Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

“SIAMO UNA CASA EDITRICE, SOSPESA TRA L’AMERICA E L’ITALIA, CON UN RETROTERRA PUNK”: INTERVISTA A LUCA DIPIERRO, DI GARGANTA PRESS (di Matteo Fais)

Una casa editrice che nasce è sempre un’ottima notizia. Significa che ancora qualcuno crede nelle cause perse e, in qualche modo, nei sogni ad occhi aperti.

Fuor di romanticismo, vuol dire anche avere accesso a nuovi autori, testi e proposte, se sapremo andare oltre il classico e il già dato, gli eterni – pochissimi – sempre presenti sugli scaffali delle librerie.

Meglio ancora quando si tratta di case editrici come la neonata Garganta Press, con sede niente meno che a Portland, che pubblicherà anche in Italia, il cui orizzonte e respiro risulta giocoforza aperto a livello internazionale – fantastica occasione per noi italiani così decisamente poco propensi ad assimilare i prodotti culturali migliori e più innovativi provenienti dall’estero.

Abbiamo, dunque, intervistato Luca Dipierro (di cui avevamo già parlato in occasione della sua straordinaria traduzione di Frank Stanford per Interno Poesia), uno degli animatori del progetto.

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La prima domanda è d’obbligo: perché fondare una nuova casa editrice? Qual è la vostra specificità che manca alle altre?

Garganta Press è una casa editrice bilingue, nel senso che pubblicherà sia libri in italiano che in inglese. Anche se sarebbe più corretto dire “bifronte”, perché si tratta quasi di due microeditori in uno: saremo attivi su due territori, in Italia e negli Stati Uniti. Al centro di quello che facciamo c’è la pratica e la teoria della traduzione, anche nel caso di testi in lingua originale, perché il linguaggio letterario dovrebbe sempre avere un effetto di spaesamento. Ai libri “belli” (ce ne sono già tanti in giro), o perlomeno a quelli solo “belli”, preferiamo i libri che portino il lettore per strade un po’ impervie, che non facciano sentire troppo “a casa”, che non promuovano l’identificazione ma la tensione che deriva da ogni vero incontro con l’altro. Ci interessano il lavoro sul linguaggio e i modi di emissione della voce: Garganta significa “gola” in spagnolo. Cerchiamo forme ibride in bilico fra poesia, prosa, saggistica, narrativa. Ma questi sono solo presupposti. Alla metafora della linea editoriale preferiamo quella della nebulosa. Ci piace di più l’idea di un agglomerato di punti. Quando questo esperimento sarà finito, si potranno unire questi come nel famoso gioco e vedere che figura ne uscirà.

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Interessante il fatto che abbiate sede a Portland. Dall’altra parte dell’oceano, la poesia si vede in modo diverso?

Non è facile rispondere a questa domanda. È sempre più difficile avere una percezione accurata di un ambito generale, di un “mondo”. Si vive sempre di più dentro a degli ambienti pressurizzati. Sicuramente la poesia negli Stati Uniti è una realtà più vasta e stratificata che in Italia. C’è un mainstream in cui tirature, promozione e vendite hanno numeri che non sono nemmeno comparabili alla situazione italiana, con vere e proprie star come Ocean Vuong, Claudia Rankine o Mark Doty. Poi ci sono ambiti più di nicchia, a cui appartengono per esempio poeti come Fred Moten, o CAConrad. All’inizio del 2025, pubblicheremo in traduzione italiana il libro forse più importante di quest’ultimo, The Book of Frank. È un testo di una forza poetica dirompente, uno di quei libri che segnano un prima e un dopo nella storia di un lettore. Un altro poeta, questa volta inglese, molto ammirato ma ancora relativamente poco conosciuto, è Sean Bonney, di cui pubblicheremo Lettere contro il firmamento nella traduzione di Luca Ingrassia.

Cosa ci dici del testo con cui esordirete sul mercato editoriale, Le ceneri di Super Vicki di Ophelia Borghesan? Perché l’avete scelto per il vostro catalogo e, soprattutto, come primo titolo?

È un libro a cui teniamo molto. Ophelia Borghesan è una realtà unica nella poesia italiana contemporanea. Non parlo solo dei testi, ma anche delle modalità in cui la poesia viene realizzata e distribuita. Dietro il progetto ci sono Luca Rizzatello e Angela Grasso, che sono anche poeti e artisti in proprio. Ophelia Borghesan non è uno pseudonimo, ma un dispositivo, una macchina che usa poesia, videoinstallazioni, performance per portare avanti un certo discorso. Abbiamo seguito il lavoro di Ophelia con curiosità per un paio d’anni, e quando li abbiamo contattati, avevano già un libro pronto e tutto si è incastrato a perfezione. Le ceneri di Super Vicki è una raccolta di poesie politiche, e anche un libro estremamente inventivo, che lavora e gioca con la forma, e unisce antico e ultra-contemporaneo, rigore metrico e neologismi.

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Trovo particolare anche il fatto che, oltre a poesia e narrativa, ci sia da parte vostra la volontà di pubblicare testi sulla sottocultura del punk rock. A cosa si deve tale scelta?

Il punk è un retroterra comune a tutti noi di Garganta. Siamo cinquantenni cresciuti con il punk rock, soprattutto quello successivo alla sua proclamata morte, l’anarcho-punk inglese, l’hardcore americano e giapponese degli anni ‘80 e dei primi anni ‘90. Non è stato solo musica, ma un insieme di pratiche, di ipotesi estetiche e politiche. Il punk, nelle sue espressioni più intrise di etica do-it-yourself, è una sottocultura che secondo noi si può legare a tante esperienze indipendenti o marginali che hanno attraversato la storia dell’editoria. Quella “di confine”, che spesso interseca quella dell’autopubblicazione, va da scrittori stampatori come Restif De La Bretonne alla casa editrice Hangman Books del musicista, poeta e pittore Billy Childish, dalla Hogarth Press di Virginia Woolf alla sottocultura delle fanzine, da Charles Dickens che, nel 1843, autopubblica A Christmas Carol, ai libri d’artista dei primi del Novecento. Punk per noi non significa fare le cose con approssimazione. Al contrario fare meno libri ma farli meglio, con dedizione assoluta. In realtà quest’idea di editoria più artigianale e fatta in casa, che alla catena di montaggio sostituisce la cura, l’attenzione e l’amore per i libri, esiste fin dagli inizi. Erasmo da Rotterdam che, nel 1508, va a Venezia dal suo stampatore Aldo Manuzio, e vive con lui per un anno per seguire da vicino tutte le fasi di impaginazione e stampa dei suoi Adagia, è punk.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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