QUARANT’ANNI DI “SYNCHRONICITY” DEI POLICE, UN DISCO INVECCHIATO FANTASTICAMENTE (di Matteo Fais)
Correva l’anno 1983 e la musica era ancora una cosa seria. Certo c’era già il rap, in qualche sua forma, ma non la trap. Il commerciale e la disco music andavano alla grande, ma vi era ancora un ragionevole equilibrio tra prodotti rivolti al mero consumo, i tormentoni insomma, e ciò che era destinato a durare. È in quel clima, irrimediabilmente smarrito oggigiorno, che i Police licenziarono il loro quinto e ultimo lavoro in studio, Synchronicity, di cui è appena uscita la versione celebrativa per il quarantennale.
È noto che tutte queste operazioni, al netto della gioia che possono donare ai fan più accaniti, sono fondate sulla nostalgia e hanno successo solo perché viviamo in un tempo creativamente sovraffollato, ma privo di personalità che spicchino, come in passato.
In quella band inglese ve ne erano addirittura tre, un’alchimia perfetta ma attraversata da troppe tensioni per durare – tante menti geniali è difficile che possano convivere a lungo insieme. Ingiustamente tutti, quando pensano ai Police, si figurano il volto maschio e, al contempo, molto british di Sting. E, se è impossibile non riconoscere a questo il merito che spetta a ogni songwriter d’eccellenza, bisogna altresì sottolineare che il leader non sarebbe mai stato ciò che ricordiamo senza che il suo contributo fondamentale fosse stato sostenuto da Stewart Copeland e Andy Summers.
Per chiunque abbia un minimo di cognizione della musica, anche senza essere a sua volta un musicista, sarà abbastanza chiaro che la delicatissima forza dei brani di Sting è conferita a questi dalla struttura sonora impressa dagli altri due membri. Certamente, per esempio, senza la batteria di Copeland che assimila in chiave occidentale le sonorità allora tanto in voga del reggae, rendendole meno aspre e tribali, la ritmica di quei pezzi risulterebbe scialba e molto più, semplicemente, rumorosa, come nella maggior parte del rock – si pensi, per esempio, agli AC/DC –, in cui spesso le parti di tamburi suonano indistinguibili tra una canzone e l’altra. Lui, al contrario, si muove leggero con le sue bacchette – sempre magiche – tra il Charleston e i piatti splash, codificando un nuovo stile di cui, nella musica più popolare, è il vero alfiere.
Summers, paradossalmente, nell’economia sonora del gruppo è il sovrappiù: cura le finiture, gli orpelli, e spinge i suoni verso l’etereo. Se Sting e Copeland mettono la carne, lui conferisce lo spirito rarefatto, l’impalpabile. I suoi arpeggi hanno questa funzione: impreziosire, aggiungere il luccichio ai diamanti. Basti ascoltare la apparentemente placida Wrapped Around Your Finger, in cui le sue note si inseriscono quasi impercettibili in spazi che paiono unicamente destinati a essere colmati dai suoi tocchi così soavi.
Synchronicity è certo un album invecchiato in modo strepitoso. Potrebbe essere stato scritto oggi e registrato domani, tanto è attuale la sua portata, da i classici più orecchiabili come Every Breath You Take alla cupissima King of Pain. Nella versione per il quarantennale, potrete ascoltare versioni alternative di quasi tutti i pezzi dell’album e giungere alla conclusione che, veramente, non esiste la possibilità di pensare una versione migliore di quella finita su disco, oltre a intendere quanto le canzoni siano state affinate in studio fino a giungere alla forma perfetta. Tutto sommato, per fortuna della storia della musica, i Police, di lì a breve avrebbero chiuso i battenti, ognuno continuando per la propria strada, evitandoci di vedere tre patetici vecchietti che continuano a fare il verso a sé stessi. E anche di ciò bisogna riconoscergli merito: aver compreso quando il ciclo era compiuto e aver saputo dire basta.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)