L’UOVO DI TRUMP (di Matteo Fais)

In America, per chi non lo sapesse, sta succedendo il finimondo per una questione di uova. Il sostanzioso cibo, come tutti sanno, è il pilastro nutritivo dell’alimentazione a stelle e strisce – più o meno come la pasta in Italia e le patate in Germania. Ogni americano che si rispetti mangia uova ogni mattina, l’avrete sicuramente visto in milioni di film, per quanto l’idea di buttare giù uova strapazzate e bacon, prima di recarsi a lavoro, vi abbia lasciato disgustati, oltre a cagionarvi una gastrite immediata.
A quanto pare, il prodotto in questione, durante l’era Biden, avrebbe conosciuto un incremento di prezzo spaventoso. Alcuni giornali italiani parlano di un pacco a quattro o sette dollari, ma quelli americani sostengono che nei centri urbani si arrivi a nove-dieci – ho chiesto personalmente a un mio amico, uno scrittore americano, il quale mi conferma queste ultime cifre e aggiunge “what they don’t tell you is the price of everything else also went through the ceiling” (“quello che non ti dicono è che tutti i prezzi sono saliti alle stelle”).

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Non è un caso che delle famose uova abbia parlato e riparlato The Donald durante tutta la sua campagna elettorale, praticamente a ogni comizio. La famosa inflazione di cui tanto si è discusso, e che aveva creato il malcontento intorno all’amministrazione Biden, era ben esemplificata dall’aumento del prezzo del cartone contenente i preziosi articoli oramai da gioielleria.

Pensate che, in Pennsylvania, addirittura, si è assistito al furto di un carico contenente 100,000 uova, per un valore, al momento, di 40.000 dollari. Cose da pazzi, o forse da americani, ma pare che data anche l’epidemia di aviaria che sta decimando le galline, la situazione sia talmente fuori controllo da motivare simili gesti, addirittura appropriarsi in modo illecito di beni di prima necessità.
Insomma su queste benedette uova, molto più che sulle fantasiose ipotesi in merito a spostare i palestinesi per evitare futuri conflitti, si gioca il futuro del Presidente fresco di nomina. I commentatori democratici lo sbertucciano sostenendo che avesse promesso, già dal primo giorno, di risolvere la questione ma, a quanto pare, avrebbe cominciato a fare qualsiasi cosa salvo occuparsi della colazione dei suoi connazionali.

Certo, poi, le questioni sul tavolo sono tante, come ad esempio quella sui dazi. Binyamin Appelbaum, del “New York Times” (https://www.youtube.com/watch?v=aa-R4n6Flj4&t=2s), vede nella prassi trumpiana un atteggiamento da piccolo bullo che spera di intimorire i competitori economici dell’America, non comprendendo che l’economia non può che essere basata su un vasto numero di scambi tra i vari paesi – a suo avviso, non ci sarebbe niente di sbagliato nell’importare una grande quantità di merci. Tra l’altro, sempre secondo questo, il nuovo Presidente agirebbe in modo tattico, ma senza una strategia a lungo termine, non intendendo che la migliore politica è farsi amici gli altri Stati in luogo di tenerli buoni con manifestazioni muscolari. Al contempo, continua il giornalista specializzato in ambito economico, tutta la manfrina sulle tariffe sarebbe poco più di una messa in scena: Trump saprebbe benissimo che queste metterebbero a dura prova le tasche dei consumatori finali e userebbe lo spauracchio solo per ottenere ciò che vuole dagli altri stati – come, per esempio, la militarizzazione del confine da parte del Messico.

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Naturalmente, è difficile, se non pressoché impossibile stabilire se la visione di The Donald potrà realmente portare a dei risultati positivi – ci vorranno decenni, poi, per comprendere se, eventuali benefici immediati, non produrranno danni sul lungo termine.
Al momento, e per questo servirà almeno un anno, forse metà nella migliore delle ipotesi, la cartina di tornasole di questo mandato sarà il prezzo delle uova al dettaglio. Se Trump riuscirà a riportarle a una cifra ragionevole, per i Democratici sarà la fine. Il contrasto al wokism e tutto il resto delle trovate sbandierate il primo giorno, a paragone, sono barzellette. Resta da vedere se l’uovo di Colombo diventerà magicamente quello di Donald.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
Trump sta giocando di Tattica evidentemente. Lungi da me nel credere nei Salvatori della patria. Però c è da dire che la precedente Amministrazione usa è stata un disastro per l America e non solo.
Faccio il tifo per lui, per ragioni puramente egoistiche, una buona economia in USA può trainare quella del resto del mondo.