IL 63% DELLE FAMIGLIE FATICA AD ARRIVARE A FINE MESE? MAH… (di Matteo Fais)
Stando a quel che dicono i giornali, il 63% delle famiglie italiane faticherebbe ad arrivare a fine mese. La situazione sarebbe addirittura peggiore di Francia, Polonia, Spagna e Portogallo.
Sicuramente, il contesto è difficile, complesso, problematico, a tratti catastrofico, ma non bisogna mai dimenticare che la realtà non esiste, solo la sua narrazione – avrebbe detto il filosofo che “non esistono fatti, solo interpretazioni”.
Sta di fatto che certo questa Italia afflitta dall’inedia è altresì piena di tatuaggi, di macchinoni inspiegabili. Alla fin fine, basta guardarsi intorno, fare un giro in centro. La realtà non è poi così ben nascosta.
Se davvero due terzi degli Italiani non arriva a chiudere il mese, se non arrancando, qualcosa non quadra – ma in loro! Gente con un braccio – quando non sono due – pieno di inchiostro si lamenta pubblicamente di non riuscire ad acquistare i testi scolastici ai figli. Ma non sarebbe meglio far apprendere Dante ai propri ragazzi che conciarsi come dei poveri coglioni menomati mentali?
Tra parentesi, se c’è tutto questo malessere, perché la gente pensa solo a fare l’aperitivo, in luogo di protestare, intasare le strade e tirare su un casino inimmaginabile? Gli stadi sono pieni. Il posto più insignificante costa quasi 100, per una squadra minore di Serie A, quando il prezzo non si triplica per quelle più note.
Ben strano un Paese di gente nella merda che possa permettersi di queste spese mentre, frattanto, deve contarsi i chicchi di riso che consuma. Palesemente, qualcosa non torna. Tanto più che siamo una Nazione fondata sui servizi, quindi sul superfluo, mica un’economia di sussistenza. Le donne hanno tutte le unghie laccate, brillanti, curate nei minimi dettagli. Non si vede un essere di natura femminile che porti il cane a pisciare senza avere un’acconciatura perfetta, una tuta da ginnastica – quelle più trasandate – da 200 euro.
Cosa dimostra tutto ciò? Che la povertà è sempre un concetto relativo alle esigenze che ognuno sente su di sé e che dovrebbero essere stabilite secondo determinati parametri, prima di poter fare una statistica.
Certo che se, in una famiglia, si devono fare 15 mila euro di tatuaggi all’anno, la scenario si complica e diventa difficile capire dove inizia la miseria e dove la cretinaggine.
Poi, è sicuro che ci siano situazioni di estrema difficoltà – quello manco a dirlo. Ma risulta arduo pensare che tutto ciò derivi dalla necessità di acquistare ai propri figli una versione leggibile della Recherche di Proust. A ogni buon conto, se il 63% delle famiglie arriva a stento a fine mese e non si ribella, forse i primi a non stare bene, sul piano psichiatrico, sono proprio gli Italiani che non reagiscono.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Analisi ineccepibile, anzi, monumentale!