LA REAZIONE A “4 RISTORANTI” DIMOSTRA CHE GLI ITALIANI NON STANNO BENE PSICOLOGICAMENTE E NON SONO IN GRADO DI GESTIRE I SOCIAL (di Matteo Fais)
Il bonus psicologo, se i lavoratori italiani del settore valessero qualcosa, andrebbe esteso. L’analista dovrebbe divenire un po’ come il medico di famiglia, ovvero un diritto per tutti. Palesemente, l’uomo medio ne ha bisogno.
Se non ci credete, controllate le reazioni all’ultima puntata di “4 Ristoranti”, il noto programma di quella simpatica canaglia di Alessandro Borghese. Tanto per dire, a fronte di tutti gli snob presenti sullo Stivale, la serie sulla culinaria è apprezzabile e va semplicemente presa per ciò che è: intrattenimento, presumibilmente pieno di parti recitate. Non vi è niente di male a trascorrere il tempo guardandola, dopo cena.
Come al solito, i nostri connazionali non sono in grado di distinguere tra realtà e finzione, e risultano talmente disturbati che, se qualcuno mutasse il finale di Pretty Woman, loro potrebbero spaccare la televisione, perché offesi dal mancato happy ending. Qualcosa di non meno insano si è visto come reazione contro Ekla Vasconi, la ristoratrice rea, durante la trasmissione, di aver assunto atteggiamenti particolarmente antipatici a detta degli spettatori.
Adesso – sempre se fate parte del novero delle persone sane di mente –, immaginate di prendere visione di uno show televisivo – quindi, meglio ribadirlo, di una messa in scena – e incazzarvi talmente tanto da correre a insultare una giovane donna, sulle sue pagine social, addirittura accanendovi contro lei che tiene in braccio il figlio. Non paghi, gli hater sono addirittura confluiti in massa su Tripadvisor a recensire negativamente il suo ristorante.
Capirete bene che tutto ciò non è normale, esattamente come fare stalking alla ex ragazza o commettere un femminicidio – che, poi, è semplicemente un omicidio, ma lasciamo perdere. C’è un malessere diffuso in questa Nazione che sta veramente rasentando livelli preoccupanti. Non si capisce cosa sia successo, ma sono in troppi a sembrare pronti per andare dritti dritti in manicomio.
Ognuno guardi alla propria esperienza e alla cerchia di persone che lo circonda: il paradosso è che sovente non si tratta neppure di persone tecnicamente alla disperazione, cinquantenni allo sbando senza lavoro e alcolizzati. Basti vedere il caso di Christian Sodano, maresciallo della Guardia di Finanza che ha ucciso la madre e la sorella della sua ex, cercando di arrivare a fare fuori quest’ultima. Un ragazzo che, alla sua età, già ricopre quel ruolo non è certo in una posizione svantaggiata – ha ben più di uno straccio di lavoro e potrebbe tranquillamente farsi la sua vita. Come lui, evidentemente, sono tanti a vivere un disagio. Purtroppo, in Italia, psichiatri e psicologi sono ancora motivo di stigma sociale. Non si capisce perché, se uno ha problemi al cuore e si reca dal cardiologo, nessuno trova strana la cosa, mentre altri specialisti, se frequentati, sembrano motivo di vergogna.
Ciò che appare chiaro, al contempo, alla luce di diversi accadimenti, è che i social non possono essere messi in mano indistintamente a gente che, potenzialmente, costituisce un pericolo, a meno di non inasprire i controlli. Scatenare shitstorm che potrebbero portare una persona al suicidio non è uno scherzo. Quindi, sì, la libertà di espressione è sacra, ma deve andare di pari passo con un forte senso della responsabilità. E non è vero, come dicono molti, che se accetti di esprmerti lì devi aspettarti come risposta l’odio. No, signore, devi aspettarti le critiche, come nella vita, non il male. Come dire che a scuola il docente può metterti 4, se non sei preparato, ma non deriderti di fronte ai tuo compagni di classe.
Sta di fatto che troppa gente sta male, palesemente traspone la propria rabbia, giusta o sbagliata che sia, su soggetti che non hanno niente a che fare con essa e tutto ciò non può essere tollerato, come qualsiasi forma di inciviltà. Se hai un disturbo, ti prendi un medicinale per curarti, altrimenti ti sbatti la testa al muro, ma episodi simili no, non possono proprio essere ammessi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).