MA ANDATE A KAKÀ – LA DIFFERENZA TRA UNA SERIA CRITICA AL FEMMINISMO E LE FESSERIE MASCHILISTE (di Matteo Fais)
In un Paese come l’Italia, pieno di gente che non ha niente da fare o seri problemi di cui occuparsi, la faccenda della separazione tra questo famoso calciatore del Milan, tale Kakà, e sua moglie Caroline Celico, non poteva che surriscaldare gli animi.
In un clima polarizzato, in cui a trionfare è un femminismo che rasenta la pazzia, il fronte degli uomini neotradizionalisti – che poi di nuovo ben hanno poco, essendo i soliti maschilisti trogloditi sull’orlo di una crisi testosteronica – ha colto la palla al balzo contro l’ex compagna di questo, rea di aver asserito “Mi ha trattato bene e mi ha dato una famiglia meravigliosa, ma non ero felice. Mancava qualcosa”.
Una persona normale, mediamente equilibrata, non ci troverebbe niente di strano, sapendo bene che questa, di solito, è la consuetudine sentimentale di tutti. La tranquillità stanca, anzi stressa. Tante persone sono eterne insoddisfatte – esseri umani di ambo i generi. È pieno di mariti che hanno mollato una brava moglie per andare via con una stronzetta che, finalmente, li faceva sentire vivi – o meglio glielo faceva venire su duro. Del resto, la cosa più facile al mondo è NON trovare una persona che compendi in sé stessa, ai nostri occhi, la dimensione affettiva e quella erotica. Qualsiasi uomo con una minima esperienza del mondo ne è mestamente consapevole e contempla la consorte, o compagna, con un sentimento di afflizione perché, pur volendole bene, la vede come una sorella e non come la passione della propria vita. Benvenuti nel mondo reale!
I maschilisti – che sono pochi, ma comunque ancora esistono –, intrisi di misoneismo, sono saltati su tutte le furie, con le solite grida manzoniane contro la decadenza del nostro mondo occidentale. Inutile precisare che questa gente ha sinceri problemi con l’esistenza della libertà individuale. In modo del tutto speculare alle femministe, vorrebbero il pieno controllo sulla libertà sessuale e sentimentale altrui. Come le prime ti accusano perché non provi attrazione verso le obese con i peli sotto le ascelle; così gli altri chiedono a gran voce lo stigma sociale per le donne che non stanno al proprio posto in cucina, liete di avere almeno quella sicura infelicità.
Naturalmente, nessuno di loro ammetterà mai l’esistenza di questa tendenza allo Thánatos tra i maschi, di una vocazione autodistruttiva. Nessuno riconoscerà che le stronze ci piacciono da morire e, più sono instabili e ci fanno tribolare, più ci fottono il cervello. Non uno confesserà di aver sognato di essere al posto di Joel, in Eternal Sunshine of the Spotless Mind, per passare almeno un giorno di pura vita tra le braccia di quella creatura ingovernabile di Clementine, pur essendo consapevoli che ogni minuto, trascorso in compagnia di una simile e stupenda sanguisuga, sottrae almeno un anno di vita – eppure, sappiamo tutti che l’amore tossico è così terribilmente adorabile.
Chiaramente personaggi simili hanno poca cognizione della vita e dell’umanità in generale per capire come vadano le cose, per comprendere che quasi mai ci si mette con una persona ricercando unicamente sensazioni positive. Qui, l’errore di fondo sta tutto nel ritenere che l’essere umano sia animato unicamente da una volontà costruttiva. Del resto, tantissimi fumano, bevono, si abbuffano. Se l’esistenza fosse mera razionalità, simili comportamenti non esisterebbero, eppure sussistono dall’inizio del tempi.
Poi, la buttano sulla questione del divorzio, con tutti i benefici che questo comporta per la donna, augurandone il bando, e sostenendo che Caroline Celico non avrà certo rifiutato il mantenimento dell’ex marito. Anche questo è un argomento pretestuoso. Del divorzio, spesso, ne beneficiano sia le donne che gli uomini – per questo in pochi vorrebbero realmente abolirlo. Il punto starebbe tutto nel modificare il Diritto di Famiglia, al momento troppo sbilanciato a favore delle femmine. Non è certo necessario, però, correggere tale stortura ritornando a quella del passato.
I loro argomenti sono tanti, confusi e uno più stupido dell’altro. Come quando sostengono di mettere in risalto dichiarazioni quale quella in questione per sottolineare che anche le donne possono avere atteggiamenti tossici o compiere nefandezze – sicuramente, non ci sarebbe arrivato nessuno senza la loro vertiginosa rivelazione.
Questi disperati non si rendono neppure conto di fare il gioco delle femministe con le loro dichiarazioni a favore della rieducazione delle donne moderne. Non è un segreto che ogni forza ne genera una uguale e contraria. L’esistenza di soggetti del genere avvalora la paranoia delle prime, secondo cui ci sarebbe ancora tanto da fare contro una mascolinità tossica che pretende il pugno duro contro di loro. Purtroppo, da questo punto di vista, non hanno neppure tutti i torti. Sono le persone sane di mente, che desiderano una società libera, in luogo della farsa stile anni ’30 auspicata da questi imbecilli, a dover lottare contro gli opposti estremismi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).