LA FAMIGLIA SALIS E LA STRANA IDEA SULL’OCCUPAZIONE DI CASE COME “IDEALE” (di Matteo Fais)
Oggi come oggi, c’è da aver paura a mandare i propri figli a scuola. I professori, si sa, sono sempre stati dei comunistacci, ma tutto sommato si trattava, almeno in passato, di persone per bene, ovvero borghesi che giocavano simpaticamente a fare i rivoluzionari e sbraitavano un sacco di stronzate pseudoumanitarie a ragazzini che annichilivano i loro modesti ideali pensando ai culi delle compagne (di classe, non certo di causa politica), mentre queste si scambiavano consigli sulla manicure.
Di questi tempi, invece, uno potrebbe trovarsi docenti rossi che passano alle maniere forti e, per esempio, occupano case, come pare sia il caso di Ilaria Salis, la quale avrebbe un debito di 90 mila euro con Aler Milano, azienda che si occupa della costruzione di alloggi popolari. A scanso di querele e conseguenti soste in tribunale, meglio specificare che la questione non è certa e viene messa in dubbio dai suoi avvocati (https://verdisinistra.it/legali-salis-mai-ricevute-richieste-di-pagamento-o-citazioni-credito-reso-noto-tramite-i-giornali-a-un-giorno-elezioni/).
Cionondimeno, su X (ex Twitter), il signor Roberto Salis, padre della suddetta, a una utente che gli domandava perché non avesse aiutato la figlia a pagare l’affitto, rispondeva testualmente “Perché mia figlia ritiene che non fosse giusto che lei facesse una vita agiata grazie alle disponibilità della famiglia e quindi non ha mai voluto il nostro aiuto economico! Si chiamano IDEALI che lei immagino non sappia cosa siano”. A chi, a quel punto, gli faceva notare che non si portano alle estreme conseguenze le proprie convinzioni sulla pelle degli altri e del pubblico, il signore in questione non replicava mai in modo chiaro e netto, con un inequivocabile “Ilaria non si è mai resa responsabile di un atto quale l’occupazione di un immobile pubblico”, o quantomeno qualcosa di simile risulta difficile da rintracciare in tali post.
A ogni buon conto, che siano vere o meno tali accuse – QUI NON SI STA SOSTENENDO CHE LO SIANO, SIGNOR GIUDICE –, resta il fatto che, dietro la mentalità secondo cui appropriarsi del lavoro altrui, come dei beni pubblici e privati, sarebbe giusto, ci sono decenni di sinistra propaganda per minare il nostro Stato dall’interno. I comunisti e i loro eredi – che alcuni si ostinano a dire abbiano rifiutato una simile mentalità – hanno cercato nel tempo di instillare la convinzione secondo cui il benessere di alcuni e i conseguenti possedimenti sarebbero frutto di un furto legalizzato ai danni delle classi subalterne. Naturalmente, tale idea è stata fatta circolare per avvelenare alla radice la coesione sociale, mettendoci gli uni contro gli altri, e la fiducia delle persone nel ruolo di protezione dello Stato, che ormai non riesce più a stare dietro a tutte le violazioni commesse.
Il risultato di tutto ciò è che troppa gente si sente in diritto – quando non addirittura in dovere – di fare il Robin Hood di sta minchia e mettere le mani su ciò che non è suo. Il problema è, manco a dirlo, che non si tratta più di casi isolati o di soggetti antisociali, ma di persone che vivono tra noi e magari insegnano ai nostri figli. Non borghesi con idee balzane che comunque fanno il proprio mestiere, ma gente che è passata all’azione e, tutto sommato, vive ampiamente protetta dal potere sinistro diffuso nelle case matte che contano. Dire che c’è da preoccuparsi è dire poco. La società democratica ha al proprio interno troppi personaggi che stanno ponendo la dinamite alle sue fondamenta.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)