VOGLIO UNA VITA COME ALAIN DELON IN “LA PRIMA NOTTE DI QUIETE” (di Matteo Fais)
C’era quella canzone che diceva “Marlon Brando è sempre lui”, ma pure Alain Delon non è certo da meno. In un mondo di Damiano e metrosessuali vari, lui era l’ultimo maschio d’Occidente, il ritratto perfetto della testosteronicità più raffinata: ciuffo impeccabile e ballerino, Gauloises e sguardo magnetico, una struttura fisica definita e dotata della grazia che le consente di nascondersi quando necessario, una naturale malinconia negli occhi che gli altri potevano solo recitare.
Se ne va il divo che tutti rammentano, pur senza essere più sulla bocca di tutti, quello che sa stare ai confini pur essendo al centro della scena. Ognuno lo ricorda come meglio preferisce, anche perché forse non esiste un Delon, ma ce ne sono uno, nessuno e centomila, come i personaggi che ha incarnato, ben rappresentando il concetto secondo cui l’uomo è ciò che decide di portare sotto la luce dei riflettori, senza poter fuggire dal suo personaggio.
A noi, per esempio, piace di richiamarlo alla memoria nel ruolo di Daniele Dominici, in La prima notte di quiete di Valerio Zurlini: il supplente di Letteratura Italiana, in un liceo classico di una Rimini così lontana dalla dimensione estiva, praticamente crepuscolare, dai toni freddi, mesta e abbandonata, percorsa da figure spettrali che sorridono amareggiate. L’immagine di lui che cammina solitario sul molo, con lo sguardo basso e quell’eterna sigaretta, è iconica: la bellezza della malinconia.
Non si può pensare nessun altro in quella parte del nichilista romantico, che non crede più in niente e, forse proprio per tal motivo, si butta sull’amore con la disperazione di chi non ha più nulla da perdere. Da giocatore ludopatico – termine allora sconosciuto – qual è nella pellicola, che finisce ogni sera, con un bicchiere davanti, a giocarsi i pochi soldi che ha a un tavolo di sbandati, in Daniele abita la cognizione emotiva che, in ultimo, non resta se non di puntare tutto sull’impossibile.
Nel suo caso questo è rappresentato da Vanina Abati, l’incantevole Sonia Petrovna, distante e sublime come una divinità nevrotica e indispettita, tristemente rassegnata alla sua condizione di comodità sentimentale per un piccolo boss di provincia.
Il professore e la sua allieva condividono il cancro dell’apatia, una stanchezza esistenziale profonda e radicata che li consuma da dentro, la distanza siderale dalla gioia e la leggerezza. Pertanto il loro incontro appare esattamente, come nelle migliori produzioni su celluloide, come un destino che, naturalmente, non può che essere beffardo, cioè non condurre da nessuna parte, se non a uno schianto.
L’estremo tentativo di vivere, al di là degli spoiler, non può che risolversi nella morte, in un lieto fine che inesorabilmente si muta in un auspicio impossibile da realizzare. L’amore esiste ma, proprio quando sta per vincere, soccombe. È l’irrealizzabile, il tragico par excellence.
Cosa resta, in ultimo, della straziante contesa tra Eros e Thanatos? La prima notte di quiete, quella dopo il trapasso, la notte senza sogni, in cui le tenebre non sono più lacerate dalla speranza, dal desiderio e da una fiducia tormentata. Delon presta la sua figura a tutte le maschere di queste emozioni e persino quando si rivolge alla sua concupita, (“Ma non ti ho cercata per passare una serata divertente, queste cose non mi interessano affatto. Ma lo sconforto che hai dentro… la tua malinconia senza rimedio, non riesco a sopportarla”), come abbiamo fatto un po’ tutti, rigirandoci in bocca banalità ritrite da cui non esiste via di fuga… Beh, lui risulta dannatamente credibile.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).