Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SOLIDARIETÀ A “LA FIONDA”, PERÒ… (di Matteo Fais)

“Quando i bolscevichi in Russia erano in posizione di svantaggio, si opponevano con vigore alla censura e alla polizia segreta, sostenevano l’autodeterminazione delle minoranze e così via; ma non appena giunsero al potere, imposero una censura ancor più rigida e crearono una polizia segreta più spietata di quella che esisteva sotto gli zar, e oppressero le minoranze almeno quanto aveva fatto il governo precedente” (Theodore Kaczynski, La società industriale e il suo futuro, D Editore).

Fuor di dubbio la persecuzione intellettuale, a mezzo di ripetute denunce, verso chi esprime liberamente la propria opinione, è esecrabile. È successo anche ai ragazzi di “La Fionda” che, in una lettera a firma di Davide Stasi, denunciano di essere stati vittime di attacchi giudiziari per troppo tempo e di voler mollare il colpo (https://www.lafionda.com/author/davide-stasi/).

Naturalmente sarebbe facile unirsi alla schiera dei solidali verso chi subisce censura, per quanto indiretta. Facile, quanto ingenuo. La vera diffidenza liberale verso il potere inizia proprio qui.

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Siamo tutti d’accordo sul fatto che, in questo tempo e nel nostro criticatissimo mondo occidentale, le redini del comando siano nelle mani del progressismo e, dunque, di conseguenza, del femminismo – tanto avversato dalla testata in questione -, una simpatica forma di bolscevismo in rosa. 

Al netto della sacrosanta posizione antagonista contro quest’ultimo, e sperando non sia un azzardo troppo grande, verrebbe da domandarsi: se il potere finisse, per una fortuita contingenza storica, nelle loro mani, tollererebbero il femminismo e le sue fastidiose manifestazioni di libertà d’espressione? Il quesito appare lecito, considerate certe simpatie sbandierate sul sito in questione. 

Il sospetto che nasce è il medesimo che si ha verso tanti che hanno difeso strumentalmente la libertà d’opinione per, poi, meglio sottrarla agli altri, una volta preso il controllo della diligenza. 

Purtroppo, come avrà ben capito chi osserva i fenomeni sociali senza assumere la posizione cieca del tifoso, la maggior parte del cosiddetto “dissenso”, almeno in Italia, è costituito da persone che amano talmente tanto la libertà da volerla tutta per sé, senza lasciare agli altri neppure le briciole.

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Qualcuno ha anche sostenuto che quanto successo a “La Fionda” sarebbe la riprova che il pensiero più attento alle problematiche maschili – a cui risulterebbero vicini gli autori del sito – e quello femminista non possono essere ridotti a due facce della stessa medaglia, visto il diverso trattamento che il Sistema riserverebbe a questi. Premesso che pensare a un Potere preoccupato di gente con un sito come il loro  – o come quello di “Il Detonatore”, sia chiaro – sfiora la paranoia, è d’obbligo precisare che, sì, il grosso della manosphere e tutto il femminismo sono fenomeni speculari, volti a colpevolizzare un intero genere, discolpando il proprio, in una costante strategia manipolatoria di deresponsabilizzazione. Ecco perché, per esempio, invece di riconoscere che OnlyFans esiste perché dei poveri imbecilli vi acquistano dei contenuti, si dà tutta la colpa alle famose content creator – che saranno anche un branco di bagasse, ma chi se ne fotte, basterebbe non dar loro un euro e fine della pacchia.

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A ogni buon conto, in una lotta per la supremazia tra forze antidemocratiche, c’è sempre una che prevale sull’altra, senza che quella perdente possa dirsi innocente. Per fare la vittima, bisogna essere schiacciati da un oppressore che rifiuta la richiesta di una civile convivenza senza conflitti che non siano puramente intellettuali e dialettici. Naturalmente, voglio presupporre che i nostri amici possano dichiararsi a tutti gli effetti vittime e non semplicemente gli sconfitti. Pertanto, sperando non desiderino smentirmi, rivolgo loro la mia più sincera solidarietà. 

Matteo Fais

 

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

3 commenti su “SOLIDARIETÀ A “LA FIONDA”, PERÒ… (di Matteo Fais)

  1. Purtroppo temo che metterebbero in pratica lo stesso trattamento. A me capitò parecchio tempo fa di trovarmi in dissenso sul concetto di catcalling, loro sostenevano che ci sono giá leggi che lo puniscono, io invece mettevo l’accento sul fatto che leggi a parte, le ragazze per le strade delle grandi città (ad esempio la sera fuori dalle stazioni), non si sentono sicure. Ovviamente anche noi uomini proviamo il timore di essere aggrediti, ma credo che per loro, un fischio e un pedinamento notturno possano essere fonte di grosso disagio.
    Lo scambio di commenti con Altaba ad un certo punto fu interrotto da qualcuno, credo da Stasi, che mi accusò di essere un troll. Provai ancora a commentare ma fui bloccato, solo per aver espresso un’opinione che evidentemente lì aveva messi in difficoltà.

    1. Da come la racconti però l’impressione del troll potresti averla data. Che già ci siano leggi molto severe sul catcalling è un dato di fatto oggettivo, per cui se il tema è quello non ha molto senso insistere sul “sentire” delle persone, che è un altro discorso. Ma al di là di questo, Stasi ha sempre chiesto dibattiti pubblici, ha sempre risposto sul merito, ha sempre pubblicato interventi di avversari (le rare volte che sceglievano la via del dibattito e non la querela), non ha mai oscurato gli insulti che riceveva. Ma magari hai ragione, quella volta si è lasciato prendere dalla frustrazione, ha sbagliato, quindi pari sono… E le Foibe, allora?

  2. Sinceramente se si deve aggiungere “però”, la solidarietà si fa prima a non darla (non è certo obbligatorio). Al di là di questo, sono anche d’accordo sulla descrizione dei tipi umani, chiaro che se vai sui siti incel trovi personaggi a dir poco imbarazzanti, ma rappresentare la situazione come simmetrica tra incel e femministe, come fosse una lotta tra bande uguali e contrarie è del tuto fuorviante (già rappresentare la “manosphere” come come roba essenzialmente incel è scorretto, ma non voglio aprire un altro fronte).
    Non si può mettere alla pari una parte che è rappresentata a tutti i livelli, che ha occupato tutti i posti nevralgici nella politica, nei media, nelle università e che pertanto influisce pesantemente sulla società tramite leggi e propaganda ossessiva, con un gruppo di emeriti nessuno che si sfogano su internet. Qui c’è una parte che attacca, con le armi più avanzate e che le vengono continuamente rifornite in quantità da istituzioni pubbliche e private, e un’altra che cerca di difendersi con arco e frecce, e da qui bisogna partire. Che poi anche tra i difensori ci siano dei frustrati, degli imbecilli, e degli imbecilli frustrati, fa parte dell’umano. Però si richiede sempre la perfezione a chi, isolato, si oppone agli attacchi illiberali, un bel modo per concludere “pari sono” e lavarsene le mani (cosa che, per inciso, aumenta la frustrazione in chi è attaccato, risolvendosi il tutto in una profezia che si autoavvera).
    Merito a Davide Stasi per aver sollevato il tema, a costo di attacchi continui e inimmaginabili, della personale serenità e dei propri averi. Per “fortuna” come ogni essere umano ha i suoi difetti e commette i suoi errori, così si può sempre aggiungere un bel però e starne fuori, a parte un po’ di fronda contro gli eccessi più folkloristici delle femministe tanto per non essere troppo allineati. Storia vecchia: però i partigiani, però gli ucraini, però i vietcong…

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