Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

UN POPOLO CHE DICE DI STARE MALE E SI INTERESSA AL BALLETTO DI JOHN TRAVOLTA (di Matteo Fais)

Anche ammettendo che sia tutta una questione di propaganda e di distrazione di massa, è certo ben strano che un popolo alla fame e con le pezze al culo possa perdere tanto tempo a pensare a un vecchio attore di grandissimo talento che si riduce a danzare al ritmo del Ballo del Qua Qua.

La caratteristica principale delle vere preoccupazioni è che risultano particolarmente problematiche da dimenticare, anche solo per brevi istanti. Ergo se ne deduce che gli Italiani non devono avere tutte le apprensioni di cui vanno lamentandosi di continuo se, a quanto pare, anche guardando agli hastag più gettonati su X (l’ex Twitter), John Travolta, con il suo balletto, è ancora in testa ai loro interessi.

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Ciò dimostra una sola cosa: se in Italia non ci sono ancora veri e propri moti di protesta è perché il grosso dei nostri connazionali sta troppo bene per mettere in discussione quel che già ha di garantito. Niente da dire, in merito, è una scelta, ma che la smettano di praticare il principale sport nazionale, ovvero la lamentazione querula.

Probabilmente, l’unica cosa vera, stando almeno allo share altissimo del Festival, è che i suoi critici hanno torto da un certo punto di vista: la gente ama il trash nazionalpopolare, le scene cringe, i siparietti imbarazzanti e se ne fotte amabilmente della protesta degli agricoltori, che pure hanno tante buone ragioni e meriterebbero massima empatia, oltre che supporto.

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Insomma, c’è poco da stare allegri. Siamo circondati da masse di zombie, da gente che, più che essere vittima della tv spazzatura, è immondizia. Soprattutto, si tratta di persone che, a fronte delle false contestazioni per il degrado imperante, insistono nell’alimentare la degenerazione evitando di parlare di altro, di proporre argomenti di interesse alternativi. Nessuno di loro risponde alla domanda: ma tu cosa proponi di diverso dai mesti passi di danza di un signore pensionato, da opporre a un festival musicale che non ha una nota ascoltabile?

Eppure certo il mondo non manca di opere umane encomiabili che potrebbero essere lodate, invitando gli altri a prenderne visione. Ma loro le conoscono? E chi li circonda ha davvero voglia di dedicarsi al meglio mettendo da parte il peggio? Non pare. A occhio e croce, il popolo italiano ama indulgere nel marcio, invece che dare semplicemente il buon esempio parlando di ciò che c’è di buono in questo Paese.

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Inutile che si nascondano dietro a un dito. La loro critica è debole perché manca di sostanza, perché fatta tanto per fare, più per il gusto di demolire che di costruire. Loro per primi non avrebbero voluto vedere, tanto per dire, ieri, 8 febbraio, celebrazioni per la nascita di Giuseppe Ungaretti – ne avete forse sentito parlare sui social?

Alla fin fine, che tutto vada in merda fa comodo a molti, in particolare ai presunti antisistema che mantengono i propri adepti in uno stato di rabbiosa passività, senza mai doversi occupare di proporre strade realmente altre rispetto a ciò che si vede in giro, per continuare così a vendere le loro giaculatorie inutili che lasciano tutto esattamente come l’hanno trovato.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

Un commento su “UN POPOLO CHE DICE DI STARE MALE E SI INTERESSA AL BALLETTO DI JOHN TRAVOLTA (di Matteo Fais)

  1. Vogliamo parlare della Mannino che critica „L‘uomo, bianco, ricco“? Cioè colui il quale in questo momento si sollazza altrove e di certo non davanti alla tv nazionalpopolare. Cioè l‘1% degli uomini in Italia (invece di parlare di quel 60% o 70% di uomini, bianchi, normali, che tirano avanti famiglie e nazione con mille sforzi). Immondizia.

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