L’INTERVISTA AL GENERALE VANNACCI, SU “CHI”, CI FA CAPIRE PERCHÉ LA DESTRA NON POTRÀ MAI FARCELA (di Matteo Fais)
Il Generale Vannacci è un caro signore ma, più che dai piani alti dell’Esercito, sembra uscito da una barzelletta sui Carabinieri – che, naturalmente, sia chiaro, meritano tutto il nostro rispetto, per il servizio che rendono alla società.
Se dei Carabinieri si dice che sorridono vedendo i lampi perché li scambiano per flash dei fotografi, di lui si potrebbe sostenere che abbia confuso le ospitate televisive con la prova della propria appartenenza alla categoria degli intellettuali di Destra – eppure, è ben chiaro che non siamo al cospetto di Benedetto Croce.
Sempre senza alcuna volontà di offendere, è appena il caso di sottolineare che il nostro pluridecorato mette più di una volta in imbarazzo, nel 2023, il versante politico a cui è stato associato. Egli è un po’ come coloro che, pur scrivendo su illustri e rinomati giornali di una certa parte, confondono il politicamente scorretto con l’infantile sciorinare parolacce, alla stregua di un bambino: “cazzo, cazzo, culo, culo” – quando l’unica scorrettezza, oggi come oggi, è dire ciò che nessuno vuole sentire pronunciare.
La sua forza letteraria, in ultimo, come dimostra anche l’intervista a “Chi” – un settimanale che ha meno dignità di un romanzo di appendice dell’800 –, è scarsa, per non dire scadente o inesistente. Eppure il popolo si identifica in lui, perché non cerca di elevarsi, ma solo di giustificare la propria permanenza a un livello infimo.
Sul dialogo nel magazine, non c’è granché da dire. È come interrogare il Signor Pino, ex operatore ecologico in pensione, al bar dell’angolo. Che vuoi che ti dica?! Cose note, arcistranote, banalità. A meno che a uno non interessi sapere come il Generale abbia conosciuto sua moglie – ma c’è già troppa pornografia in giro per cedere pure al guardonismo.
L’unica cosa che ha fatto discutere è lui che, alla domanda su cosa farebbe se una delle figlie si dichiarasse fluida od omosessuale, ha risposto: “la supporterei, ma cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità: gli omosessuali spesso attraversano travagli interiori pesanti”.
Che dire? Buona fortuna al Generale, qualora si trovasse, suo malgrado, a cercare di modificare la Natura – come se si potesse essere indifferentemente e, per moda, lesbiche o etero, e la questione non fosse semplicemente una datità ontologica. Sorvoliamo, poi, sul fatto che, con buona pace delle medagliette appuntate alla sua giacca militare, il Comandante dovrebbe ben sapere che anche un etero affronta più di un travaglio interiore.
Ecco, questa è la Destra, quella che conta e che fa notizia, quella che vende i suoi libri: un’accozzaglia dei peggiori luoghi comuni, un’orda di persone che ancora non si è rassegnata all’esistenza dei finocchi che, incidentalmente, si veda la Filosofia Greca Antica, hanno fondato il Mondo Occidentale.
Ma, sul serio, tra conservatori, non riusciamo a fare di meglio, accedere a spazi più degni di “Chi”, a discutere a un livello più alto? Davvero siamo ancora qui a contare i peli del culo agli omosessuali per sincerarsi che siano meno dei nostri? Come possiamo, partendo da certi assunti, muovere una seria battaglia contro le idiozie della comunità LGBTQ+? Suvvia, cerchiamo almeno di non farci ridere dietro.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.