IL PANINO DELL’INDIGNAZIONE (di Matteo Fais)
Come sempre l’Italia si divide: chi è in fila dal McDonald’s per farsi un Crispy McBacon Menu Large, in offerta promo a 3 euro, e chi – sui social, ovviamente, perché le strade non esistono più neppure per loro – tuona la sua rabbia verso una gioventù teleguidata, manipolata, candidata volontaria per fare da cavia di un gigantesco esperimento sociale – non si capisce mai bene quale, ma loro lasciano supporre ve ne sia uno o più in corso.
Al netto della posizione di ciascuno, può risultare interessante riflettere su quanto avvenuto, stando a ciò che raccontano i più disparati giornali locali, in tutto il Belpaese, con file chilometriche durate ore.
Certo che uno abbia voglia di incolonnarsi, in macchina o a piedi, in attesa di un panino, una bibita e due patatine fritte in olio stantio è un po’ inquietante. Questa volontà di prendere parte a un rituale collettivo, di essere particella indistinguibile di qualcosa di più grande, però, in verità, ha sempre un aspetto angoscioso, come ogni forma, più o meno barbara di comunitarismo e aggregazione in cui il singolo si smarrisce volontariamente dietro la maschera mai bene a fuoco della folla.
Sembra quasi di sentirlo il vecchio Heidegger che recita le sue formula sulla scelta per un’esistenza autentica, contro l’inautenticità imperante. E chissà cosa penserebbe di coloro che, credendo di trovarsi al di là del circuito della narrazione manipolante delle multinazionali, inneggia al panino di mamma fatto con prosciutto, senza neppur immaginare quanto di quello sia prodotto in altri Paesi e Dio solo sa come tra conservanti e antibiotici, per poi essere finito di lavorare in Sardegna, Puglia, Lazio, Basilicata e spacciato per tradizionale, quando nessuno di quei maiali è stato ucciso e trattato secondo l’antica saggezza del pastore – per intenderci, nessuna salsiccia secca di quelle che trovate in un qualsivoglia market italiano è fatta secondo i dettami della società agropastorale.
Sì, purtroppo, spesso coloro che criticano non sono migliori dei criticati. Certo, che il Mc faccia schifo e sia indigesto è poco ma sicuro, ma non si creda davvero che la maggior parte dei tagli di carne reperibili in un centro commerciale a Milano sia poi molto più sano.
Insomma, in generale, la maggior parte dei consumatori è terribilmente cretina, e gli antagonisti sono anche peggio quando credono di essere i veri accorti, quelli che hanno smascherato l’inganno collettivo, senza rendersi conto di essere vittime di una menzogna solo più sofisticata.
Ma anche trascurando la questione dell’antisalutismo del Mc e del falso salutismo della zucchina trattata con ogni schifezza chimica possibile, resta la questione ideologica dell’odio per queste adunate o meglio ammucchiate di massa, da quelle per il Black Friday al lancio del nuovo iPhone, che, di principio, potrebbe avere anche un senso. Il problema è: quale sarebbe l’alternativa? La gente che si ritrova in massa, alla domenica, per la partita di pallone è forse più intelligente? Sarebbe meglio vedere quei giovani a una parata militare, sotto un regime antiliberale, tutti a inneggiare per il leader carismatico? O forse è più auspicabile un hikikomori, chiuso in casa e imbottito di antidepressivi, di un coetaneo che cerca di trovare un suo spazio in mezzo agli altri?
In fin dei conti molte delle soluzioni proposte dai critici di tali fenomeni annulla il valore di ogni loro rivendicazione, oppone una scelta altrettanto inautentica di quella dei giovani incolonnati per far finta di trovare un senso alla propria miserabile vita – oltre a sottendere una inconfessabile paura per il fatto che il panino stomachevole sia stato scelto, mentre nessuno prenderebbe in considerazione un regime che guidasse spiritualmente il singolo. Se una posizione antitetica esiste è forse quella di un uomo solo, con un libro in mano, che ne decostruisce con il suo senso critico i contenuti, cosa oramai sempre più rara. Insomma qualcuno che sceglie di essere individuo, indipendente, unico, che non ha bisogno di prendere parte a manifestazioni così vaste per sentirsi esistere.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).