche realtà rimaste.

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Trump, in tal senso, potrebbe essere inquadrato allo stesso modo: al wokism serviva una bella scossa, dopo anni di follie. Qualcuno, insomma, doveva far capire loro che stavano superando ogni limite. Il problema è che Trump e il suo amichetto Elon Musk non sono pedine di cui potersi servire a proprio piacimento per arginare gli avversari, perché è nella loro natura di trascendere.

The Donald, oramai, a poche settimane dall’insediamento, sembra sempre più simile al suo avversario, Kim Jong-un, da lui definito “Little Rocket Man”, una sorta di dittatore dello Stato libero di Bananas che al mattino si sveglia e fa un po’ come cavolo gli pare, seguendo l’ispirazione del momento.
Come oramai è chiaro anche a molta gente certo non tacciabile di simpatie comuniste, il baldo Presidente statunitense interpreta la democrazia, più che come mandato del popolo, quale investitura divina. Lì dove questa richiede di solito, con somma frustrazione delle masse, lunghi archi temporali per l’attuazione di certe misure, tra discussioni infinite e concreta realizzazione di certe istanze, lui procede, per così dire, straight to the point come una macchina da guerra.

Il motivo per cui ciò non viene considerato ammissibile, da chi si ritiene sinceramente democratico, è che un governante, almeno da questa parte di mondo, ha da mediare, da promettere qualcosa che non realizzerà mai nella sua completezza. Ciò perché egli va al Governo non solo in rappresentanza di un porzione del popolo, per quanto maggioritaria, ma dell’interezza di questo, dunque ha il dovere etico di non scontentare completamente nessuno. Tutto ciò vale ancora di più in un Paese concretamente diviso in due sul piano ideologico: non si può governare, con il sessanta percento, come se si avesse il novantanove.
Oramai, persino i giornalisti del “New York Times” non riescono a stare dietro a tutti i suoi provvedimenti e imbastire una seria discussione in merito, perché questi si susseguono con l’implacabilità dei proiettili sparati dalla mitraglia. Democrazia è anche ciò: discussione costante, dibattito. In essa, non si rimette tutto nelle mani di un uomo della Provvidenza. Quella è dittatura, totalitarismo.
Un discorso a parte merita il compagno di merende Elon Musk, personaggio che palesemente risulta affetto da compulsione per l’acquisto, alla stregua del vecchio che si gioca tutta la pensione al SuperEnalotto. Anche nel suo caso – e non è certo per fare i socialisti del Nuovo Millennio che lo si dice –, bisogna riconoscere che non è normale la volontà di questo giovane uomo, dall’inquietantissimo sorriso autistico, di volersi comprare qualsiasi realtà di successo al mondo per renderla parte del suo impero. È di poche ore fa la proposta di acquisto di OpenAi, per 97,4 miliardi di dollari.

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Comprenderete tutti che c’è un limite – o che uno andrebbe posto – a un soggetto che svolge un incarico governativo ed è già fra gli uomini più ricchi al mondo – se non il più ricco, come sostengono alcuni, per quanto ciò non sia chiaro. Uno in tale posizione non può controllare troppi strumenti di informazione, come X (ex Twitter) e magari pure un settore in via di sviluppo come quello dell’Intelligenza artificiale.
Conosco già l’obiezione: ma quelli di Sinistra non facevano di meglio, anche loro controllavano ed esercitavano la propaganda. Tutto giusto, per carità, ma giova ripetere fino alla raucedine un concetto fondamentale: non si corregge una stortura con un’altra. Ergo, va da sé, la follia progressista non deve condurci alla dittatura della Nuova Destra.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
Più vado avanti e più mi rendo conto che il potere ha una grande percentuale di probabilità di attirare squilibrati mentali.
Detto questo si fa fatica a seguire Trump perché spara tante di quelle promesse Irrealistiche che non ho capito bene se ci è o ci fa pensiamo alle ultime esternazioni sul resort a Gaza o sull Ucraina.
La differenza tra lui e i woke è proprio questa, che i repubblicani americani non sono pericolosi proprio perché sono infantili e pacchiani, mentre la proposta del woke era estremamente e capillarmente strutturata nella società… Qui parliamo di bambini troppo cresciuti che giocano a fare il presidente e lo scienziato pazzo.
Se gli Americani ( e non solo loro) si andassero a leggere, o rileggere, “Theory of the Leisure Class” di Thorstein Veblen troverebbero risposta a tutto cio’ e anche le ragioni del perche’ trovarsi uno come Trump come Presidente.