ODIANO ISRAELE PERCHÉ DETESTANO SÉ STESSI (di Davide Cavaliere)
In centomila, sembra abbiano sfilato sabato pomeriggio a Londra a sostegno dei Palestinesi. Ben quindicimila avrebbero marciato a Roma. Tante bandiere della Nazione inesistente nota come «Palestina» e tante bandiere rosse con la falce e il martello. Ci sono più manifestazioni antisioniste in Europa, di quante ve ne siano nei paesi arabi e musulmani.
L’avversione a Israele è una delle espressioni dell’odio di sé degli Occidentali. Roger Scruton ha chiamato questo fenomeno oicofobia, ossia il ripudio della propria identità e storia. In particolare, Israele e gli ebrei vengono identificati con il temuto capitalismo e, soprattutto, con la finanza, dunque con il sistema economico che ha determinato la prosperità e il successo dell’Occidente.
Come ha scritto Robert Spencer, uno dei massimi studiosi di Islam e Jihad, nel suo The history of jihad, from Muhammad to Isis: «Il capo del KGB, Yuri Andropov, osservò che “il mondo islamico era una piastra di Petri in cui potevamo coltivare un ceppo virulento di odio antiamericano e antisraeliano, cresciuto dal batterio del pensiero marxista-leninista. L’antisemitismo islamico ha radici profonde. Dovevamo solo continuare a ripetere i nostri argomenti – che gli Stati Uniti e Israele erano ‘paesi fascisti, imperial-sionisti’ finanziati da ricchi ebrei”».
Il mondo occidentale funestato prima dalla «anti-filosofia» marxista-leninista e poi dal mito della «decostruzione», cioè dalla volontà di demolire tutto ciò che è stato edificato dai white males, ritenuto intrinsecamente «oppressivo», era anch’esso un terreno fertile per la propaganda antisionista sovietico-araba, penetrata al punto da essere diventata «senso comune».
Delegittimare lo Stato ebraico significa squalificare la cultura e i valori liberaldemocratici da esso incarnati. Ecco, allora, che Israele, uno stato nazionale sovrano, dotato di una solida economia capitalistica, laico ma con un’identità radicata nella tradizione religiosa, diventa la «punta di lancia dell’imperialismo americano», uno Stato «colonizzatore» e di «apartheid», sede di una potente e tentacolare «lobby» o «cupola» finanziaria.
Alle spalle dell’odio verso Israele vi è il rifiuto del liberalismo, del mercato, dell’individualismo, della secolarizzazione, in una parola, della «modernità» occidentale, equiparata allo sfruttamento economico e al colonialismo. Non è un caso che lo schieramento anti-israeliano sia sostenuto, militarmente, economicamente e ideologicamente, da tutti gli Stati che si oppongono alla società aperta.
L’antisionismo, ossia gli abiti nuovi dell’antisemitismo, affratellano cattolici preconciliari, cultori di rune e croci celtiche, orfani dell’URSS, decostruzionisti seguaci di Derrida e fondamentalisti islamici. Tutto il meglio del peggio.
Il rancore contro la civiltà moderna trova un trait d’union nella mobilitazione antisionista. La distruzione della civiltà occidentale, ebraico-cristiana ma anche illuministica, passa attraverso l’assalto a Israele: villa europea nella giungla musulmana.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.
Tipico goyim.