Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

VOTARE, PER POI ASTENERSI TUTTO IL RESTO DEL TEMPO, NON SERVE A NIENTE  (di Matteo Fais)

Il problema non è che manchi la democrazia, ma cosa si fa di questa una volta che la si ha. Si potrebbe, per esempio, uscire, adesso, se non lo si è già fatto ieri, e recarsi al seggio. Il web pullula di inviti ad andare a votare. Ma è utile a qualcosa? Potrebbe, se poi non ci si astenesse dal compiere gesti politici per tutto l’intervallo di tempo che corre tra un timbro sulla scheda elettorale e il successivo.

Recarsi, adesso, ad apporre una crocetta, è inutile, è come dirsi scrittori e sedersi di fronte alla computer una volta ogni cinque anni. Un autore scrive sempre e, persino quando non sta materialmente facendo correre le dita sulla tastiera, vive cercando le parole che, prima o poi, metterà su carta. Ma uno che, una volta ogni morte di Papa, prende il primo foglietto che gli capita sotto mano e scrive tre versi in croce, non è uno scrittore. Nella migliore delle ipotesi si tratta di un amatore, un poeta della domenica.

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Ecco, gli Italiani sono amatori della democrazia. Se tutto fila liscio, due volte ogni dieci anni, si ricordano che esiste una cosa come questo oscuro concetto detto dovere civile. Fondamentalmente, non gliene frega niente. Vogliono solo qualcuno a cui delegare per potersi poi, con animo più leggero, dedicare a cose molto più piacevoli, come balli e aperitivi. Non si svegliano certo pensando al benessere del proprio Paese.

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Se veramente ci tenessero, è da tempo che avrebbero scatenato dei democraticissimi casini in piazza, per protestare contro una classe politica che ha fatto scempio dello Stivale. La sanità è a ramengo. In tanti non hanno neppure un medico di base, grazie alle scellerate scelte di blindare l’ingresso all’istruzione universitaria. In compenso il privato è oramai – quando lo è – l’unica possibilità di essere assistiti per tempo, in caso di qualcosa di grave. Manco a dirlo, i prezzi dei beni di prima necessità sono in costante aumento… Insomma, la situazione è fuori controllo.

Ma dove sono tutti coloro che certo si ritrovano vittime del presente stato di cose? Dio solo sa in che luogo si sono nascosti per meglio rifiutare i concetti di impegno e partecipazione. In compenso si lamentano – sui social –, poi tirano a campare come tutti, chiedendo un posto, chiamando l’amico che contatterà a sua volta un altro amico il quale conosce il primario e gli farà saltare la fila.

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È contro tutta questa gente che bisogna coscientemente scegliere di negare la propria partecipazione democratica alle elezioni. Non si meritano niente, neppure quei dieci minuti di fila per compilare e consegnare le schede elettorali. Un popolo che non si fa sentire è un popolo che non ha alcun diritto di fruire del sistema democratico. Allora, che vada pure in malora tutto questo sistema, malgrado il danno ricada su ciascuno di noi, anche su colui che avrebbe voglia di fare, di alzare la voce e pretendere rispetto.

Chi non si è impegnato, chi non si è unito e non ha cercato di concretizzare la protesta, in una contingenza quale quella odierna, non può lamentarsi di ciò che stiamo subendo ed è inutile che vada a votare per mettere in mano il proprio futuro a un qualche uomo della Provvidenza che possa magicamente salvarlo. Se non si riparte da questa assunzione, è tutto perduto.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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