LA VITA PRIVATA DI ALICE MUNRO SONO AFFARI SUOI (di Matteo Fais)
Uno dei pochi insegnamenti semplici e degni di nota trasmessi dalla scuola è che non bisogna mai confondere l’opera dell’autore con la sua vita. Puntualmente, però, qualsiasi persona che scrive si ritrova mitragliata dai lettori che gli domandano “Ma quanto c’è di autobiografico nel tuo libro?”. Sappiatelo, la risposta, anche quando viene elusa con un candido sorriso, è “Perché non ti fai i cazzi tuoi”.
Davvero, difficilmente la gente comprende questa distinzione. Prova ne sia l’indignazione diffusa, dopo che la figlia del Premio Nobel Alice Munro ha dichiarato di essere stata molestata dal patrigno e di averlo confessato alla madre, senza ottenere alcuna reazione degna di nota – anzi, a quanto pare, lei avrebbe continuato ad amarlo.
Previa precisazione che ciò non inficia il valore letterario dell’autrice – e vi avrei voluto vedere, dopo averla tanto idolatrata, a rimangiarvi tutto -, in molti si sono affrettati a dirsi disgustati. Una sua nota collega italiana – che non vale neppure il clitoride della Munro – ha subito dichiarato che metterà per un po’ da parte i testi dell’interessata – se ci risparmiasse anche i suoi, sarebbe fantastico. A suo avviso la distinzione tra vita e opera, nel caso in questione, non potrebbe essere ammessa, in quanto la Munro sarebbe stata letta anche come paladina delle donne – come se fosse colpa della canadese se la gente l’ha presa in considerazione per una motivazione tanto idiota, invece che per il suo valore letterario.
Adesso sapete perché sottoculture come la cancel culture hanno avuto così largo seguito. Perché il lettore è un povero coglione nel 90 per cento dei casi e, pure se glielo hanno spiegato fin da piccolo, sui banchi, non ha mica inteso che la vita non è letteratura e viceversa, per quanto vi siano dei punti di tangenza.
In Italia, poi, con questa mentalità da eterni fanciulli al catechismo, è difficile arrivare a comprendere che i nostri idoli devono essere tali solo per quella che è la loro specialità artistica. I modelli di umanità ineccepibile sono forniti dai santi, non da scrittori o cantanti.
Tra parentesi, proprio a volerla dire tutta, il fatto che Alice Munro abbia vissuto sulla propria pelle una storia così romanzesca, di orrore e silenzi, non fa che renderla più umana e attestarne la vicinanza alla vita a cui ogni autore dovrebbe sempre dare voce nei propri libri. Certo, Balzac ci mette in guardia dicendo che uno scrittore può concepire il crimine senza necessariamente essere un criminale. Comunque predispone bene sapere che pure chi è arrivato al vertice condivide la nostra stessa umana miseria, cosa che spesso la tendenza pedagogica di tanta letteratura, specie nazionale, sembra mettere in dubbio.
Adesso, potete ben comprendere perché la maggior parte della produzione romanzesca odierna faccia letteralmente cagare: perché si riduce a una cantilena moraleggiante, a libretto di catechesi approvato dalla diocesi progressista, perché gli scrittori hanno capito che la gente, malgrado la secolarizzazione, non vuole esplorare il fondo dell’animo umano, ma leggere storie edificanti in chiave laica.
Malgrado tutto e grazie a Dio, anche questo fatto conferma che i più grandi artisti sono spesso esseri spregevoli, o quantomeno con tante ombre. Si può bene immaginare che Houellebecq, di fronte a una bella fichetta diciottenne, regredirebbe allo stadio morale di un verme e altrettanto si sarebbe potuto dire di personaggi come Hemingway e Bukowski – di lui se ne può addirittura essere certi. È così in ogni ambito artistico: provate a sfogliare i testi dei Guns n’ Roses, o a leggere cosa hanno dichiarato le sue ex di Axl Rose e capirete che, se dovessimo veramente confondere estetica e morale, tre quarti del canone occidentale dovrebbe essere chiuso nel ripostiglio dell’arte degenerata. È veramente assurdo trovarsi qui a ribadire concetti basilari a persone che, in teoria, si occupano della materia.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)