OGNI SCUSA È BUONA PER PARLARE DI PATRIARCATO, ANCHE LA FESTA DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI (di Matteo Fais)
Quando si parla di come funziona il Potere, quindi anche di certi concetti che vengono veicolati a livello mediatico, bisogna capire che il processo non è mai semplicemente verticale. Volgarmente, non vi è niente che piova dall’alto sulle masse e divenga pensiero diffuso.
Affinché un’ideologia, un’idea, una certa visione del mondo, una moda divengano dominanti bisogna che vi sia una propagazione orizzontale di ciò che proviene dall’alto, ovvero che i singoli si facciano vettori di diffusione.
Esempio per antonomasia è la pubblicità. Si può reclamizzare qualsiasi prodotto, ma questo si impone solo se il suo valore sociale viene propagandato a sua volta da tanti individui comuni ad altri simili a loro. Si può quindi, per dire, lanciare una nuova scarpa, ma bisogna che questa diventi uno status symbol tra i ragazzi, per fare i grandi numeri. I più tendono a conformarsi perché non sopportano la solitudine, dunque ad adottare anche un certo dress code per guadagnarsi uno spazio in società, con il terrore di essere altrimenti emarginati.
Tutto ciò non stupisca. Il motivo per cui vi sono tanti influencer, oggigiorno, è questo, così come un tempo esistevano i fighi entro un determinato istituto scolastico. Naomi Klein, in No Logo, racconta che le ditte, in America, individuavano addirittura tali giovani soggetti per regalare loro dei capi di abbigliamento, purché questi li indossassero, nei tempi in cui non vi erano ancora i social.
Qualcosa di molto simile capita con le idee come il femminismo, il linguaggio inclusivo della schwa, e, manco a dirlo, lo spettro che da anni si aggira per l’italico suolo, ovvero il patriarcato. Non importa che esso esista o meno, perché viene evocato costantemente, tutti ne parlano e ogni occasione è buona per denunciare al mondo un suo nuovo avvistamento anche nelle sedi più improbabili.
È il caso per esempio di una festa natalizia, a fini di beneficenza, organizzata dall’Ordine degli Avvocati di Roma. Data la presenza di alcune ballerine che si esibivano al suono della musica, tale Ivano Cimatti ha dunque protestato, a mezzo di una email che è il caso di riportare qui di seguito per i toni zerbino-deliranti dell’autore.
Ovviamente, è inutile commentare una tale sequela di stronzate, luoghi comuni, citazioni molto attuali quanto infime a sostegno della propria tesi. Ciò che è interessante, semmai, è comprendere la responsabilità individuale, per non dire la colpa morale che grava su ogni cittadino il quale decida di farsi tedoforo di una certa visione largamente propagandata dagli strumenti di dis-informazione.
In sostanza, appare più che mai chiaro il peso che ogni persona ha nel fare del male alla comunità diffondendo idee malsane e maniacali, inutili sensi di colpa, paranoie e psicosi collettive. Se vogliamo combattere una certa visione perniciosa del reale, forse è il caso di prendere atto che dobbiamo smettere di guardare verso l’alto e rivolgere uno sguardo giudicante al nostro vicino.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).