IL “NEW YORK TIMES” CHE ATTACCA I CINEPANETTONI È RIDICOLO, L’ITALIA È MOLTO DI PIÙ (di Matteo Fais)
A quanto pare, a New York, non hanno niente di meglio da fare che prendere la rincorsa da quel lato dell’oceano per arrivare fino a noi e sbatterci la faccia in culo. Nella persona di Jason Horowitz, corrispondente europeo, il “New York Times” si spinge fino a Cortina d’Ampezzo per una festa in occasione del quarantennale di Vacanze di Natale e, più in generale, una celebrazione di tutto quel filone noto come dei Cinepanettoni, cioè la serie di filmacci che dagli anni ’80 raccoglie l’eredità dei B-Movies declinandola in salsa yuppie.
Pur amando incondizionatamente l’America, è difficile prendere lezioni di buon gusto, proferite per di più con tono moraleggiante, proprio da loro. E siamo dei provincialotti, e ci piace ridere per volgarità come rutti e scorregge, battute di dubbio gusto sui culi e le tette – SESSISTI! –, ironizzare sulle altre etnie… Verrebbe da chiedere: ma siete seri?
Davvero il Paese di American Pie e un’infinità di simpaticissima spazzatura simile vorrebbe bacchettarci le manine? Producono film porno dei più perversi, consumano droga e psicofarmaci, hanno una popolazione di colore figlia della peggiore schiavitù e vengono qui a darci dei trogloditi? No, non ci siamo proprio!
Senza voler difendere quelle porcherie di celluloide e men che meno gli Italiani, l’appiattirci su ciò che di dozzinale abbiamo consumato durante le feste, per decenni, è una vera ingiustizia, una mancanza di rispetto che grida vendetta al cospetto di Dio.
Se è pur vero che forse dall’inizio del ’900 in poi il meglio della cultura mondiale è a stelle e strisce, da Hemingway a Fitzgerald, passando per Fante e Bukowski, Dubus e via elencando – ma si potrebbero citare anche tanti cineasti da Tarantino a Larry Clark – è altresì vero che anche noi abbiamo avuto, esattamente come loro, parallelamente, una produzione culturale alta di tutto riguardo – che, certamente, questo bisogna riconoscerlo, è stata svecchiata anche dall’influenza degli Americani.
È ovvio che, se si va a guardare nel cesso di qualcuno, si trova solo merda – vale per noi come per loro. Se fossero stati onesti e non ideologici, né animati da una volontà di macchiettizzazione, avrebbero dovuto considerare il meglio dei nostri prodotti culturali, da Alberto Moravia a Giuseppe Culicchia, i poeti come Simone Cattaneo o Giovanni Raboni, tutta gente che non ha niente da invidiare ai loro autori, considerato poi che l’America è vasta quanto un continente mentre noi siamo appena un punto sulla cartina geografica.
Persino se volessimo discutere di pittura contemporanea, senza tirare sempre fuori i soliti grandi nomi classici, ci sarebbero Mario Schifano, Alberto Sughi, Francesco Musante. E non parliamo di musica perché, al netto della minore malleabilità della nostra lingua al rock, da Battisti agli Afterhours, annoveriamo cantautori e gruppi che possono dignitosamente tener testa a tante loro produzioni.
Poi se la prendono perché qualcuno si lascia scappare la considerazione che ai sostenitori del #metoo forse farebbe bene rivedere quei film, per stemperare il proprio fanatismo. Come dargli torto! Se c’è qualcuno che, oggi come oggi, ha reso la visione di Vacanze di Natale quasi un rituale di liberazione, questi sono loro. In un’epoca che ha trasformato il discorso di genere in una caccia alle streghe, persino il peggio dell’arte di intrattenimento all’italiana è divenuta rappresentativa di una volontà di affrancamento dalle catene del politicamente corretto. È straordinario, infatti, come in ultimo, finanche una porcheria possa rivelare un suo valore in una battaglia non prevista.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
Certo che accanirsi su questo film. Considerando tutti quelli che sono venuti dopo questo è il più pulito.