Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

UNA CONDANNA PER GLI STUDENTI CHE CRTICANO I BAGNI GENDER FLUID ALLA BOCCONI? (di Matteo Fais)

Qual è il più grande rischio di una democrazia liberale? Semplice: rovesciarsi nel suo opposto, divenire un’Unione Sovietica nella difesa dei suoi valori di inclusività e tolleranza. La caratteristica principale di quest’ultima è, infatti, il fatto che essa non va imposta – pena cascare a piedi uniti nel paradosso –, ma diffusa a mezzo del buon esempio. Volgarmente, bisogna dimostrare che essa è giusta e avvantaggia tutti – io tollero te e tu tolleri me, così va meglio per entrambi. Metterla in atto con le cattive non potrà mai funzionare.

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Infatti, quando si apprende di episodi quali quelli dei ragazzi della Bocconi, sospesi per 6 mesi, in ragione di alcuni commenti sui social network relativi ai bagni gender fluid, la tentazione che viene è ben lungi da quella dell’aprirsi a inedite possibilità di convivenza.

Se un trans ci ingiunge di trovarlo gradevole e di accoglierlo in mezzo a noi, a meno di non voler finire sospesi dall’università, l’unico risultato è che qualsiasi propensione alla conciliazione viene repressa sul nascere. Paradosso dei paradossi, la loro idea di civile convivenza stimola la discriminazione.

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Non ci vuole un mostro di intelligenza per comprendere che, quando una persona marginalizzata – ammesso che lo sia – viene a pretendere di turbare un ordine di vecchia data in modo violento, la prima reazione è il rifiuto. Non si può reagire a una presunta violenza con della violenza, esattamente come non si può sostituire una follia con una nuova – per esempio il Diritto di Famiglia che contempla l’attenuante del delitto d’onore con questo modello femminista.

Quello che si sta cercando è palesemente il conflitto, la guerra aperta, la creazione di due fronti in lotta. Come dire che le stronzate dei Black Lives Matter fanno rimpiangere negli spiriti semplici il Ku Klux Klan, quando questo diceva che liberare i neri – cosa giusta e sacrosanta – avrebbe portato a delle conseguenze nefaste. Se vedi l’uomo di colore che ti devasta la casa, o ti svaligia il negozio, è difficile che non sorga in te un moto di razzismo becero.

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È per questo che le rivoluzioni nella storia non hanno mai funzionato e solo il riformismo è ragionevole – come aveva ben intuito quella mente illuminata di Albert Camus. Leggere di censure e punizioni non fa certo ben sperare, anche perché le maniere forti non fanno mai pensare che chi le mette in atto sia dalla parte giusta della storia.

Certamente, quel che sta accadendo di questi tempi, la terribile deriva woke, fa solo sorgere timori per il futuro, per quel castrante 1984 che si delinea di fronte a noi, in cui, per via dei nuovi strumenti tecnologici, ogni nostra affermazione potrà essere passata al vaglio e portare a una condanna senza appello. Di sicuro, non è questa la soluzione. Si tratta, semmai, dell’inizio di una nuova guerra civile, intestina, in cui, come al solito, ci contrapporremo come degli idioti.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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