TANTO RUMORE SOCIAL PER NIENTE (di Matteo Fais)
“Si costerna, s’indigna, s’impegna/ Poi getta la spugna con gran dignità” (Fabrizio De André, Don Raffaè).
Che noia questa sceneggiata! È solo tanto rumore social per nulla, intrattenimento per le masse – o forse oppio dei popoli. La gente ama discutere, anzi ribadire le proprie posizioni senza mai sottoporle alla prova dialettica. Non c’è logica, solo opera di autoconvincimento, autoipnosi, autosuggestione. Ma soprattutto è sempre attività fine a sé stessa, gioco senza conseguenze.
La vicenda di Angela Carini e Imane Khelif è la controversia, in tono minore, ideale per l’estate, per evitare di postare la solita foto dei piedi fatta al mare. Insomma, o si tratta di culi al vento o di woke contro conservatori. Tra parentesi, delle mille milioni di cazzate fatte dal gregge arcobaleno, questa è la meno grave. I danni arrecati da questi pazzoidi alla letteratura mondiale e all’arte in generale sono molto peggiori: hanno trasformato ogni opera nel libro cuore dei buoni sentimenti progressisti.
Intanto, la polemica impazza. Insulti, turpiloquio, uomini e no, testosterone in eccesso, trans non trans, intersessuali, interrazziali. Non si capisce niente. Ognuno condivide il pensiero di qualche mente illuminata, anche presunti medici che Dio solo sa se siano anche solo assistenti alla poltrona del dentista. Poi, c’è la famosa “prova del sesso” a cui sarebbe stata sottoposta l’algerina – chissà chi si è preso la briga di sbirciarle nelle mutande.
A ogni modo quasi sicuramente nel mondo sono in atto dei mutamenti strani, o quantomeno difficili da interpretare. Qualcuno già parla di complotto giudaico-massonico-americano – tanto vale lasciarli delirare sotto il sole d’agosto. Certo è che, comunque, la rabbia si risolverà in un nulla di fatto.
I conservatori e i reazionari – in generale quelli contro – sono prevalentemente dei fasulli. Latrano sul web, ma poi non passano mai all’azione. Sono dei quaquaraquà. Li abbiamo visti nel periodo covid. Alla fine, a scendere in piazza, c’era da vergognarsi per il numero esiguo di partecipanti alle manifestazioni. Questi sembra sempre che debbano fare la Rivoluzione d’Ottobre, poi si limitano a un post su Facebook.
In ultimo, come si può notare, mentre i woke scatenano l’inferno in tutto il mondo, dal metoo al Black Lives Matter, loro farfugliano, parlano di complotti, macchinazioni, oscuri disegni, ma poi non ce n’è uno che faccia qualcosa di concreto, che formi un’associazione, che dia vita a una proposta reale. Sono talmente convinti che i poteri forti tramino contro di loro da aver ceduto all’inazione assoluta.
Tale assurdo conflitto cognitivo, secondo cui tutto il gotha dei potenti sarebbe coinvolto in un progetto di modifica dell’essere umano e le forze messe in campo troppo grandi per essere avversate dall’uomo medio, sta creando la condizione ideale per l’affermazione di tutte le pazzie progressiste. Si lascia correre, si grida alla fine dei tempi, ma si resta inerti. Nel mentre, loro avanzano, passo dopo passo, tassello su tassello. Non fosse paradossalmente troppo complottista, verrebbe da pensare che l’idea di un potere invincibile contro cui sarebbe inutile ribellarsi sia una voce creata appositamente dai progressisti per trionfare a mani basse.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)