“PENSATI SEXY” – VALENTINA NAPPI, PER FAVORE, LASCIA PERDERE IL CINEMA CHE NON SIA HARD (di Matteo Fais)
I moralisti cattolici e comunisti pensano che Valentina Nappi sia una schifosa, che finirà all’inferno perché fa i film pornografici. Errore! Il suo problema, invece, è che da tempo si è montata la testa. Si attegia a ideologa, maître (o mistress) à penser, a Simone De Beauvoir in perizoma. Che noia!
Ora, poi, si è messa pure a fare l’attrice seria. La si trova in streaming su Prime, nella commedia Pensati sexy, in cui le prova davvero tutte per far finta di saper recitare. Si veste in mille modi, cambia 100 acconciature, sempre senza mai riuscire a suscitare la benché minima emozione, a dire una parola che non sia un’ovvietà. Il risultato è terrificante, pur non essendo un horror.
Il film è la storia di una ragazza sfigata, Maddalena, incarnata dalla sensualissima Diana del Bufalo, la quale fa la ghostwriter, cioè scrive libri per personaggi famosi analfabeti. La Nappi le fa da grillo parlante, da coscienza reattiva di una coscienza infelice (la protagonista), insegnandole ad apprezzarsi come donna, nel corpo e nello spirito. A garantire la mediocrità della pellicola c’è pure Raoul Bova, sempre se lei non dovesse bastare.
Un tempo lo si sarebbe definito un film di cassetta, oggi lo si potrebbe meglio catalogare come destinato al mastello dell’umido. La famosa pornostar lo attraversa interpretando sé stessa, nella sua veste peggiore e meno credibile, ovvero quella di parlante. Come figurante è credibile come quando nei porno americani si esprime in inglese, con frasi da manuale – “give it to me, baby” che suona tipo “kiwi to me, pepy”. Si potrebbe dire che le manca solo il microfono, quello che le impedirebbe di parlare e farebbe emergere la sua vera abilità.
Davvero una pellicola pietosa, lenta, mortale, stucchevole. La regina del porno italiano vi appare, peraltro, in una veste ridicola, intrigante come la barbie della sorellina. Senza una forma fallica vicino, Valentina si rivela per ciò che è: piatta – no, non di tette -, priva di pathos, monocorde, vagamente grottesca. Diana del Bufalo, nella sua dolcissima imperfezione, risulta immensamente più ravanabile, dotata di un culo imponente come una cattedrale gotica, con due bombe frontali che fanno desiderare di morirci contro in uno schianto frontale, con quel sorriso che le masticheresti labbra e denti.
La Nappi, al contrario, nel fare le veci di sé stessa, porta a galla il suo essere poco più di una bambola gonfiabile prodotta in serie, priva di peculiarità. Il sorriso non è onesto, la parlata maschera a stento la cafonaggine da fruttivendola. Si percepisce che questa donna, se non si mette in mostra come sul tavolo dell’autopsia, non ha niente che inviti a svelarla.
Tra i tanti sottoprodotti della nostra triste industria culturale, questo spicca nobile come un libro di Fabio Volo, autentico come una fiction. Ha, sul serio, meno atmosfera di un porno girato a regola d’arte. Le continue apparizioni della Valentina nazionale sono così prevedibili da portare alla narcolessia, che viene da implorare perché tiri fuori le bocce – un brivido, cazzo, almeno uno!
Tra parentesi, la didascalica tirata per la body positive fa sganasciare: davvero, oggi, esiste una donna che si ritenga meno di Miss Mondo? Ma se abbiamo addirittura la Nappi che si spaccia per Liv Ullmann.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).