I SOCIAL IN ABBONAMENTO E LA PARANOIA DI CHI SI SENTE SPIATO (di Matteo Fais)
I complottisti non sono solo duri di comprendonio, sono pure profondamente scemi. Per tanti anni è andata avanti la tiritera secondo cui i social ci spierebbero, la cui formula più elaborata suona all’incirca “quando non paghi un prodotto, sei tu a essere in vendita”. Zuckerberg deve aver fiutato nell’aria che è pieno di rincoglioniti, convinti che le pubblicità mirate siano una manifestazione del Grande Fratello e ha pensato bene di proporre abbonamenti a Facebook, a circa 10 euro al mese, sostenendo che “Finché le persone sono abbonate, le loro informazioni non saranno utilizzate per le pubblicità”.
Meglio cominciare fugando un dubbio: tecnicamente parlando siamo tutti spiati sui social, ma non è che ci sia il KGB fuori da casa nostra; come dire che l’estrazione di un dente è un’operazione, ma nessuno la equipara a una a cuore aperto. Semplicemente i social sanno che tu hai cliccato su un determinato link e, se lo fai, ti ripropongono all’infinito pubblicità del medesimo prodotto o affini.
Tra parentesi, tutto ciò porta al ripetersi di casi decisamente divertenti, quando non grotteschi, come quello del ragazzo trentenne che, per sbaglio, ha cliccato su una pubblicità di passeggini e l’algoritmo gli propone da quel momento, ogni tre per due, réclame di prodotti per l’infanzia, senza che lui abbia né figli né moglie e neppure una fidanzata, sulla semplice base dell’età dell’interessato e della pagina visionata incautamente. Morale della favola: il presunto controllo avviene in modo profondamente stupido e grossolano, non certo come potrebbe fare un servizio di polizia segreta.
Si aggiunga a tali considerazioni che è ridicolo pensare, dal punto di vista di un Mario Rossi qualsiasi o di una comune Carla Brambilla, che il mondo sia interessato a conoscere nel profondo le sue passioni, di qualsivoglia ambito esse siano. Il mercato sa già da tempo immemore, in buona misura, cosa attira la nostra attenzione. Non è un caso, per dire, che il mercato del porno sia orientato in massima parte verso le interazioni di natura eterosessuale canonica, mentre il BDSM risulti minoritario in tutti i siti. Le cose vanno così dalla notte dei tempi. Esattamente come il mercato librario sa che i volumi di poesia sono sempre i meno venduti, perché la lirica è una passione di nicchia. Ergo, rilassatevi, siete solo un puntino nell’universo, di cui non frega un accidente a nessuno – per inciso, avete un telefono e una linea internet, per quanto utilizziate un account fake, possono tranquillamente rintracciarvi.
Preso atto di tutti questi aspetti e dopo aver riso delle solite paranoie dei soliti sciroccati, è il caso di comprendere che, molte volte, dalle pubblicità mirate, possiamo unicamente trarre vantaggio. È fantastico che il social mi annunci, con giorni di anticipo, dell’imminente uscita della riedizione di un testo che ho inseguito per anni, come di un film che rientra nel novero dei filoni che seguo con maggiore attenzione. In teoria a questo dovrebbero servire tutti i network, a connettere persone tra loro affini e rendere loro noti fatti ed eventi che rientrano tra i propri ambiti di interesse principale.
Certo, poi, c’è sempre la possibilità che un potere nefasto prenda il controllo di tutto e sappia cosa abbiamo detto, fatto e pensato, quello che abbiamo scritto alla nostra ragazza o amante. In quel caso, sta a voi di evitare che qualcosa di simile possa succedere e, se dovesse accadere, battervi per fermarlo.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.