IL FRONTE DEL DISSENSO È UN’ILLUSIONE (di Matteo Fais)
Cosa voglia dire dissenso non lo sa nessuno. Difficile stabilire a cosa vada contro chi è contro. Il panorama è così variegato che l’unica cosa a poter regnare è la confusione più totale. Ognuno ha la sua posizione e, di conseguenza, il proprio codazzo di persone che gli viene dietro. I più tengono certamente al proprio ego più di tutto e qualcuno è anche persuaso, in pieno spirito mitomane, di poter salvare l’universo con un post, quando non si è convinto di essere una guida per le masse. Difficile persino non rimpiangere i brigatisti rossi che, quantomeno, erano persone culturalmente parlando eccellenti.
Tutto è cominciato, con la pandemia, cementificando un malessere minoritario ma comunque diffuso, portando molti a credere che ci fosse un cospicuo numero di persone pronte a convergere su una certa e mai esattamente chiara idea di rivolta contro la politica di questo Paese. I prodromi di tutto ciò, volendo, si possono rintracciare nei 5 Stelle – per quanto questi abbiano palesemente tradito il loro spirito originario, divenendo indistinguibili dai partiti tanto criticati.
Naturalmente, dopo l’iniziale entusiasmo, la cosa è scemata – o meglio, è divenuta una scemenza. Gente che andava in giro per le piazze, a gridare “LIBERTÀ”, ha poi abbracciato la bandiera russa e ora quella dei terroristi di Hamas.
Ma ciò è ancora, tutto sommato, una faccenda successiva. Già in precedenza, in quelle piazze, la differenza era palese tra coloro che stavano lì con tutto il loro carico di complottismi un tanto al chilo, dalle scie chimiche ai feti frullati nel vaccino, passando per il 5G che ci avrebbe causato il cancro, e le persone serie – pochissime in realtà – che difendevano il principio ideale secondo cui uno Stato non può prendere possesso del corpo di un cittadino e sottoporlo a un trattamento sanitario obbligatorio.
Sulla questione del conflitto Russia-Ucraina, poi, è scoppiato il pandemonio più totale. Dalla pretesa della libertà, si è passati al culto dell’uomo del KGB, facendolo figurare come il vero custode dei valori tradizionali, contro la degenerazione dell’universo occidentale. Curioso che le persone allergiche a restizioni, mascherine e vaccini imposti si schierino con un Paese in cui, checché se ne dica, il green pass era presente, insieme al riconoscimento facciale in metropolitana.
Adesso, poi, è arrivato il conflitto israelo-palestinese a spaccare ulteriormente questo presunto fronte, con la maggior parte schierata con Hamas, per la libertà dei Palestinesi.
Palesemente il loro obiettivo è unicamente l’Occidente, visto come la terra dell’assenza di libertà. L’idea di poter parlare liberamente senza essere portati in carcere per le proprie idee pare non bastare. All’occorrenza si può sempre citare Assange – il quale, è bene ricordarlo, non ha espresso un’opinione, ma compiuto una vera e propria azione di spionaggio. Volutamente, però, dimenticando la storia di Salman Rushdie e del suo I versetti satanici, con i due traduttori, l’italiano e il giapponese, pugnalati da degli Iraniani. Difficile sostenere che, in questa parte di mondo, sia accaduto qualcosa del genere a uno scrittore.
Ciò che emerge, in ultimo, è la totale inesistenza di questa presunta e compatta fetta di opinione pubblica che lotterebbe contro lo stato attuale delle cose. Non vi è un ideale comune, una seria idea di alternativa sociale da contrapporre. Senza considerare che, in fin dei conti, l’uomo medio – l’estetista, la parrucchiera, il meccanico – se ne sbatte altamente di questioni quali il conflitto in Medioriente e via dicendo. In soldoni, si tratta di 4 account fake sui social.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
La logica della pagnotta.
È vero, è fuori discussione, la nostra comunità pullula di “Brancaleone da Social” che dirottano l’osservazione dalla luna al dito; ciononostante un problema di fondo esiste, e quel problema ha un’identità precisa: la logica della pagnotta.
In fisica si dice che l’esercizio di una forza ne genera parimenti una opposta e contraria, pertanto quello che tu hai rilevato non è altro che la dimostrazione di questo fenomeno; non può essere liquidato dentro l’etichetta di un “conplottismo”, (di fatto presunto) che in quanto tale non può essere dimostrato poiché non è possibile identificarne la controparte che lo genera.
Il malessere c’è ed è palpabile, quindi se tu non stai bene nel luogo in cui vivi finisci col cercare la causa del tuo malessere dentro casa o furi da essa, dimenticando che tutto quello che muove le tue aspirazioni e quelle di tutti quelli che tu stanno intorno è la pagnotta che vorresti sempre trovare al centro del tavolo. Non liquiderei con troppa facilità la senilità del nostro vivere, perché anche noi, una volta confinati nell’angolo (senza più nulla da perdere) potremmo riscoprire una belva sopita. Del resto, la Storia non l’hanno mai fatta le masse.