ORAMAI, FA QUASI TENEREZZA (di Matteo Fais)
È difficile dire se un mondo ripulito dal male sarebbe più bello. Senza più nemici, in effetti, qualcosa viene a mancare. È come quando se n’è andata Michela Murgia: gli infami hanno gioito – perché a loro piace vincere facile –, mentre i veri avversari hanno sentito che anche qualcosa di loro se ne andava.
Adesso l’idea di Chiara Ferragni, rinchiusa nella sua casa di 800 metri quadri a Milano, in preda alla disperazione, non dà granché soddisfazione, come accanirsi contro di lei. Sarebbe come andare a picchiare un ragazzino – si deve sempre sfidare chi è più forte, mai chi è più debole.
L’ influencer ha fatto tanti danni alla nostra società, o meglio ha prosperato sul cancro che già la infestava. Tutto sommato, ne è stata lo specchio. E chi si sentiva migliore sapeva che lei e i suoi follower erano l’elemento negativo, il marcio, lo schifo morale. Insomma, senza il demonio e le sue malefatte, nessuno può sentirsi parte della legione di Cristo.
Ora, tutti la mollano, ne prendono le distanze, si smarcano, fanno a gara a chi ha avuto meno a che fare con lei. Che pena per una che ha basato la sua vita sui like, mentre gli antagonisti, quelli veri, pensavano “meno persone mi seguono, più sono superiore al gusto becero della folla”.
C’è, comunque, qualcosa di profondamente ingiusto. Il culto laico nei suoi confronti era fondato sul nulla, come il suo successo: non si può pensare che adesso tutti si siano sollevati dal pantano, che non abbiano più niente a che fare con il loro idolo. Se l’hanno seguita, in qualche modo, condividono la responsabilità per il suo successo, per il trionfo del vuoto cosmico.
Tutto sommato, resta vero un pensiero già espresso: gli Italiani non sono meglio dell’Italia che si ritrovano intorno, fatta di successi immeritati, gente affascinata da immagini glamour e luccicanti, idioti che suggeriscono ad altri come interpretare al meglio il proprio ruolo vestendo l’abito consigliato.
No, questo popolo, ispirato dalla febbre e dal cancro, per dirla con il poeta, non ha veramente motivo per prendere le distanze da ciò a cui ha dato vita – del resto, l’ha dimostrato comprando il grigio pigiama indossato dalla propria paladina nel video di scuse.
Intanto, tutti ne parlano, ma in modo sempre più distaccato e freddo. Tra un po’ si scoprirà, vedrete, che nessuno l’ha mai esaltata quale “grande imprenditrice”, “modello per le giovani donne” e via dicendo. Pure le campagne femministe, vacciniste e pro Black Lives Matter verranno dimenticate.
Di solito, è così: non si individua il problema, si cerca un capro espiatorio. Nella fattispecie, non ci si dice quanto si fa schifo per averla eletta a paladina dello spirito nazionale, si esorcizza il proprio degrado pensando che tutto sparisca facendo fuori dalle scene una delle sue rappresentanti. In realtà, la morte social e sociale della Ferragni sarebbe l’ennesima condanna insensata, un altro modo per evitare lo specchio e guardarci in faccia da italiani.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).