LA PERICOLOSA NARRAZIONE TOSSICA SUL MASCHIO (di Matteo Fais)
La cosa che colpisce, da molti anni a questa parte, in particolare quando un caso, in qualche modo interessante, di femminicidio balza alle cronache, è l’accanimento con cui si cerca in ogni modo di sminuire, offendere e far vedere sotto una luce negativa il maschio – porco, maniaco, stalker, possessivo, interessato a un’unica cosa. Basta leggere i principali quotidiani, vedere molti programmi televisivi, e constatare il loro accanimento nel riproporre e parlare senza sosta di certi avvenimenti.
Senza voler fare i complottisti è ben chiaro come vi sia un piano da parte dell’informazione mainstream più blasonata di portare avanti e di infondere una certa prospettiva che con il reale ha poco a che fare, ma certamente lusinga una prospettiva ideologica affine a quella del femminismo imperante, con cui evidentemente esiste una pericolosa affinità.
I maschi, poco ma sicuro, ne usciranno fuori a costole rotte. Ci aspettano anni, insieme a quelli che ci hanno preceduto, in cui tutto ciò che sa di testosterone sarà messo alla berlina, ridicolizzato e soprattutto mostruosizzato. Basta guardarsi semplicemente attorno, aprire uno dei tanti giornali, da “Fanpage” a “Il Fatto Quotidiano”, senza considerare tutte le pagine Facebook presenti, in cui non si fa altro che raccontare una presunta dittatura del patriarcato, o fantasiosi episodi di donne pubblicamente umiliate che ricevono addirittura regali di Natale economicamente irrilevanti rispetto a quelli dei fratelli (https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/28/non-sappiamo-piu-dire-di-no-ai-figli-piu-che-il-patriarcato-cambiamo-la-genitorialita/7366137/).
In realtà, come noto, nel mondo reale, quello che si può trovare intorno a sé ogni giorno, le donne conducono in tutto e per tutto una vita che non ha niente a che fare con quella che si cerca in qualsiasi modo di dipingere su varie testate e gruppi femministi.
Votano da ottant’anni, come in tutti i paesi civili dell’Occidente. Nessuna, cassiera come insegnante, a parità di orari di lavoro, guadagna meno del suo parigrado maschile. E, dalla riforma del diritto di famiglia – che certo andava riformato -, godono di incredibili privilegi sulle proprietà, i beni e lo stipendio del consorte – in sostanza, se una donna ti molla, con la scusa che tanto i figli verranno affidati a lei, ti fotte la casa e buona parte della retribuzione.
Ciò che stanno cercando di instillare è fondamentalmente un senso di colpa per il proprio essere maschi. Naturalmente c’è chi resiste e non si piega, ma la loro mira sono i giovani, a cui per inesperienza si può far credere anche l’incredibile, ovvero che le loro madri e nonne abbiano vissuto entro una sorta di sudditanza psicologica e morale nei confronti dei propri partner, cosa assolutamente non vera.
Tutto ciò è attuato concentrando l’attenzione su singoli casi negativi che si verificano, evitando in ogni modo di raccontare quel che invece sarebbe positivo. L’attenzione morbosa sugli episodi di femminicidio esaspera e moltiplica, fa divenire il gesto del singolo pazzo forsennato come un atto collettivo – quindi, per esempio, il folle atto di Turetta diviene un qualcosa di quotidiano, tipico del genere maschile nella sua interezza, poiché, parlandone con tale ostinazione, questo finisce per trovarsi come sotto una lente d’ingrandimento.
Al contrario nessuno ricorda di tutti quegli uomini che, abbandonati senza nessun valido motivo da una moglie, compagna, fidanzata, hanno ceduto senza rimostranze al ricatto legalmente ammesso, dando a questa tutto ciò che lei chiedeva.
Non uno che parli di costoro, eppure sono la maggioranza e alle donne non hanno mai causato alcun tipo di problema. Anzi, sovente, le hanno mantenute persino quando non ce ne sarebbe stato motivo, prendendosi in carico pure l’amante di queste. Insomma, davvero tanto accanimento contro il maschio non può trovare la minima giustificazione. Eppure, è così che vorrebbero farlo apparire: solo il diavolo può capirlo e simpatizzare con lui.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.