IL VOTO SARDO E LA DESTRA SENZA UOMINI (di Matteo Fais)
Parlare della Sardegna e della sua politica è francamente inutile. L’isola è ai confini dell’impero. Per gli Italiani è una gigantesca spiaggia, un diffuso scenario naturale – se vedessero le pale eoliche messe a cazzo! –, i cui abitanti sono soliti cibarsi, come dicono quelli del Nord, di porcheddu – in luogo del porceddu, cioè il maialino da latte.
Insomma la terra sarda non è rappresentativa di niente, considerato che siamo tipo un sesto dei Siciliani, oltre a risultare i soli isolani veramente isolati. Ha ragione il famoso graffitaro che scrive perennemente, su tutti i muri, “La Sardegna non è Italia”.
Certo, i nostri politici ci rispecchiano, nel senso che sono creature marginali, praticamente esterne al dibattito nazionale, anche perché probabilmente non hanno niente da dire che abbia una qualche rilevanza oltre la sfera condominiale. Secondo l’arcaica logica paesana, tutto ciò che va oltre il proprio comune è straniero.
A ogni modo, le elezioni regionali appena svoltesi sono una buona cartina di tornasole dello stato generale di questa Destra allo sbando. Non è un caso che Truzzu, nella sua città, Cagliari, di cui è Sindaco, sia stato preso a pernacchie. Basterebbe fare un giro, anche solo a piedi, nel Capoluogo, per vedere come questo sia ridotto.
La città è un gigantesco cantiere aperto, o meglio squartato, senza motivo. Una delle vie principali, Via Roma, è stata completamente snaturalizzata per cercare di inserire a viva forza questo maledetto e insulso metrò leggero o di superficie. Dio solo sa da quanto vanno avanti questi lavori. I Cagliaritani ci si sono rassegnati come a quel senso di eterno incompiuto che aleggia sulla nostra terra, lì dove i muri perimetrali di una casa non vengono mai rifiniti fino alla fine, lungo tutto il corso della vita del proprietario.
Ma, del resto, i cittadini della più strana area metropolitana italiana hanno consuetudine con tante assurde manifestazioni della propria amministrazione, come la spazzatura che, da quando è stata introdotta la raccolta porta a porta, si ritrova gettata un po’ ovunque come nella Napoli di tanti tristemente noti servizi comparsi al telegiornale. Volgarmente, Cagliari è un merdaio. I pochi cassonetti che si trovano in giro sono stracolmi e puzzano di feci animali. I marciapiedi sono invasi di escrementi canini e cartacce svolazzanti come polvere nel vento del deserto. Non provate a bervi una birra per strada, altrimenti non saprete dove gettare il vuoto e finirete anche voi per risolvervi nell’inciviltà più totale.
Come si sia potuto affidare a uno come il Sindaco di Cagliari, un uomo da mille contraddizioni, la sfida per la guida dell’Isola non è dato sapere. Tanta gente della sua area politica si è rifiutata di recarsi alle urne per il puro gusto di fargli un dispetto – a ragione.
Egli incarna il peggio di questa nuova Destra senza arte né parte, fatta di proclami all’insegna del conservatorismo, ma poche azioni che la distinguano dagli avversari. Mancano gli uomini e quelli che ci sono hanno la faccia da ballerine di seconda fila. Non per niente a votare ci sono andati giusto il 52 percento degli aventi diritto. Praticamente, i famigliari dei candidati. Tutti gli altri si sono recati in spiaggia a godersi uno scampolo di sole. E hanno fatto bene.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).