Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

COME VOLEVASI DIMOSTRARE, LA DESTRA NON PUÒ FARCELA (di Matteo Fais)

Dopo ottant’anni di pace e lavaggio del cervello, per quanto soft, condotto strenuamente, è ben difficile che a trionfare sia una visione del mondo di Destra. È dalla fine della guerra che la Sinistra, con lungimiranza, ha fatto di tutto per imporsi, per penetrare nelle nostre menti, assumendo i paramenti più diversi, fino ad adattarsi a tutte le sfumature dei gusti diffusi. C’è quella oltranzista, come la moderata, quella clericale e anti, ma tutte le varie declinazioni condividono una base comune grazie alla quale, all’occorrenza, possono ogni volta riunirsi e sferrare l’attacco finale, come accaduto in Francia.

Certo, poi, un nocciolo duro del rifiuto ci sarà sempre, perché è nell’ordine delle cose che a qualsiasi potere si accompagni una quota di ribellione ad esso. È così dalla notte dei tempi e si sa, peraltro, che sovente l’antagonismo nasce per il semplice fatto che a qualcuno piace di sentirsi semplicemente diverso dai più, ma la sua è appunto ribellione, non rivoluzione. Un figlio della borghesia può giocare al marxismo, per il puro gusto di dare un dispiacere alla figura paterna, senza però rifiutare i privilegi che si accompagnano alla propria dimensione famigliare.

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E infatti, similmente, nessuna persona di Destra è più tale in senso tradizionale. Hanno tutti una famiglia sfasciata, una “compagna” o una moglie con un precedente matrimonio alle spalle; un look trasandato per cui in altri tempi sarebbero stati fucilati; un amico omosessuale da cui accetterebbero l’invito al matrimonio, ben sapendo che in ultimo non vi è davvero niente di anormale in lui. E, a dirla tutta, anche se parlano di quanto sia vuoto l’universo secolarizzato, prevalentemente a suon di post social, quando va bene, non si recano in Chiesa dal periodo della cresima.

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Il mondo è cambiato e i valori della Tradizione non sono conciliabili con il nostro vivere odierno, è ora di farsene una ragione. È come parlare, oggi, di terroni a Milano: praticamente tutti, nella città locomotiva del Paese, lo sono, almeno di origine. Gli anni ’50 sono finiti. Ci siamo troppo mescolati per tornare indietro e forse è anche un bene non trovare più la scritta, fuori dalle case, “Non si affitta ai meridionali”.

Ma è abbastanza chiaro che i discorsi sovranisti, improntati alla chiusura, al “mogli e buoi dei paesi tuoi” nella versione popolare, non possono realmente avere un seguito. Magari ci vorrà ancora qualche decennio perché il processo si completi, ma il campanilismo è sconfitto.

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Qualcuno dirà che, negli anni pre Seconda Guerra Mondiale e immediatamente dopo, anche la Russia Sovietica appariva come una realtà impossibile da far venire meno, per quanto ciò sia poi successo. Il punto è che quell’universo era travagliato da un profondo malcontento che, al momento, francamente, non esiste in Occidente. La gente si lamenta, ma sta tutto sommato bene. Chi non può vestirsi con i capi di un qualche noto brand troverà comunque merce prodotta in Cina di fattura decente, riuscendo così a cavarsela in qualche modo. Non si vede più nessuno in giro con le pezze al culo, siamo onesti. E, sempre cercando di essere massimamente oggettivi, nessuno conosce più l’inedia oggigiorno, questo è un dato.

L’unica cosa auspicabile è che si cerchino di contenere i danni che, fino ad adesso, si sono accompagnati alla globalizzazione e all’apertura delle frontiere. Ma guardare indietro non serve più a niente. È inutile come idealizzare, a quarant’anni, un amore adolescenziale. Non torneremo al passato, possiamo solo riformare il presente, prima di tutto smettendola con questo disfattismo che ci porta unicamente a parlare di rovine. No, non stiamo in piedi tra le macerie. Dobbiamo solo considerare onestamente il presente e cavalcare il nostro tempo, senza rifiutarci di guardarlo in faccia.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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