Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

TU CHIAMALA, SE VUOI, ASSENZA DI EMOZIONI – LA GENERAZIONE TAYLOR SWIFT (di Matteo Fais)

Per dirla con un linguaggio da ex giovani, “ci sta” che ogni generazione abbia i suoi gusti musicali peculiari, in conflitto con quelli delle precedenti. Il mondo cambia, così come gli interessi e le sensibilità – la musica ne è lo specchio.

Cionondimeno, al netto delle considerazioni generaliste, è possibile tentare, in un’era grazie a Dio postideologica – quindi evitando le cappellate di Pasolini sui Beatles -, una valutazione ragionata degli ascolti che trionfano oggigiorno tra i giovani, se si ha un ampio spettro della produzione popolare del Secondo Novecento e, al contempo, almeno una vaga conoscenza della classica.

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Ciò che fuor di conflitto generazionale emerge, sentendo le composizioni che tanto seguito hanno presso i ragazzi, è come sia mutato il gusto diffuso, fino a farsi davvero incomprensibile, a rendere impossibile il figurarsi l’eventualità che molti fenomeni possano travalicare i decenni.

Indiscutibilmente, emerge come non vi sia nulla di nuovo. Il rock, per esempio, è morto. Tutto ciò che resta è quel che è stato. Basti pensare che persino gli Stones e gli AC/DC continuano a riempire gli stadi, pur potendo tranquillamente ambire a una meritata pensione e a un ruolo da nonni.

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Dopo il fenomeno grunge e altre manifestazioni molto più tranquillizzanti dei primi anni del Nuovo Millennio, forse resta solo una viva produzione nel settore più estremo, in cui l’innovazione, però, è rara, anche in ragione della sovrapproduzione. 

Il movimento principale di questi anni è certamente la trap, di cui tutto ciò che traspare è una musicalità ripetitiva e presto sfiancante per orecchie ancora dotate di una minima sensibilità. Poi, ci sarebbero casi tipo Taylor Swift che tutto si dimostrano fuorché di rottura, ripetendo schemi già visti e già sentiti – forse persino più inutile di Madonna, a cui, se non altro, qualche canzonetta simpatica e orecchiabile la scrissero.

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Innegabile, a ogni modo, è l’assenza di una dimensione poetica forte. Manca il canto, la forza lirica, la capacità di raccontare in versi le difficoltà del nuovo mondo relazionale che ci troviamo a vivere. Mancano quei fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire, come stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me, ma nella mente tua non c’è. Forse è assente proprio la capacità di parlare di questa morte, malgrado se ne sia vista tanta negli ultimi anni, di dare voce, appunto, alle emozioni. Sinceramente, la domanda che sorge spontanea è se i giovani abbiano realmente qualcosa da dire, fosse pure la propria disfatta.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

 

3 commenti su “TU CHIAMALA, SE VUOI, ASSENZA DI EMOZIONI – LA GENERAZIONE TAYLOR SWIFT (di Matteo Fais)

  1. Io ho trovato rifugio nell’indie rock nord americano/canadese.(tipo Mc de Marco), ma ce ne sono molti altri e molto validi.

  2. La Swift la conosco solo di nome ma non ho idea di che canzoni canti, se ne ha qualcuna di famosa, cmq mi è appena capitato di incappare in Imagine e Let it be e le ho ascoltate rapita, ero completamente assorta, è stata come una pugnalata al cuore, l emozione che ho avuto è stata immensa, chissà se farebbe lo stesso effetto alle ultime generazioni.

  3. La capacità di comprendere alcuni generi musicali piuttosto che altri è direttamente proporzionale al quoziente intellettivo, allo stesso modo in cui una scimmia non può comprendere Dante Alighieri.

    La riduzione del QI in occidente porta all emergere di forme artistiche banali adatte alle masse di persone che non hanno nulla da dire ma soprattutto che non sono in grado di comprendere la realtà.

    Io stesso quando ero adolescente la prima volta che ho ascoltato dei CD dei Genesis o delle sinfonie di Beethoven non avevo compreso molti aspetti che sono riuscito a capire solo dopo anni.

    L arte totale che cambia la vita delle persone è per pochi eletti che hanno voglia di conoscere. Per queste orde di lobotomizzati mentali invece esiste Taylor Swift.

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