ALTRO CHE DETRAZIONI: MENO FIGLI, MENO SCHIAVI; MENO MOGLI, MENO SALASSI (di Matteo Fais)
Questa ossessione dei conservatori per la natalità è roba da toccarsi i coglioni. Fa anche passare la voglia di fottere. “Non lo faccio per amor mio, ma per dare un figlio alla Patria”. Col cavolo!
Con la scusa di Dio o della Nazione hanno indotto le masse ad assumersi un onere che, palesemente, in pochissimi sono in grado di portare avanti. Pensateci: quante donne avete conosciuto in grado di far crescere un bambino in modo sano? Naturalmente il discorso vale anche a parti invertite, per i maschi. Per lo più, la maggior parte utilizza i figli per trovare riscatto dal proprio fallimento professionale ed esistenziale. Meglio che uno, se ha aspirazioni o velleità che siano, si impegni in prima persona per ottenere ciò che cerca, senza coinvolgere dei poveri innocenti.
I figli si fanno solo se uno crede nella vita a ogni costo, se pensa che sia comunque meglio generare, fosse pure a una mignotta o un drogato. Altrimenti, si può stare serenamente in pace da soli. Tanto più che la possibilità che vostro figlio realizzi in vita le sue aspirazioni sono praticamente prossime allo zero assoluto. Nella migliore delle ipotesi, tra quelle più comuni, porterà a casa uno stipendio decente, si dissanguerà di rate per farsi vedere in giro con un suv da 40 mila euro, e si godrà un’esistenza di quieta disperazione, tra frustrazione sessuale e morale. E, se non ho sentito male, uno su tre si piglierà pure un cancro. Ammetterete che il quadro non è dei più rosei.
Ergo, il Governo Meloni può introdurre tutte le detrazioni che vuole – che, poi, si possono bene immaginare questi cento euro all’anno – che chi se ne frega. Peraltro, inutile che questi rompipalle dei reazionari la menino con il fatto che “nei bei tempi andati le donne facevano figli anche se c’era povertà”. Oggi, bisogna essere referenziati anche per fare la badante o il cameriere – c’è pure la scuola, LA SCUOLA PER SERVIRE AI TAVOLI! Un tempo si andava in bottega e si imparava. A 10 anni, c’era gente che già lavorava. Oggi, tutti sono costretti, con la scusa dell’istruzione obbligatoria, a essere legati a una sedia dai 6 ai 18 anni, per di più senza che la cultura generale degli italiani abbia conosciuto un considerevole incremento.
Ma davvero ci tenete tanto a dare al mondo l’ennesimo individuo che non potrà fare altro che lasciarsi sfruttare? Tra parentesi, è inevitabile che debba fare quella fine. Il proprietario del ristorante sta chiuso nel suo regno, dodici ore, esattamente come il dipendente. Più ne mettete in circolo di individui simili, più la concorrenza si farà spietata anche per le briciole.
Non dimenticate un’altra cosa importante: oggi, sia lodato il cielo, le relazioni stabili, piaccia o meno, non esistono più. Le persone sono volubili e la possibilità di uscire dalla fine di un matrimonio con le pezze al culo è altissima. Aggiungete a tutto ciò che voi non siete Totti e Ilary che, al massimo, bisticciano per la collezione dei Rolex. Nessuno dei due si ritroverà mai a dormire in macchina, voi sì. Il matrimonio e i figli possono rivelarsi una corda intorno al collo di un poveraccio. Per cosa, poi, perché fin da bambini vi hanno messo in testa che senza una famiglia non siete nessuno? E, allora, avete ben pensato di sposarvi una che è quanto di più lontano possa esserci dalla donna dei vostri sogni, così da generare due pargoli che, magari, dopo i vostri sforzi, vi considerano pure un patetico stronzo? Ma chi ve lo fa fare?!
Anche qualora il vostro sogno fosse quello di lottare contro un sistema ingiusto – in molti, a parole, sui social, dicono così –, sappiate che un figlio è il modo migliore per cedere alle forze più grandi di voi. Un uomo senza legami è l’unico a poter mettere in conto di sacrificare la propria esistenza per un ideale. Uno dotato di prole è il primo a dover cedere al realismo più bieco e piegare la testa. Del resto, se avete tanto a cuore la palingenesi dell’umanità, si può ben sperare che possiate rinunciare a questa parte dell’umano esistere per uno scopo più alto.
Da qualunque parte la giriate, il rischio è troppo elevato. Naturalmente, questo non è un invito a spararsi in testa. Fate tutto ciò che è in vostro potere per vivere al meglio. Cercatevi un’amica – più di una sarebbe meglio, perché tanto queste, come arrivano e mettono radici, così se ne vanno senza preavviso dalla sera alla mattina –, un lavoro il più vicino possibile a ciò che amate, e cercate di non restarci fregati. Lasciate che la Meloni, o il PD, facciano tutti i proclami che preferiscono: tanto loro, poi, passano e i figli restano.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
D’accordo su tutto, eccetto che sul consiglio di cercarsi un’amica.
Le “amiche” sono quanto di più nefasto ci sia per la salute mentale di un uomo, avendo oltretutto la biasimevole tendenza a diventare “più che amiche” con ulteriori, devastanti ricadute su vita, libertà e proprietà del malcapitato.
Ergo, cari penemuniti, meglio starsene da soli; ciò che hanno di interessante le suddette (ed è assai poco…) si può agevolmente reperire altrove.