Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA DONNA SENZA QUALITÀ – DALLE INFLUENCER ALLE RAGAZZE COMUNI (di Matteo Fais)

Sapete qual è la differenza tra un’influencer e la ragazza media? 9,9 volte su 10, nessuna. Semplicemente l’influencer ce l’ha fatta e quella che vi cammina a fianco ha ottenuto molti meno risultati. In sostanza entrambi condividono un’antropologia e una visione del mondo comuni, un idem sentire fatto di idiozia, foto stupide e idee diffuse tra i giovani del nostro tempo.

Se provate a pensare alla tizia che vi sta a pochi metri – quando non sono pochi centimetri –, sotto l’ombrellone, in spiaggia, vedrete che non sussistono effettivamente grandi differenze tra lei e una cosiddetta famosa, finanche all’apparenza – che in questo caso, è sostanza. Entrambe sono poco vestite, tatuate, indossano micro capi alla moda, ostentano e non riescono mai a portare a compimento un discorso di senso compiuto.

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In un tempo segnato da un femminismo imperante, che si traduce più che altro in un’indistinta esaltazione della figura femminile, qualsiasi essa sia, da Antonia Pozzi a Chiara Ferragni, non è strano trovare, tra ognuna di queste ragazze che si tentano la carriera su Instagram e Tik Tok, una interessante cartina di tornasole delle preoccupanti convinzioni che animano la testa della giovane media.

In particolare meglio guardare a quelle influencer che sono abbastanza note da avere un seguito e fare qualche pubblicità, pur senza aver perduto il totale contatto con la realtà. Anche nel loro caso, come in quello delle più note, molto del lavoro consiste nel mettere in piazza i cazzi propri senza alcun filtro, così da generare empatia presso i follower – del resto, non avrebbero l’intelligenza per arrivare a nascondersi.

Può quindi capitare, seguendole, di incappare in storie – storie Instagram – dal sapore fiabesco, in cui queste si riprendono e fotografano mentre sono in qualche centro benessere, in vacanza con il fidanzatino. Puntualmente, dopo 3-6 mesi, si ritrovano smollate e vanno avanti per alcune settimane a parlare di mascolinità tossica, narcisismo patologico e di quanto attirino unicamente casi umani.

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Ciò è interessante, come si diceva, perché dà la misura di come pensi una ragazza dei nostri giorni. Innanzitutto, per lei non esiste la dimensione dell’autocritica. Non sussiste l’errore. È lui a non aver saputo cogliere con che donna cazzuta aveva a che fare. Una di queste, pochi giorni fa, riportava una considerazione fattale dall’ex che stupiva per la sua profondità, qualcosa tipo “Sì, sei una bella ragazza, ma come ce ne sono tante altre, sei priva di qualsiasi altra dote”. Difficile dare torto a questo giovine che inchiodava la ragazza al suo essere una donna senza qualità.

Naturalmente, come ci si poteva aspettare, il soggetto della critica non ha minimamente messo in discussione sé stesso, dopo queste parole, avendo fatta propria la convinzione che qualsiasi donna sia meravigliosa, senza alcuna distinzione tra Martha Argerich, PJ Harvey, Francesca Woodman e una gallinella in costume sgambato che basa la sua fortuna sulla mancata riapertura delle case di tolleranza.

Lei, esattamente come tante là fuori, pensano allo stesso modo, ovvero credono di valere qualcosa. Non si rendono conto che un culo e due tette, per quanto ragguardevoli, non facciano di loro delle divinità – specie in un mondo in cui è oramai raro vedere in giro un cesso inchiavabile. Non capiscono che la bellezza, oggi, è un po’ come la laurea: raggiunto un certo livello di alfabetizzazione diffusa, il titolo non è indice di niente e contano più la creatività, l’elasticità mentale, quel quid in surplus.

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A ogni buon conto, quel che preme comprendere è proprio quale pericolosa distorsione mentale il femminismo abbia instillato nella mente del gentil sesso: nessuna si ritiene più una donna comune e ognuna è superlativa. “Perché io valgo”, ecco cosa sembra dire il grillo parlante nel loro orecchio. Quando invece, come si sa, una vale se fa qualcosa per cui essere considerata e ammirata. Esistere non basta per riempire un involucro di Essere. Anne-Sophie Mutter, grazie a Dio, per quanto meno nota al grande pubblico degli imbecilli, non è Chiara Ferragni e, mentre qualsiasi sciacquetta potrebbe emulare quest’ultima, ben difficilmente una entrerà nell’Olimpo delle più grandi violiniste a livello mondiale.

La Donna non esiste, esistono dei singoli esseri di sesso femminile, ognuno diverso dall’altro. Come per i maschi, la maggior parte è zavorra. Soprattutto, i meriti di una non ricadono sul suo genere di appartenenza. Esattamente come, condividere la proboscide con Hemingway, non tramuta ogni cretinetto in uno dei più grandi scrittori al mondo. È necessario far capire tutto ciò alle donne, decostruendo la narrazione femminista. Se non le riportiamo brutalmente con i piedi per terra, queste finiranno per esplodere in aria come palloncini gonfi di egotismo.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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