PEGGIO DELLE OLIMPIADI SOLO LE RIFLESSIONI DELLA TAMARO SUL LORO CATTIVO GUSTO (di Matteo Fais)
Progressisti e reazionari sono due facce della stessa mestissima medaglia. L’indignazione è la loro principale occupazione. Non ambiscono ad altro che a trovare ogni giorno nuovi nemici e manifestazioni di odio rivolte al proprio rispettivo indirizzo. Da una parte tutti omofobi, dall’altra tutti pederasti pronti a mutare i bambini in gay perversi.
Tutto ciò si è ben visto con la questione delle Olimpiadi francesi e il fastidio cagionato dalla cerimonia di inaugurazione. Magari non sarà stata niente di eccezionale, ma questi chierichetti, con il tempo da perdere tipico dei pensionati, sono andati su tutte le furie gridando subito alla blasfemia. Facendo la solita colossale figura di merda, tipica degli ignoranti che sono – spiace, ma su questo i progressisti non hanno tutti i torti -, hanno pure visto una rappresentazione parodistica di L’ultima cena, quando il riferimento iconografico era a un quadro del 1600 di Jan Harmensz van Bijlert, raffigurante un banchetto degli dei.
A questo imbarazzante coro di lettori di Vannacci, si è ovviamente aggiunta, una volta fiutato l’andamento del vento, la scrittrice Susanna Tamaro. Lei interviene sempre, come per la questione vaccino durante il periodo pandemico, a bocce ferme, quando i giochi sono belli che fatti e oramai schierarsi è utile come cercare di unirsi ai battaglioni partigiani italiani nel 1950.
La si ritrova, dunque, a commentare sulle pagine del “Corriere”, con piglio da vecchia zia, contro banalità, blasfemia e pusillanimità. Ed eccola dire che un tempo la cultura francese era una cosa seria, c’erano i Rimbaud, i Baudelaire, i Proust. In realtà c’erano solo postmortem, a dire tutta la verità. Come tutti i finti sapienti, o meglio quelli provvisti di una cultura da manuale scolastico, se non da Bignami, confondono chi è passato alla storia con chi avrebbe segnato questa già quando era in vita.
Ma, a parte giocarsi malamente la carta dell’avvalorare il discorso successivo sbandierando il proprio essere un’intellettuale, nel suo pezzo la Tamaro non fa altro che riprendere il motivetto del “non c’è più religione, signora mia”. Che scandalo, uomini truccati da donne, fluidità sessuale. E vai con una bella strizzatina d’occhio contro il politicamente corretto, visto che oggi tira tanto in determinati ambienti social.
Attenzione, non che faccia male a prendersela contro certe manifestazioni dello spirito del tempo. Il suo problema è appartenere alla schiera delle persone che, pur non avendo torto, non hanno dalla propria neppure la ragione. Il suo generico discorso contro l’inclusività eretta a religione universale, contro la fine nella fede in valori forti, eticamente condivisi, dice tutto e niente, è la notte in cui tutte le vacche sono nere.
La Tamaro, fuor di dubbio, rientra a pieno titolo nella categoria dei tiepidi stigmatizzati da San Paolo. Per intenderci, non i ragionevoli e gli equilibrati, ma proprio coloro che anche quando attaccano è sempre senza mai sbilanciarsi, fare nomi, o mettersi in gioco fino in fondo – le manca il coraggio pasoliniano del “io so, ma non ho le prove”. Il suo articolo gira intorno, parla a mezza voce, non fuori dai denti, la butta sulla banalità dei credenti che potrebbero sentirsi offesi, della secolarizzazione che comporterebbe la fine dell’etica – quando, in verità, questa diviene semplicemente, appunto, secolarizzata e intersoggettiva, senza tirare in ballo, come fa lei, assoluti quali “il bene e il male”.
La donna in questione è così: strizza moderatamente l’occhio al complottismo sui poteri forti che vorrebbero trasformarci tutti in omosessuali e a questo moralismo democristiano di ritorno mascherato da scorrettezza. Il suo pensiero è ideale per la conversazione social: è clickbait e privo di profondità.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).