HOUELLEBECQ RIBADISCE: “STO CON ISRAELE” (di Matteo Fais)
I più grandi scrittori sono tutti di Destra, o meglio ascrivibili a una visione a questa assimilabile, per dirla con Raboni, e oggi più che mai sono anche vicini alla lotta del popolo israeliano contro quei criminali scatenati di Hamas.
L’ha confermato Michel Houellebecq, uno dei pochi a non dovere la propria carriera all’affiliazione mafiosa alla Sinistra occidentale, ospite all’anteprima del Festival Radici, in Torino. “Dal 7 ottobre non ho mai smesso di sostenere Israele, anche se mi rendo conto che la situazione è molto dolorosa per tutti. Non capisco però l’antisemitismo contemporaneo: mi sembra il socialismo degli imbecilli. Ci sono movimenti di estrema sinistra che prendono posizioni nette come non mai. I miei compagni di liceo trotzkisti non avrebbero appoggiato Hamas, dunque siamo peggiorati. Ciò che mi è chiaro è che se Israele smettesse di combattere scomparirebbe”.
Non certo parole tenere, ma comunque quanto mai azzeccate. Più si va avanti, più le declinazioni del socialismo – che, in questo caso, sono sia di Sinistra che di Destra – rivelano l’imbecillità insita in tale idea sociale, la passione per i presunti diseredati che, con i soldi ricevuti per rimediare alla loro atavica inedia, costruiscono tunnel e comprano bombe, tenendo il popolo alla fame. Giustamente, l’autore rivendica la necessità dello Stato israeliano di mantenersi in vita contro chi lo attacca e ne auspica la distruzione – tutt’altro che un popolo inerte vittima di presunto sadismo –; e non manca di far riflettere su come quello che sta emergendo sia vero e proprio odio antisemita, non certo una semplice posizione critica rispetto alla reazione avuta – basterebbe leggere su Facebook come siano tornate di moda tutte le tesi sul complotto ebraico contro l’Occidente.
Proprio perché superiore ad appartenenze di partito, lo scrittore francese non ha lesinato critiche anche a un certo complottismo di stampo conservatore, specie riguardo all’immigrazione, asserendo: “I partiti di destra non descrivono bene la situazione attuale. Non credo a un complotto islamista in Francia, ma a un caos etnico con scontri per esempio tra marocchini e ceceni. Ci sono nuovi immigrati da Paesi più lontani di quelli africani che stanno complicando lo scenario. È una situazione interessante, nel mio libro per esempio parlo di alcuni scontri interni ai musulmani. Non stupisce poi che in Inghilterra la scorsa estate ci siano state delle rivolte contro gli immigrati. Del resto gli inglesi si sono ribellati a Hitler”.
Houellebecq ha ben compreso l’attrito sociale venutosi a creare, al netto della narrazione buonista, così come l’incompatibilità tra la società aperta e il retaggio culturale che l’immigrazione porta con sé, in un mondo già fortunatamente secolarizzato che, si sperava, avesse superato certe assurde posizioni religiose deliranti – un mondo orientato verso la tolleranza e la convivenza. Evidentemente, come lui stesso nota, ricordando il caso inglese, è giunto il momento di rilanciare la lotta contro il nuovo fanatismo di importazione.
Ma trattandosi dell’autore di Estensione del dominio della lotta e Le particelle elementari, la sua riflessione non poteva non prendere una piega esistenziale sul destino dell’Occidente: “La difficoltà di vivere è dovuta al fatto che forse ci chiediamo troppo, si cerca sempre qualcosa di meglio e non sempre è possibile averlo. Così sorgono delle frustrazioni. Un rallentamento generale non sarebbe male”.
Quello che stupisce positivamente è trovare un Houllebecq propositivo, che dalla semplice pars destruens è passato alla pars construens, a un’apertura alla speranza. Una soluzione, sembra dire, esiste e sta nell’invertire il malsano corso delle cose, nello scegliere una via alternativa a quella consumistica da cui sovente anche i suoi personaggi sono stati presi in trappola. Magari, così, scontenterà il fronte nichilista dei suoi seguaci, ma fa piacere sapere che, oramai, non è più così aprioristicamente contro il mondo e contro la vita.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)
La sinistra odierna è paragonabile alla donna di 40 anni che stanca del marito e dei figli cerca avventure erotiche estreme con degli sconosciuti.
Secondo Marx l’immigrazione era negativa perché consentiva di abbassare il costo del lavoro a discapito dei lavoratori e a vantaggio dei capitalisti.
La sinistra avendo fallito il progetto comunista che si è dimostrato fallimentare è ripiegata sui “diritti” scegliendo di volta in volta improbabili testimonial (Chiara Ferragni/Fedez) o in generale tutti gli “artisti” che in realtà sono dei privilegiati con stipendi da 4000 euro al mese.
Ovviamente una sinistra del genere non ha alcuna priorità a portare avanti la lotta di classe da cui trarrebbe discapito, e quindi si è spostata sul difendere gli stessi che se potessero la distruggerebbe in 5 minuti.
Ricordo ancora la manifestazione in USA “queer for Palestine”. Persone che manifestano per difendere una società secondo la quale non dovrebbero neanche esistere. Questo è il wokismo.