DEMOCRAZIA E VIOLENZA (di Matteo Fais)
Che lo Stato sia il massimo detentore della violenza legittima non ci piove! Nel senso che questo può muovere a suo piacimento le Forze dell’Ordine – grazie al cielo – per garantire la sicurezza di sé stesso e dei cittadini.
Non ci vuole il Max Weber di La scienza come professione – La politica come professione (Einaudi), per capire che “lo Stato Moderno è un gruppo di potere di carattere istituzionale che, all’interno di un dato territorio, si è sforzato con successo di monopolizzare l’uso della forza fisica legittima come mezzo di potere e che, a tale scopo, ha concentrato nelle mani dei suoi capi i mezzi oggettivi dell’esercizio del potere, espropriando tutti i funzionari di ceto che in precedenza ne disponevano a titolo personale e sostituendosi a essi con la sua suprema autorità”.
Il problema è che la democrazia è una faccenda complessa, un equilibrio senza baricentro. Il Potere oggi è di Destra, domani sarà di Sinistra, e dovrà sempre convivere con più o meno invasivi micropoteri interni. Davvero, trasformare la Democrazia in Dittatura è un attimo, una sciocchezza, una mossa troppo ardita sulla scacchiera della Storia.
Naturalmente, non è vero quel che sostengono in molti, ovvero che non vi è differenza tra noi e uno dei tanti regimi sparsi per il mondo in cui la libertà d’espressione è un fattore del tutto marginale. In Italia, come in Europa, certo avvengono delle forzature, delle vicende deplorevoli, ma genericamente in modo e numero contenuto. Infatti, quando si presentano, le masse si indignano, se ne parla per giorni, se non per decenni. Quanto avvenuto alla Scuola Diaz non si può certo dire che ancora non risuoni nella storia della Repubblica.
Dunque, no, non si può dire che tra noi, la Russia, la Cina e la Corea del Nord non ci sia un salto chilometrico che sia anche culturale e antropologico. Qui ci sono episodi, lì la violenza è all’ordine del giorno, sistematica, la dissidenza non ha il minimo spazio. Chi sogna il totale rovesciamento di ciò che avviene in questa parte di mondo vuole semplicemente una dittatura di segno opposto.
Certo, quanto accaduto a Firenze e Pisa, con gli studenti che manifestano pro Hamas e Palestina, è deprecabile – sarebbe, comunque, bello far vedere alle studentesse cosa succederebbe al loro culo nelle mani di quei simpatici sostenitori della libertà che hanno agito in Israele. L’Occidente, se ha veramente a cuore di distinguersi da tagliagole e nuovi Zar, non può abbassarsi a simili livelli. Manganellare quattro stronzi non è la via. La Democrazia è tolleranza anche dell’intolleranza più abietta.
Ovviamente, non si intende con ciò dire che noi siamo il meglio. Semmai, siamo il meno peggio. Il Bene, il Bello e la Verità appartengono alla platonica dimensione dell’Iperuranio. L’Occidente è tutto da de-costruire, riformare, ridiscutere.
L’essenza della democrazia è la possibilità del miglioramento. Un tempo nessuno si sarebbe visto redarguire per aver dileggiato pubblicamente un omosessuale. Oggi, grazie al cielo, certe squallide esternazioni sono unicamente motivo di indignazione. La civiltà è qualcosa che si impara e non per lavaggio del cervello, ma perché se ne sperimenta sulla propria pelle la superiore qualità – volgarmente, se tuo figlio è un rotto in culo e non viene malmenato per strada da una banda di maniaci, forse comprendi che è meglio tollerare che vivere nella violenza più bestiale.
Ergo, le manganellate non sono mai la soluzione. Anzi, attirano l’attenzione persino sulle ragioni della parte sbagliata. Bisogna stringere i denti e lasciare correre, contenere e permettere, fintanto che non si arriva al peggio. È un lavoro sporco, ma si tratta dell’unica via per non finire nella merda.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).