INDI GREGORY E LA BELLEZZA DI QUESTO MONDO POSTMODERNO (di Matteo Fais)
In quel suo fondamentale testo intitolato La condizione postmoderna, Jean-François Lyotard delinea un fondamentale cambiamento in atto nel mondo di allora – ma ancora valido in quello di oggi –, ovvero la fine della fede nella Scienza.
Concepita per tutto il corso della modernità – e particolarmente durante l’Ottocento positivista – come ciò che avrebbe contribuito a migliorare le sorti dell’umanità, essa è oramai divenuta un processo verso il quale l’uomo nutre un numero infinito di dubbi. Finita la narrazione che la presentava come interessata unicamente alla cura dell’essere umano, è divenuta un’attività come un’altra, soggetta a sua volta agli interessi e le miserie dei singoli.
Finalmente si sono scorti i fattori economici in gioco, i finanziamenti di falsi filantropi alla ricerca, i legami tra le università, gli ospedali e il Potere. I medici non sono più coloro che, con spirito di abnegazione, si prendono in carico i corpi delle persone, come i preti le loro anime – spesso, i primi vogliono soltanto guadagnare sulla pelle dei bisognosi.
Tutto ciò il filosofo francese l’aveva capito anzitempo. Lo spirito di ciò che diceva, anche tra chi non aveva cognizione della sua esistenza, andava diffondendosi. Ecco perché, oggi, 2023, nessuno trova assurda la tesi avanzata da Dean Gregory, padre della povera infante, secondo cui il personale dell’ospedale, dove la bimba è in cura, ha “sbagliato e ora vogliono accelerare la morte di Indi per evitare che si sappia” e, aggiunge lui che tale istituto è “già sotto inchiesta per l’operato del reparto di maternità, un’inchiesta per la quale sono state contattate 1.700 famiglie”.
Se la sua battaglia, al momento, è possibile, ciò è solo grazie a uno spirito che il mondo del capitalismo avanzato ha permesso, favorito e portato avanti. Per noi, anche un singolo essere umano ha il diritto di esistere, malgrado la ricaduta economica che il mantenerlo in vita comporta, malgrado la scienza dica – ufficialmente – che la bambina non ha alcuna speranza e solo un calvario di fronte a sé.
Questa è la bellezza di un mondo libero, democratico, in cui ogni tesi può essere messa in discussione e rovesciata. In Occidente, anche due persone sconosciute come i genitori della bimba in questione possono fare una piccola rivoluzione, arrivare alla stampa mainstream, cagionare un dibattito interno, addirittura coinvolgere nella questione un altro Stato, come successo con l’Italia che vorrebbe farsi cura del caso, mettendo a disposizione le sue strutture.
Il capitalismo, che certo tanta sofferenza e sfruttamento ha generato in principio, è anche quello che ha prodotto, in ragione della sua libertà, un discorso umanitario, ha rimesso in discussione gli equilibri iniziali, apportando sostanziali benefici alle masse e ai singoli, i quali, in alternativa, sarebbero stati unicamente vittime di una volontà superiore, schiacciati senza pietà. Tutto ciò grazie alla postmodernità, che ha ridiscusso l’idea di un pensiero unico, e al capitalismo, entro il cui alveo è nata una nuova idea di rispetto e attenzione verso i singoli.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.