SUPERSEX – IL FOTOROMANZO, CON GABRIEL PONTELLO, VIOLENTO, SCANDALOSO E ITALIANISSIMO, NEL RACCONTO DI GIANNI PASSAVINI (di Fabio Orrico)
Al giorno d’oggi la parola Supersex si può immaginare faccia venire in mente, a chiunque, la serie di Matteo Rovere dedicata a Rocco Siffredi (una sorta di favola darwinista alla Rocky, con il pene al posto dei pugni, secondo i dettami ecumenici della nostra fiction generalista). Ma – e la serie lo dichiara nel primo episodio – esiste una pubblicazione omonima, per la precisione un fotoromanzo, che ha occupato i banchi delle edicole dal 1967 al 1985.
Gianni Passavini ripercorre a pettine fitto questo ventennio, in cui il costume e la sensibilità italiane sono stati sottoposti a un cambiamento, una vera e propria torsione intellettuale, con il suo Supersex. Storia della rivista cult e del leggendario Gabriel Pontello (Milieu edizioni).
I motivi d’interesse del libro sono plurimi, a cominciare dalla prosa puntuale e cristallina che fa il punto sulle varie fasi dell’edizione della rivista, per poi illuminarci sulla figura centrale del performer Gabriel Pontello. Ma, prima ancora, a rendere così interessante il volume è la rievocazione di un mondo editoriale ormai irrimediabilmente scomparso, qualcosa che probabilmente non potrebbe più neppure esistere nelle stesse forme e modalità.
Supersex nasce all’ombra di intellettuali insieme importanti e marginali del giornalismo italiano, a cominciare da Franco Valobra, già in forze presso la rivoluzionaria rivista Playmen, quindi collegabile alla sua geniale editrice Adelina Tattilo e soprattutto al di lei marito Saro Balsamo che del fotoromanzo sarà editore e forza propulsiva. Balsamo, indagato da Passavini in un altro libro, è stato anche il creatore de Le ore, rivista che, proprio come Supersex, ha attraversato varie sfumature dell’erotismo per giungere infine alla pornografia più diretta.
Posizionato il set a Parigi, in un appartamento in Rue Plumet, per Balsamo diventa chiaro abbastanza in fretta che Gabriel Pontello è il suo uomo di punta. Ma che cosa, o meglio chi è Supersex? Un alieno proveniente dal pianeta Eros, dallo sconfinato appetito sessuale che, giunto sulla terra, può impadronirsi di corpi maschili per poi essere coinvolto in avventure poliziesche e spionistiche.
Se, in una prima fase della pubblicazione, a interpretare Supersex è un attore ogni volta diverso (tra cui l’ex pugile Tiberio Mitri), ben presto è Pontello, nascente star del porno transalpino, a diventare titolare indiscusso della testata, fornendo al suo personaggio pregi e soprattutto difetti dell’attore. Maschilista, rissoso, violento, il quadro che Passavini dà dell’attore è impietoso e ci racconta un uomo con il quale difficilmente potrebbe venire voglia anche solo di prendere un caffè. Ma, d’altra parte, è anche una vera e propria sex machine, con nessun problema a procurarsi un’erezione in un momento storico in cui ancora non si parla di viagra (ma qualche trucchetto c’era anche in illo tempore: “E allora vai di caffeina, peperoncino, di uova sbattute e per un coadiuvante più mirato ecco la papaverina o la prostaglandina da spararsi direttamente nel pisello”).
Le imprese di Supersex sono caratterizzate da un ricorso massiccio alla violenza e al sesso (e in questo senso non tanto distanti dalle coeve strisce formato pocket della Edifumetto di Renzo Barbieri) e i suoi amplessi si chiudono con l’esoterica formulina “Ifix tcen tcen”, citata e stracitata, tra gli altri, anche da Elio e le Storie Tese in un loro brano, Vattene amore.
Quando ci si addentra nei racconti del dietro le quinte, cominciano a correre i brividi sulla schiena. La disponibilità fin troppo eccessiva di Pontello nel mescolare realtà e finzione quando si tratta di picchiare le sue partner, le truffe organizzate a coppie rimorchiate nei night con la finalità di escludere l’uomo con una scusa e usare la donna per sessioni porno gratuite, le ripetute accuse di molestie e violenza che le compagne di set avanzano a Pontello, fino ad arrivare all’utilizzo nel cast di una bambina che, a giudicare dalle foto, assiste ad atti sessuali.
Passavini nella sua indagine non riesce a ricostruire l’identità della giovanissima, ma è incredibile pensare che, nell’Italia della fine degli anni ’70 (parliamo di un albo databile al maggio 1979), siano circolati nelle edicole dello Stivale contenuti simili, i quali non possono non essere stati vistati da tutta una filiera che parte dal fotografo e finisce con l’approvazione del direttore editoriale, per non parlare dell’ininfluenza in termini strettamente narrativi della innocente presenza in scena.
In un momento come questo, in cui la geografia della pornografia è più che mai in mutamento (dai sottogeneri alle piattaforme di fruizione) è interessante fare i conti con un mondo dove il maschilismo è dato pressoché per scontato. Oggi abbiamo nuove forme di porno, da quelli women oriented (Erika Lust e Stormy Daniels, peraltro eclettiche e versatili nei contenuti) senza trascurare una via nostrana, il movimento “Le ragazze del porno” all’interno del quale la regista Monica Stambrini ha firmato l’interessante Io sono Valentina Nappi (un’ora e mezza di sintesi documentaria e diegetica sulla star hardcore che campeggia fin dal titolo).
La verità è che il porno non sarà mai sdoganato anche quando, e si spera sempre, lontano dagli eccessi riportati più sopra – eccessi problematici laddove la macchina da presa è spenta. Non si può negare il desiderio finché non diventa criminale e bisogna riconoscere che la finzione è semplicemente finzione. Tutto questo sembra quasi banale, ma evidentemente non lo è in questo Paese.
E comunque il Supersex di Passavini è una bella e necessaria testimonianza di un mondo di splendori e miserie, spesso di autentici orrori passati nell’indifferenza generale ed è anche il ritratto di un’Italia del tempo che fu, scossa dalla violenza di Stato e in cerca di ristoro in violenze apparentemente più controllate e rassicuranti.
Fabio Orrico
L’AUTORE
Fabio Orrico è nato, vive e lavora, a Rimini. Ha scritto sei romanzi, l’ultimo dei quali è L’esattore (Brè edizioni, 2022), due raccolte di poesie (Strategia di contenimento, Giulio Perrone editore, 2005; Della violenza, Faraeditore, 2017) e, più recentemente, il libro di racconti Matrimonio a Tijuana ancora per Fara editore.