IL SENSO DELLA LIBERTÀ (di Davide Cavaliere)
Gli autori di questo sito sono stati, spesso, accusati di essere partigiani di una libertà «fumosa» che, in definitiva, finirebbe per coincidere con il mondo delle influencer e di Onlyfans. Una critica che, per quanto infondata e tendenziosa, è necessario affrontare, senza sottrarsi alla sfida – malgrado questa sia spesso declinata unicamente nella forma dell’insulto e del turpiloquio fine a sé stesso.
È sbagliata l’idea secondo cui la nostra nostra visione sarebbe così indefinita e priva di concretezza – tutt’altro. Essa s’identifica con la nozione di «autonomia individuale», che vuole vedere ovunque uomini liberi e responsabili, capaci di svilupparsi e prosperare senza interessate supervisioni o limitazioni da parte di autorità che pretendono di rappresentare la «collettività».
Al tempo stesso, siamo perfettamente consapevoli delle derive di questa dottrina. Sappiamo che tale allentamento dei vincoli disorienta, lascia privi di punti di riferimento e mete, che induce a un ripiegamento privatistico e scatena le forze dell’indifferenza. Così come conosciamo la vasta e complessa rete d’influenze ostili all’individualità.
Non siamo insensibili alle licenziosità prodotte da una simile possibilità non sufficientemente rischiarata dai Lumi della ragione e della morale, ma ben più ci spaventa l’agorafobia che questa libertà induce negli individui, soprattutto in quelli stanchi e spaesati dall’attualità politica. Per usare le parole di Isaiah Berlin: «gli uomini sono atterriti dalla disintegrazione e dalla mancanza di direttive, chiedono, come l’umanità senza padrone di Hobbes nello stato di natura, delle dighe per tenere a bada l’oceano in tempesta, chiedono ordine, sicurezza, organizzazione, un’autorità chiara e riconoscibile».
Noi rifiutiamo questa invocazione di «valori e norme», che sempre si traduce nell’adorazione di un leader carismatico o nella promozione di una società-formicaio, dove tutti si sacrificano per un «bene superiore» e nessuno ne trae vantaggio. A queste tendenze non possiamo che opporre, citando ancora una volta Berlin, «l’antica ricetta raccomandata dai creatori dell’umanesimo, Erasmo e Spinoza, Locke e Montesquieu, Lessing e Diderot: la ragione, l’istruzione, la responsabilità e, sopra ogni cosa, la conoscenza di sé».
Solo l’indipendenza individuale, nonostante le sue perversioni, permette l’esercizio della ragione e della responsabilità; solo la libertà può dotare gli individui di personalità, permettendo a ognuno di coltivare la propria anima e impegnarsi nelle civili cure dei giorni. Se una malintesa libertà minaccia la cultura e la dignità umana, certamente una babele barbara e «comunitaria» le distrugge.
Consci dei problemi della libertà e della democrazia, non intravediamo la soluzione in qualche inveramento totalitario o dottrina salvifica, bensì nella paziente estensione proprio di tali rischiose opportunità. Un processo che non è né semplice né universale. Ma quale altra speranza abbiamo per sfuggire agli orrori del presente senza ricadere in quelli del passato?
Certo, grandi menti hanno creduto di poter accedere al bene superiore della tranquillità sociale, in nome di un sacrificio in apparenza modesto. Basti ricordare le parole di Ungaretti: “Ho creduto che per conquistare la libertà occorresse rinunciare a una propria parte del diritto alla libertà”. Sappiamo bene, poi, come tali auspici, spesso portati avanti in assoluta buona fede, si siano successivamente rivelati devastanti, lasciando la Storia punteggiata di mali incurabili.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.